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Ricostruzione del patrimonio olivicolo pugliese e Registro Unico Tracciabilità EVO
Coldiretti Puglia, ricostruzione del patrimonio olivicolo pugliese e Registro Unico Tracciabilità olio contro frodi in Europa
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Cinquemila nuovi ettari di uliveti entro il 2026 per rilanciare la produzione di extravergine Made in Italy, falcidiata dal clima e dalla concorrenza sleale, a partire dai nuovi impianti di ulivi resistenti con il polo antixylella costituito da Coldiretti, UNAPROL e CAI, per la ricostruzione del patrimonio olivicolo pugliese, e un registro europeo per prevenire le frodi e difendere l’eccellenza delle produzioni Made in Italy.
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Sono gli obiettivi alla base del piano di rilancio dell’olio Made in Italy, al centro dell’incontro inaugurale del Sol2Expo - Full Olive Experience, promosso da Coldiretti e Unaprol alla Fiera di Verona con la presenza, tra gli altri, di David Granieri, Presidente Unaprol e vicepresidente nazionale di Coldiretti, Patrizio Giacomo La Pietra, sottosegretario al Ministero dell’Agricoltura e della Sovranità alimentare, Felice Assenza, capo Dipartimento Icqrf.
"Il crollo della produzione di olive in Puglia del 40%, causato nel 2024 dalla siccità - rileva Coldiretti regionale - conferma che i cambiamenti climatici stanno diventando una minaccia sempre più seria per gli uliveti, aggravata peraltro dalla Xylella che ha contribuito a ridurre ulteriormente il potenziale produttivo regionale".
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In tale ottica un sostegno importante viene dal Pnrr, con i fondi destinati ai contratti di filiera e l’obiettivo di piantare un milione di nuovi olivi. Un primo passo per incrementare la produzione e ridurre la dipendenza dall’estero in una situazione in cui sono straniere 3 bottiglie su 4 consumate in Italia. Proprio l’arrivo nel nostro Paese di olio dall’estero a basso costo rappresenta un inaccettabile dumping contro i produttori italiani, come denunciato da Coldiretti con la manifestazione nel porto di Civitavecchia.
Il prodotto straniero non rispetta spesso il principio di reciprocità delle regole, tanto a livello di utilizzo nella coltivazione di pesticidi vietati nell’Unione Europea quanto di tutela dei diritti dei lavoratori e dell’ambiente. Un vero e proprio fiume di prodotto che – denunciano Coldiretti e Unaprol – finisce spesso per essere spacciato per nazionale attraverso frodi e adulterazioni.
L’Italia è il principale importatore di olio d’oliva tunisino a livello mondiale, con il 33,8% delle esportazioni complessive del Paese nordafricano, seguito dalla Spagna con il 22,7% e gli Stati Uniti con il 17,2, secondo l’ultimo rapporto dell’Osservatorio nazionale dell’agricoltura tunisino (Onagri), che prende in considerazione i primi tre mesi della stagione 2024 2025.
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Un attacco frontale principalmente all’olivicoltura pugliese, presente su oltre 370mila ettari di terreno coltivato, con 5 oli extravergine DOP, il riconoscimento ufficiale dal Ministero anche della DOP Terra d’Otranto, e 1 IGP Olio di Puglia. "L’olivicoltura pugliese è la più grande fabbrica green del Mezzogiorno d’Italia - ricorda Coldiretti Puglia - con 60 milioni di ulivi, il 40% della superficie del Sud, quasi il 32% nazionale e l’8% comunitaria ed un valore di 1 miliardo di euro di PLV (Produzione Lorda Vendibile) di olio extravergine di oliva".
L’olio d’oliva tunisino imbottigliato rappresenta solo il 10,4% delle quantità esportate, tutto il resto viene esportato sfuso, con l’83,3% di percentuale di olio extravergine. Per arginare queste problematiche, Coldiretti e Unaprol propongono l’istituzione di un Registro Telematico Unico a livello europeo per garantire la tracciabilità degli oli d’oliva vergini, basandosi sul modello italiano del Registro Telematico del SIAN.
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Questo sistema, già applicato con successo in Italia, permetterebbe di garantire ogni fase della produzione tracciabile digitalmente in modo uniforme in tutta l’UE, la garanzia di acquisti consapevoli e di prodotti dall’origine certa, un sistema di tracciabilità efficace per scoraggiare le pratiche illecite e faciliterebbe i controlli. Inoltre, la reputazione dell’olio extravergine europeo sarebbe così rafforzata e tutelata a livello internazionale.
(gelormini@gmail.com)