Sudriè, la forza innocente
in "Cioccolato amaro"
Didier: "Aide nous"
Il romanzo di Stefano Sudrié, "Cioccolato amaro" - FaLvision editore, 2015 pagg.140 € 12,00 è un omaggio alla speranza. E' la storia di un messaggio affidato alla “cabossa”, il frutto del cacao, da un bimbo schiavo in una piantagione della Costa d'Avorio.
E' un inno alla perseveranza e alla tenacia del piccolo Didier, che continua a inserire pezzettini di carta e di stoffa in semi e frutti del cacao, su cui è scritto: “Aide Nous”, apparendo a ogni logica un illuso.
Credere nei propri sogni continuamente è uno dei messaggi che Stefano Sdruiè affida a queste pagine. Sembra che nella vita il caso ci offra delle opportunità inimmaginabili, dove il destino e i bisogni sembrano incrociarsi per trovare soluzioni per tutti. Per uno strano gioco del caso, la richiesta d'aiuto giunge nelle mani di Jason, un dodicenne problematico di una scuola elementare di San Francisco, il quale riesce a coinvolgere i compagni di classe in un percorso di consapevolezza che metterà in crisi il magnate di un'industria di cioccolato.
L'autore del romanzo non si è soffermato al COSA MANGIAMO (esempio: tavoletta di cioccolato con 80% di cacao ecc.), ma è andato oltre. Da dove e come arrivano certi prodotti tra le nostre mani? A queste ed altre domande cercano di rispondere Jason e la sua classe, che con la semplicità e la determinazione dei bambini riescono a fare domande chiare e dirette, e a mettere in crisi anche le menzogne ben consolidate sul mercato di ditte, che conoscono benissimo tutti i meccanismi per vendere e rimanere sulla cresta dell'onda.
"Cioccolato Amaro" è uno di quei libri capaci di rapire e far viaggiare con la mente, da un capo all'altro del pianeta, che Stefano Sudriè ben rappresenta con le parole di Paul Bowles, a proposito della differenza tra un turista e un viaggiatore: “...un turista sa quando inizia e finisce il suo viaggio, mentre un viaggiatore vero ne conosce solo l'inizio...”
Questo testo, che ha candidezza e comprensibilità, meriterebbe lo sbocco della versione cinematrografica: la sua forza avvolgente e vellutata ci schiude a visioni ampie della realtà, che sembrano lontanissime o incredibili e invece sono più vicine e toccanti di quanto si possa immaginare.