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Riforma Società Partecipate Parastato verso l'Europa

di Luigi Giuseppe Decollanz*

Gli addetti del settore hanno aperto l’anno 2016 con l’analisi della cd “riforma Madia”, inerente le società partecipate dallo Stato e dagli Enti locali.

 

Immediato il dibattito e, ovviamente, le critiche.

Decollanz UE
 

 

Tuttavia agli occhi di molti, incluso il sottoscritto, la riforma è una opportunità da non perdere, per iniziare a fare (davvero) ordine nella giungla del cd “parastato”, e per contrastare in modo più efficace di quanto avvenuto in passato (ma che sia chiaro non è ancora sufficiente) la gestione “clientelare” delle nomine all’interno delle società partecipate.

 

Vediamo in sintesi il perché.

 

La riforma dovrebbe contenere:

 

1) Un freno a mano sullo scandalo delle liquidazioni d’oro dei manager delle società partecipate ponendo dei limiti e dei parametri allineati a standard più europei;
 
2) Stipendi di risultato; gli emolumenti percepiti dai manager saranno strettamente legati al risultato di gestione, tradotto significa che se la gestione ha prodotto utili e benefici economici per la società e per i soci (in questo caso per lo stato ovvero noi cittadini) al manager sarà garantito uno stipendio gratificante, diversamente dovrà accontentarsi di pochi spiccioli;
 
Madia societa partecipate2
 
3) Prevista la chiusura, la liquidazione o la fusione, per tutte quelle società partecipate che chiudono in rosso il bilancio per tre anni consecutivi, che siano prive di dipendenti, e quelle che hanno conseguito un fatturato inferiore al milione di euro; in questo modo si prevede un taglio di circa8.000 società partecipate inutili  con un evidente beneficio a favore dei contribuenti;
 
4) Eliminazione dei consigli di amministrazione pletorici e abnormi; sarà impedito alle società partecipate si essere governate da più di un amministratore (salvo per casi di eccezionale portata), con conseguente eliminazione di tutti quei consigli di amministrazione dove uno governa e altri “pascolano” in virtù delle loro aderenze politiche. La conseguenza è che 10.000 (diecimila) amministratori inutili dovranno finalmente cercarsi un lavoro;
 
5) Tornano i controlli esterni preventivi di legittimità, sia pure limitati alla sola fattispecie della costituzione di nuove società partecipate. La riforma, modificando in parte il ruolo delle sezioni regionali della Corte dei conti, affida loro per la prima volta ed in via espressa una funzione di vera e propria verifica preventiva della legittimità delle delibere finalizzate alla costituzione delle società;
Madia società partecipate
 
 
6) Cancellazione d’ufficio per le società partecipate inattive; E’ prevista inoltre la cancellazione d’ufficio dal registro delle imprese delle società controllate che “per oltre tre anni consecutivi non hanno depositato bilanci o compiuto atti di gestione”;
 
7) Incompatibilità dei ruoli dirigenziali con chi già percepisce una pensione;
 
8) Tetto agli stipendi dei manager con parametri più stringenti (oltre che come già visto legati ai risultati di gestione);
 
9) I manager infine saranno soggetti alle azioni civili di responsabilità e risponderanno di danno erariale. Mentre qualunque amministrazione socia sarà legittimata a denunciare gravi irregolarità alla magistratura;
 

Ora alla luce di queste anticipazioni sembra arduo sostenere chi, sin da adesso, si è posto in posizione critica rispetto alla riforma.

 

Decollanz toga
 

Di certo qualche scossone potrebbe arrivare, ma è un prezzo più che giusto per iniziare ad adeguare il cd parastato agli standard europei.

 

D’altronde il sottobosco del parastato, che costa secondo quanto dice la Corte dei Conti (che lo ha definito un “mondo oscuro”) ai contribuenti circa 24 miliardi l’anno, è l’ultimo avamposto (o meglio uno degli ultimi) della prima repubblica in questo paese.

 

E’ giunta (finalmente) l’ora di porvi rimedio.

 

*Iscritto al Foro di Roma, esperto di diritto Societario e Common Law

Tags:
riformasocietàpartecipateparastatoeuropa








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