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Taranto, Paolo VI:
Storia d'ordinaria violenza
di Anonimo Tarantino
Paolo VI è un quartiere periferico della città di Taranto che alterma zone diverse alcune abitate da antichi operai del siderurgico, altre da sottoproletari importati da tutta la città, una terza parte da impiegati che attraverso le cooperative edilizie hanno realizzato il sogno di avere una casa.
E' pieno giorno, gli autobus sono pieni di gente che torna a casa dal lavoro, dalla spesa, dalle mille attività.........fa caldo , le cose non vanno bene per nessuno, sono tutti stanche e nervosi: chi con questo caldo è costretto a farsi in autobus la mezz'ora che dalla città porta al quartiere, certamente non sta bene, certamente non ha l'auto o non la può usare.

Un gruppo di monelli tira sassi contro l'autobus che passa. Il conducente inveisce contro di loro e viene picchiato da un passeggero che solidarizza con i ragazzacci. Le percosse sono serie, è coperto di sangue, forse ha il setto nasale rotto, l'auto si ferma la gente tace. Tace, maledizione!
Una storia di ordinaria follia? Troppo facile a dirsi. L'autobus è fermo, altri se ne fermano, arrivano i carabinieri. Basta girarsi intorno per capire che quello che sta succedendo in questa piccola parte di mondo è una cosa ben più grave di questo assurdo atto di violenza: qui lo Stato si sta arrendendo e sta lasciando campo libero al degrado..
A pochi metri di distanza dagli autobus fermi, lo scheletro di un edificio.che sino a qualche mese fa era una scuola media. Una scuola di periferia soggetta come molte ad atti di vandalismo. Negli anni si sono ripetuti infrazioni e danneggiamenti.
In passato la presenza di un gruppo di insegnanti ben disposti e di un gruppo di genitori aveva evitato il peggio. Avevano persino dormito nella scuola, per evitare che si verificassero atti di vandalismo. Il cortile della scuola era diventato una sorta di orto sociale. Poi erano state installate telecamere ed infine quest'inverno l'assurda decisione di dismettere l'edificio.

In pochi mesi la scuola non c'è più, ogni porta, ogni finestra, ogni rubinetto, gli impianti di riscaldamento, i cavi elettrici del prezioso rame, tutto è stato asportato: è rimasto solo lo scheletro di quello che fu un presidio della cultura e del tentativo di riscatto.del quartiere.
Poco più in là, sempre su quest'unica via di cui stiamo parlando, un assurdo palazzone di edilizia popolare che non ha neppure dieci anni, qui sono concentate 100 famiglie. Sotto il palazzo è sporco, pieno di macerie del rifacimento di bagni. Sul marciapiede da un anno a questa parte qualcuno ha realizzato delle stanze abusive che fungono da bar.
Debolmente alcuni cittadini hanno rappresentato questo sconcio, ma sono stati scoragiati dallo scuotimento delle teste di chi raccoglievala segnalazione, nulla nessun intervento nè dai vigili urbani, che nel quartiere ormai non mettono quasi più piede, nè dai carabinieri, che hanno la propria caserma a nemmeno trecento metri da quello scempio.

Lo Stato si ritira ed il degrado avanza. Alla fine qualcuno pensa che questa sia la regola, che vi sono dei territori nei quali le regole non le fa la legge, tanto è vero che qualche tempo fa i carabinieri del quartiere arrestarono - cogliendoli sul fatto - alcuni ladri di rame, colti in flagrante in un centro commerciale oggi vuoto. Mal gliene incolse, perchè i parenti dei ladri tentarono l'assalto alla caserma dei carabinieri, per riprendersi gli arrestati.
In questo quartiere qualche anno fa fu girato il fil "mare Piccolo", che rappresentava con crudezza, forse anche enfatizzando la situazione del quartiere ed i suoi pericoli, una parte della città si ritenne offesa da quella rappresentazione perchè spesso è più facile non vedere.
Il giorno dopo i lavoratori dell'AMAT (azienda di trasporto tarantina) hanno protestato per la mancanza di tutela del loro lavoro. Certo si possono mettere poliziotti e dei vigilantes sugli autobus, ma questa battaglia può essere vinta solo se i cittadini del quartiere avrenno la voglia e la forza di isolare chi, con questi comportamenti, rende la loro città un ghetto.
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Un tempo nella capitale della Magna Gracia imperava l'orgoglio culturale. Oggi, purtroppo, nel labirinto inquietante delle sue strade, dei suoi vicoli e dei suoi quartieri a sepeggiare è solo la paura. Fosse solo per questo, Taranto ha un maledetto bisogno di essere aiutata a non lasciarsi finire! (ag)