"Salviamo le Biblioteche" - Alessandro Leogrande
L'appello plurale di Affaritaliani.it
E' preoccupante la deriva che spinge, un Paese come l'Italia e il cuore dei territori-culla della Magna Grecia, a spendere e spandere per l'invito a "Nutrire il pianeta", mentre non riesce a trovare risorse per la salvaguardia di un nutrimento altrettanto vitale per le generazioni d'ogni tempo, rischiando di perdere scrigni d'incommensurabile valore come le Biblioteche. Per questo Affaritaliani.it lancia l'appello a più voci per "svegliare" coscienze e menti.
Prendendo spunto dalla vicenda della Biblioteca Provinciale di Foggia "Magna Capitana", il nostro giornale si mobilita per raccogliere gli stimoli e le esortazioni d'Autore, per un fronte comune a sostegno di un impegno "diffuso, civile e lungimirante", a tutela di uno dei patrimoni ereditati con la consegna responsabile di tramandarlo, accrescendone contenuti e valorizzandone la forza intrinseca formativa e di coesione sociale. Dopo Cosimo Argentina, è la volta di Alessandro Leogrande, scrittore e autore di numerosi saggi e reportage ("La terra dei vicerè", "Le male vite", "Il naufragio", "Fumo sulla città", "La frontiera") e vicedirettore de "Lo Straniero", nonchè conduttore di trasmissioni radiofoniche per Radio3. Alle interviste seguiranno anche altro tipo di iniziative, volte ad animare il processo di sensibilizzazione ad ampio spettro, di cui daremo adeguata e dettagliata informazione. (ag)
-------------------------
La solidarietà con la Biblioteca Provinciale di Foggia e con tutti i presidi culturali a rischio chiusura, a causa di mancati stanziamenti ed investimenti sul futuro civile della nostra regione, continua a manifestarsi nelle voci degli scrittori ed intellettuali pugliesi.
Alessandro Leogrande, mentre l'Italia arranca negli USA si discute sulle pubblic library nel ruolo di 'biblioteche sociali', dove si offrono servizi ai disoccupati, corsi di lingua ai figli degli immigrati, ci sono volontari che aiutano gli homless, garantendo anche la loro integrazione culturale. Il tutto limitato dalle regole, stabilite dai bibliotecari della stessa struttura, per assicurare tranquillità agli utenti classici. Secondo lei questo modello è importabile qui da noi?
Sì, le biblioteche sono un tassello fondamentale nella vita comunitaria di un territorio. Non c'è bisogno di andare fino in America, anche da noi ci sono esempi di questo tipo, oltre a tante realtà romane penso alla biblioteca ”La Fornace” di Mole di Maiolati Spontini nelle Marche, dove si contano 4000 iscritti su una popolazione di 6000 abitanti.
Certamente parte degli utenti verrà dai paesi limitrofi, anche questo è indicativo di quanto importante sia un centro da cui nascono relazioni sociali, che si alimentano non soltanto di testi cartacei, ma anche d'incontri culturali, dibattiti aperti al confronto delle idee e dei saperi. Purtroppo sono solo alcune le biblioteche che spiccano nella buona gestione delle risorse anche economiche. Penso al caso di qualche anno fa del patrimonio librario del liceo "Archita" a Taranto, con testi rari e antichi, fondamentale in una città smemorata come Taranto. Per diverso tempo i libri sono rimasti a marcire, abbandonati senza sapere che fine avrebbero fatto. In seguito, una parte sono stati mandati alla Mazzini. Ma è possibile che gli amministratori locali non abbiano capito l'importanza di quella memoria storica, in una città che sta perdendo la propria identità?
Altrove le sensibilità sono diverse. Ritiene che gli immigrati, in arrivo continuo sulle nostre coste, siano una risorsa da valorizzare, attraverso processi di integrazione culturale?
Senz'altro, noi siamo abituati a pensare agli immigrati solo il giorno dello sbarco, immaginandoli affamati, con le scarpe bagnate, ma sarebbe bene pensare anche al giorno dopo: quando hanno bisogno di libri e giornali da leggere, per apprendere i valori occidentali (anche se a me questa espressione non piace). La democrazia, che vogliamo esportare, è partecipazione alla vita sociale e culturale, la condivisione di idee e principi ha bisogno prima di conoscenza e diffusione. La lettura dei libri è fondamentale per il linguaggio e non dimentichiamo i giornali delle emeroteche dentro le biblioteche. Per capire il mondo d'oggi è più che mai utile leggere quotidianamente 7-8 giornali diversi e non tutti possono permetterselo. L'integrazione culturale non è una questione appartenente alla nostra sola civiltà, essa ha un senso antropologico. Non ci sono genti diverse, ma un'unica umanità.
Il problema della chiusura delle biblioteche, a causa delle scarse risorse economiche, non è esclusivamente italiano. In Inghilterra è recente la proposta di incentivare i bar nelle biblioteche, per farle assomigliare più a “caffè letterari” e non a cattedrali del silenzio e della tristezza. Cosa ne pensa?
Non sono talebano, ben vengano punti di ristoro anche all'interno dei musei. Per momenti di pausa e creare un punto di ritrovo, dove scambiare idee e creare relazioni sociali. Credo sia inevitabile, l'importante è che “il caffè letterario” sia un supporto alla biblioteca e non sia questa, al contrario, funzionale al caffè letterario.
Non potrebbero assumere, anche nella nostra regione, la funzione di baluardo contro la cultura dell'illegalità?
Le biblioteche creano reti sociali con relazioni invisibili e materiali. Creano rapporti dialettici e sono modello di aggregazione fra individui estremamente diversi, ma animati dalla volontà di partecipare ai processi culturali, che si sviluppano anche nei centri urbani più piccoli, come nelle affollate città e nei quartieri dormitorio. Penso siano punti di riferimento per lo svolgimento di una crescita non solo culturale, ma anche sociale e civile, umana e non solo digitale.
Non è un paradossale controsenso sbandierare slogan sulla "Cultura contro la minaccia del terrorismo", stabilire bonus per i maggiorenni e poi lasciare che chiudano le biblioteche?
Cultura non è solo il concerto o l'evento sensazionale. Facile cedere al fascino che dà per ognuno autonomia individuale sulla scelta dell'utilizzo dei 400-500 €, invece delle scelte imposte dall'alto del governo o di una istituzione. Il discorso è complesso, ma se il bonus viene usato singolarmente per l'acquisto di i-pod ha poco valore, se spontaneamente una decina di soggetti uniscono i loro incentivi e creano un evento, una proposta culturale, allora il tutto avrebbe un senso. La biblioteca sarebbe il luogo d'incontro dove sviluppare queste attività creative, quindi è la base di tutti i discorsi “culturali”.
Quale o quali sono le biblioteca fra i suoi ricordi più cari?
Tante biblioteche dove ho studiato e mi sono formato. Con particolare affetto penso alle biblioteche romane, non solo quella Nazionale, indispensabili durante il mio corso di studio e per la rivista culturale a cui collaboro. Molte sparse per l'Italia le ho conosciute presentando i miei libri e sono posti di crescita interiore. Purtroppo alcune, per scarsa disponibilità economica, non aggiornano adeguatamente i propri archivi: come quella comunale a Taranto, ma sonno scrigni preziosi per la memoria, per la società, per il futuro.