PugliaItalia
San Nicola accende gli animi
Tra rievocazione e verità storica
"La verità fa male, Lo so!" recitava un vecchio adagio sanremese di Caterina Caselli negli anni sessanta. E dalla notte dei tempi ogni cambiamento è stato sempre foriero di avversioni, polemiche, contrasti e resistenze "a prescindere", fino alla maturazione di una nuova familiarizzazione con le cose, che diventerà - a sua volta - caposaldo difficile da scardinare in futuro. E tutto questo, nel ciclo della vita e in ogni angolo del mondo, si ripete con costanza puntuale, nonostante i ripetuti auspici all'innovazione, le insistenti esortazioni alla modernizzazione e l'ostinato impegno alla ricerca della verità! E' successo, succede e continuerà a succedere.
La rievocazione dell'arrivo a Bari delle reliquie del Vescovo di Myra, San Nicola, trafugate e traslate dalla Turchia nel 1087, dopo una missione portata a termine con successo da 62 marinai levantini, riproposta nel corteo storico - quest'anno affidato alla regia di Sergio Rubini - non è rimasta fuori dalle polemiche, dalle perplessità e dai malumori "a caldo". Proprio come accade quando si ascolta per la prima volta un motivo o una canzone. Difficilmente piace di primo acchito. L'apprezzamento e il gradimento arriveranno solo dopo ripetuti ascolti.
A poco serve provare a sollevare il punto di osservazione e inquadrare l'intero percorso di un approccio più contemporaneo alle celebrazioni di una Festa di fede e di popolo, nonchè alla rievocazione di tradizioni e fatti storici che non vanno stavolti, ma tenuti il più possibile fedeli alla verità. Un processo che, per forza di cose, è destinato a vivere cambiamenti: man mano l'evoluzione delle tecniche e delle ricerche accendono nuova luce su prospettive e pieghe a lungo sedimentate nell'ombra dell'ipotesi.
Da MYRABARI - La corsa dei baresi, la manifestazione atletica di solidarietà a favore dell'APLETI e dei bambini affetti da tumori ed emopatie, all'incontro nel capoluogo metropolitano pugliese dei Patriarchi delle Chiese Cristiane d'Oriente, fino all'impostazione stessa del corteo - che Rubini ha voluto "ecumenico", con il coinvolgimento di tutte le comunità legate alla figura del Santo più venerato al mondo - è l'acquisizione di una nuova centralità mediterranea e, per certi versi anche planetaria, che viene recuperata alla città di Bari. Che al "Santo moro" deve la straordinarietà del cambiamento più significativo della sua storia, della sua crescita, del suo assetto sociale, nonché delle sue relazioni commerciali e della sua economia.
Un processo che, se portato avanti con tenacia, convinzione e risultati pratici, potrebbe vedere il ritorno e l'approdo sul lungomare barese della tonaca bianca del Papa: l'attenzione di Francesco al dialogo interreligioso potrebbe trovare, infatti, proprio in San Nicola gli elementi necessari e facilitatori del lento "disgelo" utile all'auspicato "ecumenismo del sangue", da tempo predicato dallo stesso Pontefice.
Spesso accade, che il dovere di cronaca prenda il sopravvento - evidenziando soprattutto le reazioni - anche su quell'auspicata azione "didattica" che gli organi di informazione dovrebbero far propria, a beneficio di una più chiara presentazione delle ragioni della proposta. Per cui, se proprio dovessimo puntare il dito, oggi, lo si potrebbe fare nel non sufficiente lavoro propedeutico di "divulgazione" - da parte degli organizzatori ad ogni livello - della ragioni della "scrematura", per dare risalto "all'essenzialità" propria della missione compiuta con rischio, valore e fede circa mille anni fa. A partire anche dalla difficile consapevolezza che "le caravelle" sarebbero state costruite solo qualche secolo più tardi.
(gelormini@affaritaliani.it)
La nota di Vito Signorile
A PROPOSITO DI CORTEO STORICO - Il giorno dopo
Nel registrare i consueti sproloqui dei “sottuttoio” non posso che formulare qualche considerazione a Corteo 2015 concluso. Credo di poterlo fare non solo da barese e da amante e studioso del costume e delle tradizioni popolari baresi, ma anche da firmatario di una antica regia del corteo storico (tradizionale e molto copiata da alcuni “tuttosedicenti” della schiera dei “se avrei saputo”).
Ci sono registi (pochissime unità) che sono stati scritturati e pagati per ideare e dirigere il Corteo Storico di San Nicola e strutture che hanno vinto una gara di appalto e hanno autogestito e autofirmato il Corteo, solo raramente con esiti e idee degne di nota.
Sergio Rubini, scritturato per ideare e dirigere l’edizione 2015 ne ha fatto, come da progetto, uno spettacolo rigoroso dal punto di vista estetico, rispettoso della tradizione (e delle scritture e delle religioni), innovativo e poetico.
Finalmente non abbiamo visto cavalli stanchi e finti cavalieri (raramente si sono visti nel nostro Corteo professionisti di equitazione in costume d’epoca) nè comitive di sbandieratori e percussionisti per allungare il brodo.
Abbiamo per contro sentito voci e interpretazioni di gruppi come Faraualla, Rocco Capri Chiumarulo di Terrae, Nadir. Certo si sarebbe potuto aggiungere qualche altro miracolo o leggenda popolare in corteo (per rappresentarli al livello esatto però sarebbero serviti ben altri budget), ma Rubini ha voluto dedicare in modo forte l’omaggio alla Basilica e al Santo, scegliendone uno e mettendolo in scena da par suo con una bellissima, grandissima mano, che sembrava scolpita con la stessa pietra della Basilica, una straordinaria Claudia Cavalli, uccellino/acrobata e con tutto lo spettacolo che si è sviluppato e concluso davanti al Sagrato.
Peccato che non tutti abbiano potuto vederlo. Ma anche per un incidente tecnico occorso a una delle più grandi nostre TV c’è stato chi ha esultato. (aiuto!)
Io sono onorato di aver preso parte a questa edizione del Corteo e di aver a suo tempo offerto la mia disponibilità a “giocare” con Sergio Rubini. In tutto il mondo recitare si dice giocare (Jouer in Francia, To play nei paesi anglosassoni ecc.). Ebbene anche per questo è venuto fuori il sedicente competente della comitiva dei “se avrei saputo” a dichiarare che “non si gioca con San Nicola”. (aiuto!)
Orbene ritengo che vi sono delle cose negative ormai radicate nel nostro Corteo Storico e sono rappresentate in primis da questi menagramo ignorarroganti che manterrebbero la Festa barese per eccellenza, che è festa di fede prima che di pancia, come una festa strapaesana, dove prevalga l’odore e i fumi degli involtini arrosto piuttosto che quelli dell’incenso e dove al “popolo bue” sia dato quello che vuole e sia mantenuto al loro (degli ignorarroganti) livello culturale, diciamo così.
Poi vi è quell’indefinita ma numerosissima schiera di venditori improvvisati e abusivi che nel nome abusato della crisi e della sopravvivenza (e in barba a ogni Legge e ad ogni sforzo dei suoi tutori) deturpa e ferisce inguaribilmente la Festa che invece comincia ad assumere le giuste atmosfere con quei mercatini esteticamente uguali e attrezzati e già attivi in alcune zone. Tuttavia resto fiducioso: la ricerca darà prima o poi i suoi frutti e avrà ragione dei mali oggi indebellabili!
Vito Signorile