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Taranto, da Romeo a Leogrande fino a Cosimo Schinaia
Quale rapporto ha l’uomo con il suo ambiente? Il tema è stato affrontato un numero infinito di volte e trattato in modi diversi, condizionati dagli aspetti storici, geografici, culturali e relativi alla sensibilità specifica: sensibilità di chi osserva e studia il fenomeno.
Il libro di Cosimo Schinaia: “Inconscio ambiente” uscito in queste settimane, affronta questo tema da un punto di vista psicanalitico. Schinaia è uno psichiatra tarantino (nato in via Duomo, come orgogliosamente rivendica), da molti anni vive ed opera a Genova e da qualche anno ha concentrato i suoi studi e le sue riflessioni sull’influenza dell’ambiente nella vita umana.
L’argomento è di stringente attualità ed infatti, come gli studi in questo XXI secolo hanno evidenziato, c’è uno stretto legame tra la psiche dell’uomo e l’ambiente che lo circonda. Un legame non solo nel senso dell’equilibrio che l’uomo può raggiungere, nei confronti di una natura amica ed accattivante (quando essa è così) o angosciante e nemica, talvolta indifferente alle sorti di questa scimmia nuda che è l’uomo.
Nella psiche dell’uomo sono presenti sia quegli aspetti che le sensazioni, aggiunti ad una pretesa: che è quella di essere l’unico essere vivente sulla terra in grado di modificare le condizioni naturali, di imporre alla natura - ma è più corretto dire all’ambiente - la propria legge, ed apportare modifiche profonde.
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Non è un fenomeno nuovo. Nella storia l’essere umano è un organismo di successo, che si è diffuso ed affermato su tutta la Terra, in tutte le condizioni e climi, andando al di là della Madre Terra africana, da cui proviene. Avanzando, ha trasformato il mondo intorno a sé: foreste sono state disboscate per far posto ai campi, montagne scavate per ricavare materiali, specie animali si sono estinte mentre l’uomo occupava il pianeta, alcune specie vegetali e animali si sono affermate perché legate all’uomo, sia come specie addomesticate sia come commensali parassitari. E’ sempre stato difficile, per l’uomo, mantenere un equilibrio mentale tra sé e le trasformazioni rapide, che l’esistenza stessa dell’uomo ha operato, ma che per molti diversi non era, e non è, in grado di controllare.
Le trasformazioni, non solo sociali e culturali, ma naturali si sono fatte sempre più rapide, aumentando sempre più il senso di incertezza, di liquidità del mondo circostante. Il senso di potenza dell’uomo sull’ambiente, che è capace di condizionare, ha prodotto il senso di angoscia rispetto alla prospettiva del futuro.
Persino la letteratura e la cinematografia si sono riempite di distopie e di scenari apocalittici. Ma anche senza essere travolti dal senso dell’angoscia, è cresciuta la certezza che le scelte - spesso non pienamente consapevoli e determinate da calcoli sul breve periodo - hanno determinato trappole storiche, dalle quali non è possibile tornare indietro, semplicemente ripartendo da ciò che eravamo un attimo prima.
Lo sanno bene i cittadini di quelle realtà attraversate da processi prima di industrializzazione forzata e successivamente di dismissioni: lo sanno bene i cittadini di Napoli, che hanno visto prima la grande industria siderurgica occupare un tratto pregevole del suo territorio, poi lasciare una ferita forse incurabile. Lo sanno i cittadini di Genova, lo sanno i cittadini di Taranto.
Gli abitanti dell’isola di Pasqua scelsero di andare per mare e costruirono canoe. Per farlo abbatterono alberi; col tempo, gli alberi, prima diminuirono poi scomparvero e gli abitanti dovettero rinunciare al mare, rimanendo prigionieri della loro piccola isola.
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Gli errori ambientali possono essere irreversibili. In tutto questo, in cosa può essere utile la psicanalisi? Certamente nell’affermare principi di equilibrio e di razionalità, che consentano la ricerca di nuove strade. Da cittadino di Taranto, che vive a Genova, Schinaia ha potuto conoscere la contraddizione evidente tra lavoro e salute, tra ambiente e lavoro. Qual è la soluzione? Dismettere, tornare indietro, lottare per la conservazione di posti di lavoro? Taranto, proprio in questi giorni, deve riaffrontare questo tema in un passaggio molto stretto.
Non è la psichiatria che deve e può dare risposte, che spettano alla politica ed alla economia, ma può contribuire alla serenità ed alla razionalità delle scelte. Non a caso la parte di questo libro dedicata a Taranto (stranamente il libro esce in Italia, dopo essere stato già tradotto in spagnolo e pubblicato all’estero), si conclude con l’aggancio agli studi di due importanti studiosi tarantini: lo storico Salvatore Romeo e lo scrittore Alessandro Leogrande, entrambi fautori del superamento del conflitto lavoro/salute, per la ricerca di soluzioni che, tenendo conto delle condizioni date (un tempo si sarebbe detto storicamente determinate), si possa salvaguardare entrambe le necessità vitali.
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Pubblicato sul tema: Taranto 'L'inconscio e l'ambiente' di Cosimo Schinaia. Intervista all'autore