Si ferma dopo 7 anni il calo del Pil nel Mezzogiorno, anzi ritorna al segno positivo. Lo Svimez segnala un +1% nel 2015, prevedendo nel 2016 una crescita dello 0,5% e nel 2017 un aumento al +0,9%.
Dal 2007 “il Pil in quest'area è calato del -12,3%, quasi il doppio della flessione al Centro-Nord”. La crescita prosegue anche nel 2016, anche se a ritmi inferiori (+0,5%), per poi salire nuovamente nel 2017 a +0,9%.
Nel 'Rapporto sull'Economia del Mezzogiorno' lo Svimez rileva anche un aumento dell'occupazione 'atipica', evidenziando la nascita dei 'nuovi poveri'. Anche alla luce di questo fenomeno, "non è più rinviabile una misura organica e universale di contrasto della povertà, soprattutto alla luce della comparsa dei 'nuovi poveri', lavoratori anche diplomati o laureati che con la crisi hanno subito un netto peggioramento della condizione economica". Anche perché, sottolinea lo Svimez, ora "con la crisi, al Sud il 60% degli individui in famiglie giovani è a rischio povertà".
Per quanto riguarda la crescita del Pil, lo Svimez spiega così come si recuperi “parzialmente la caduta dell'anno precedente (-1,2%)", con una crescita superiore di 0,3 punti "a quello rilevato nel resto del Paese, +0,7%". Dal 2007, ricorda sempre lo Svimez, “il Pil in quest'area è calato del -12,3%, quasi il doppio della flessione registrata nel Centro-Nord (-7,1%)”.
La crescita nel Sud ha beneficiato nel 2015 di alcune condizioni peculiari: un'annata agraria particolarmente favorevole; la crescita del valore aggiunto nei servizi, soprattutto nel turismo, legata alle crisi geopolitiche nell'area del Mediterraneo che hanno dirottato parte del flusso turistico verso il Mezzogiorno; la chiusura della programmazione dei Fondi strutturali europei 2007-2013, che ha portato a un'accelerazione della spesa pubblica legata al loro utilizzo per evitarne la restituzione.
Secondo le stime dello Svimez, aggiornate a novembre, nel 2016 il Pil italiano dovrebbe crescere dello 0,8%, quale risultato del +0,9% del Centro-Nord e del +0,5% del Sud.
Positivo “l'andamento dei consumi, stimato in +0,6% al Centro-Nord e +0,4% al Sud”. L'occupazione, “dopo la drastica riduzione dal 100% al 40% degli sgravi contributivi, ristagna: +0,3% al Centro-Nord, +0,2% al Sud”.
Nel 2017 il Pil italiano dovrebbe aumentare del +1%, sintesi di un +1,1% del Centro-Nord e di un +0,9% del Sud. L'andamento dei consumi finali è stimato in +0,5% al Centro-Nord e +0,6% al Sud. Mentre “sul fronte occupazionale, si prevede un aumento nazionale del +0,4%: +0,4% al Centro-Nord e +0,3% al Sud”.
La crescita occupazionale nel Meridione è legata principalmente ai “contratti a termine e part time”. Lo Svimez evidenzia come al Sud ci sia una “enorme sotto utilizzazione del capitale umano di giovani e donne e alla strutturale carenza di occasioni di lavoro specialmente qualificato, è importante che l'occupazione al Sud sia al centro della ripartenza”, ma “è l'occupazione atipica ad essere tendenzialmente cresciuta” con “l'esplosione dei voucher ai quali occorre mettere un freno”.
Questi ultimi anni hanno comunque pesantemente colpito il Sud, che è sempre “più a rischio desertificazione": “negli ultimi venti anni il Sud ha perso 1,113 milioni di unità, la maggior parte dei quali concentrati nelle fasce d'età produttiva tra 25-29 anni e 30-34 anni, (23 mila unità)”. Inoltre c’è una perdita di popolazione di “2.000 unità nella fascia 0-4 anni", sono “i bambini che si trasferiscono con i genitori”. Il calo demografico è in parte compensato dal saldo migratorio dall'estero, spiega lo Svimez, mentre a lasciare il Sud, “sono ancora i soggetti più qualificati e dinamici: circa il 20%, ovvero 24 mila unità, hanno una laurea”.
Il presidente della regione Puglia, Michele Emiliano, è intervenuto alla presentazione del rapporto Svimez 2016 sull'economia del Mezzogiorno: “se il Sud cresce, - spiega Emiliano - l'Italia risolve persino i suoi problemi di flessibilità della spesa rispetto all'Unione Europea. Perchè i parametri di rapporto tra deficit e Pil potrebbero tranquillamente essere cambiati,facendo politiche come abbiamo fatto per qualche anno durante il governo D'Alema e Prodi, che in qualche modo aiutino di più il Mezzogiorno perchè aiutando il Mezzogiorno si aiuta l'Italia”.
"L'Italia cresce poco, - afferma Emiliano - il Sud cresce di più perché negli anni scorsi avevamo perso 13 punti di Pil. La Puglia fa un buon risultato sull'occupazione però un buon risultato che non cambia la vita delle persone. Nelle grandi economie mondiali – aggiunge Emiliano - Stati Uniti compresi, la gente che soffre perchè l'economia non gira o perchè qualcuno pensa di guadagnare più denaro di quello che e' necessario senza redistribuire il reddito, rende questi paesi difficili da governare e ingiusti”.
"Più che di politiche straordinarie, il Sud ha bisogno di una straordinaria quotidianità fatta di sinergie e dialogo tra centro e periferie". L'ingiustizia sociale è il punto fondamentale che l’Italia deve affrontare attraverso la questione meridionale: "che è una questione di ingiustizia, se consideriamo che la stragrande maggioranza dei nostri giovani di qualità è costretta ad emigrare, ad allontanarsi dalle famiglie e da posti straordinariamente belli, oggi mete turistiche tra le più apprezzate al mondo. È questa la tendenza da invertire".
"Bisogna lavorare in maniera ottimistica e collaborativa - ha aggiunto il presidente - e continuare ad attrarre investimenti, come la Puglia già fa con ottimi risultati. Proviamo a investire nell'efficienza della pubblica amministrazione, ringiovanendola, recuperando lo storico gap con le regioni del nord (noi dobbiamo realizzare gli stessi obiettivi con meno risorse e personale) e a costruire una nuova mentalità".