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Stefàno a Emiliano: 'O con noi o con il sindaco di Nardò'. L'intervista

Antonio V. Gelormini

L'invito è perentorio, ma nel linguaggio in codice della politica trasmette un messaggio. L'intervista a Dario Stefàno (Pd)

Sullo sfondo le tensioni nel Governo a Roma, in primo piano il trittico di vicende che, con tagli diversi interessano comunque il Salento: 1) Le polemiche per le dichiarazioni del sindaco di Nardò, Pippi Mellone, che chiede la chiusura dell'Anpi Lecce; 2) La decisione del Consiglio di Stato di trasmette alla Corte di Giustizia Europea la questione del proliferare delle concessioni sulle trivelle in Adriatico; 3) Il braccio di ferro tra Lega e Fratelli d'Italia sul nome di Raffaele Fitto  come candidato alla presidenza della Regione Puglia per il centrodestra. 

Dario Stefàno

La novità: il monito del senatore del PD, Dario Stefàno, a Michele Emiliano che - secondo il linguaggio in codice della politica - rappresenta una sorta di sequenza di "segnali di fumo" da leggere e interpretare con attenzione. Abbiamo rivolto al senatore Stefàno alcune domande a proposito:

Senatore Stefàno, il suo invito a Michele Emiliano è perentorio: “O con noi o col sindaco di Nardò”. Bene, è cominciato il disgelo? Su quali punti fermi la coalizione di centrosinistra, può trovare gli stimoli a ricompattare la compagine e arginare le ambizioni del centrodestra?

Il nostro popolo, quello che ci ha sempre sostenuto dandoci fiducia, chiede un cambio di passo sulla condotta amministrativa e politica. In questo senso, le esortazioni che ricevo quotidianamente non sono a “disgelare” le mie relazioni ma a un impegno attivo a recuperare il solco di una primavera pugliese che rischia di confinarsi solo ad esercizio nostalgico. L’obbligo al quale siamo chiamati, infatti, è tornare a praticarla riparando alle distrazioni degli ultimi anni, in cui si sono sprecati tempo ed energie per allargare forzosamente a pezzi di classe dirigente che nulla hanno da condividere con il centrosinistra pugliese. Si è pensato che in questo modo si potesse recuperare qualche numero, in realtà si sono perse tantissime donne e uomini che si sono sempre riconosciute nei nostri valori, nelle sensibilità e nelle ambizioni della comunità democratica. Le stesse persone che dal 2005 al 2015 ci hanno aiutato a superare le difficoltà nei territori, a costruire una proposta politica cucita addosso ai bisogni dei pugliesi. Dobbiamo recuperare il loro entusiasmo. Ecco il senso del “O noi o Pippi Mellone!”.

Stefàno4

Salvini è atteso in Salento, dove ha promesso di dirimere la contesa sul nome del candidato alla presidenza per le Regionali in Puglia. Il braccio di ferro con Fd’I persiste sul nome di un salentino come Raffele Fitto. Tap, Xylella e anche Ilva sono temi che coinvolgono quell’ambito territoriale tutto sommato salentino. Perché il Salento sembra la vera frontiera dove si gioca la partita?

Non mi interessa cosa farà Salvini nei suoi tour elettorali, né in quanti mojto si esibirà. Dovrebbe invece interessare tutti cosa fa quando sfugge al suo dovere di parlamentare risultando assente per circa il 90 % delle volte, come accade da quasi 30 anni, tradendo un mandato di rappresentanza conquistato elargendo promesse e fake news. Io preferirei concentrarmi per recuperare le energie che nel 2005 sono state essenziali per far calare il sipario su una stagione densa di contraddizioni e per consegnare alla nostra regione un protagonismo nuovo. Ora non possiamo permettere che si realizzi la stessa situazione a parti invertite.  Il Salento, in questo senso, è un’area importante della Puglia, la partita però non si vince circoscrivendo i territori, ma sprigionando idee e energie per cercare soluzioni ai problemi. Quando parliamo di Xylella ci riferiamo a un dramma, affrontato con qualche superficialità, che ha colpito pesantemente l’olivicoltura salentina ma anche a una minaccia terribile per l’agricoltura italiana. Quando parliamo di Ilva ci riferiamo alla dimensione di un approccio alla politica industriale che non può essere confinato alla sola Taranto, ma deve interessare i rapporti tra territori e governo centrale, tra i diversi livelli istituzionali, tra ricerca e sistemi produttivi. La partita si vince se si fanno proprie le vocazioni e le ambizioni dei territori e si cercano gli strumenti migliori per centrarle. Anche su questo è indispensabile una correzione di rotta.

Michele Emiliano con Dario Stefàno a Lecce

L’Agricoltura, insieme alla Sanità, saranno le piattaforme più calde per la prossima campagna elettorale. Quale il taglio suggerito dal già assessore Stefàno, per affrontare al meglio le questioni?

Non esiste una “ricetta Stefàno” o di altri. La formula in politica è sempre quella dell’ascolto, della condivisione e delle scelte responsabili. In politica occorre ascoltare, analizzare e poi decidere, senza farsi portare fuori binario dagli impulsi viscerali, dall’ossessione dei likes.

Non possiamo più permetterci di balbettare o essere indecisi nella direzione da tenere su temi importanti come Xylella magari abbandonandoci al populismo per inseguire il consenso del momento. Se c’è una visione chiara e condivisa bisogna avere il coraggio di fare delle scelte che inizialmente potrebbero sembrare anche impopolari. Non è un caso che alcune di queste, intraprese nel decennio 2005- 2015, continuino a generare risultati anche nel tempo attuale. E poco importa se oggi sono altri a volersi intestarsi quei risultati.

Stefàno

Il suo percorso politico è la testimonianza, al di là delle pieghe e delle evoluzioni in una società liquida, che le dinamiche moderne sono del tutto diverse dalle logiche di appartenenza e dalle scelte ideologiche che facevano da collante all’impegno sociale. Quali le Colonna d’Ercole da salvaguardare e come reagire alla sindrome del consenso, che da tempo “tutto muove”?

Possiamo fare tutti i discorsi che vogliamo sull’appartenenza, sulle scelte dei singoli leader, sui trend che emergono dai sondaggi. Il rischio è che si dimentichino le persone e i loro bisogni. E la politica che dimentica le persone o, peggio, specula sulle loro fragilità - come fanno i populisti- alimentando false promesse, tradisce la sua funzione più nobile. Bisogna ripartire da lì.

(gelormini@affaritaliani.it)