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Rosario Livartino sarà beato, il ricordo di Michele Emiliano
La beatificazione del giudice Rosario Livatino è ufficiale: la Santa Sede ne ha riconosciuto il martirio "in odium fidei" (in odio alla fede).
La beatificazione del giudice Rosario Livatino è ufficiale: la Santa Sede ne ha riconosciuto il martirio "in odium fidei" (in odio alla fede).
Rosario Livatino era stato assassinato ad Agrigento il 21 settembre 1990, all'età di 37 anni, dai mafiosi della "'Stidda". Era nato a Canicattì il 3 ottobre 1952 e da tutti è conosciuto come il ‘giudice ragazzino’. Sarà il primo magistrato nella storia della Chiesa ad avere questo riconoscimento.
Il decreto di Papa Francesco, che ne ha autorizzato la promulgazione - nel corso di un'udienza col cardinale Marcello Semeraro, prefetto della Congregazione per le Cause dei santi - accende una luce piena di emozione nel finale di un annus orribilis.
“Ho accolto con grande gioia e commozione la notizia della beatificazione del Giudice Rosario Livatino nella prossima primavera - ha scritto in una nota Michele Emiliano - fu Rosario Livatino a ricevermi quando arrivai ad Agrigento, nel luglio del 1988, alla Procura della Repubblica di quella città. Fu lui ad insegnarmi i primi rudimenti del mestiere e fu lui a salutarmi nella cena d'addio nel luglio del 1990 quando fui trasferito a Brindisi. Gli sono debitore di insegnamenti straordinari".
"Fu un magistrato coraggioso e determinato - ha aggiunto Emiliano ha anche testimoniato nel processo di beatificazione - che intuì la diffusione crescente e pervasiva della mafia nella vita sociale, economica e politica del Paese. Amava ripetere che 'l'indipendenza del giudice è nella sua credibilità, che riesce a conquistare nel travaglio delle sue decisioni ed in ogni momento della sua attività'. In ossequio a queste convinzioni conduceva la sua vita, riservatissima, nella casa che condivideva con i genitori. Non faceva mistero di una profonda fede cristiana, che conciliava rigorosamente con la laicità della propria funzione".
"Comprese, soprattutto - ha sottolineato Emiliano - che la mafia è forte quando la politica è debole, quando la democrazia è debole. Quando i cittadini sono meno cittadini e sono più clienti o sudditi, è allora che la sovranità mafiosa fa sentire la sua violenza. Per chi rappresenta le istituzioni libere e sovrane del nostro Paese, guardare alla sua vita ed ispirarsi all'esempio di questo magistrato è un esercizio doveroso e utile".
"Oggi le idee di Rosario Livatino - ha concluso Emiliano - vivono nella coscienza civile e nel lavoro di tante donne ed uomini che, grazie anche alla sua testimonianza, scelgono quotidianamente di opporsi alla prepotenza, alla sopraffazione, alla violenza della criminalità”.
"Livatino sarà beatificato nel 2021. Era il 2016 - ha ricordato Leonardo Palmisano - Presidente di Radici Future Produzioni, che potrebbe dedicare a Rosario Livatino la prossima edizione di LEGALITRIA - quando la commissione del Premio Livatino contro le Mafie mi contattò, era una domenica, per comunicarmi che mi avrebbero premiato per "Ghetto Italia". Fu una telefonata commovente, unica e indimenticabile. Di quelle che ti cambiano dentro, perché compresi fino in fondo il valore delle parole: delle mie parole".
(gelormini@gmail.com)