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Taranto, resta capitale del Mediterraneo
Dopo le aspettative deluse per Taranto Capitale Italiana della Cultura 2022, l'impegno di tutti per non sprecare il lavoro dedicatole.
C’era molta aspettativa a Taranto rispetto alla nomina della città Capitale italiana della Cultura 2022. Comunque lo si rigiri questo risultato, che non pone la città al primo posto, è comunque importante.
Un lavoro di ricerca ed un dibattito come quello che si è sviluppato non può andare sprecato, in una città che solo qualche anno or sono, aveva assunto con scetticismo e con ironia la stessa possibilità di candidarsi.
Oggi Taranto ha la necessità di riflettere su sé stessa e sulle proprie possibilità, una città con una storia plurimillenaria non può non partire dalle proprie radici per immaginare il futuro. Ma quali radici? Quanti strati ci sono sotto il suolo che calpestiamo, quante città, quante storie diverse, strati che si sovrappongono senza conservare la memoria l’una dell’altra, cesure nel percorso temporale che hanno impedito di trarre nutrimento da ciò che ha preceduto la storia attuale, che si dipana nello stesso luogo, nello stesso scenario ma non nello stesso tempo.
Che ne è stato della città greca, quella città che non parlava il greco di Atene, il greco attico, ma una versione dorica, un’altra lingua, anche se i parlanti dell’una o dell’altra si comprendevano quasi senza fatica. Una lingua che ha donato all’umanità termini e concetti nuovi.
Anni or sono Remo Bodei venne a spiegarci che l’umanità doveva a Taranto il concetto e la parola macchina, come strumento attraverso il quale l’uomo si imponeva alla natura, forzandola ed ingannandola. Una città che derivava da Sparta, ma per la quale la definizione di città spartana era ed è inadeguata, una città che si proponeva come potenza navale e centro commerciale, uomini di mare come il grande Archita che perì in un naufragio, non combattenti di terra, quando si combatteva per terra la città era in grado di pagare eserciti che provenivano dalla Grecia, lo Spartano Archidamo morto sotto le mura di Manduria, e Pirro nelle guerre contro Roma.
Una città ricca di cultura e di monumenti prima ancora che potenza militare, la stessa città che ebbe un merito particolare l’essere stata uno dei soggetti più rilevanti del travaso della cultura greca nella repubblica romana e nel sorgente impero, la filosofia il teatro, la matematica. Molto di più di alcune tristi rappresentazioni di discutibile cultura spartana o delle povere barche che vengono dette spartane.
Taranto è soprattutto il Mediterraneo: topograficamente. come molte grandi antiche città che si offrivano da più lati al mare, come Siracusa, greca come Taranto, sorta ad Ortigia, come la punica Cagliari, come Cartagine la grande rivale di Roma.
Il Mediterraneo immenso crocevia di popoli e culture e Taranto ogni sua sponda ha trasmesso al suo territorio segni indelebili. Dalla Grecia come abbiamo già detto, dall’Africa da cui giunse Annibale, ma poi dal sultanato di Kerouan, da cui giunsero gli arabi che dominarono la Puglia alla fine del primo millennio, ai pirati barbareschi che più volte si spinsero sulle nostre coste. Dai Balcani provenivano suggestioni spirituali che hanno lasciato le tracce di una civiltà rupestre che si stende per un largo tratto, dalla contaminazione con la cultura iberica provengono i riti della Passione così simili a quelli dell’Andalusia.
Taranto è il Mediterraneo, acqua salata, diceva lo slogan così discusso. Ma persino la stagione della città industriale era protesa nel mare, non penso tanto alla cultura militare, penso alla produzione d’acciaio ai grandi tubi senza saldatura che furono forgiati a Taranto per i grandi oleodotti d’altri Paesi.
L’Europa è nata qui. Taranto è questa, ma spesso lo dimentica. Tra una fase ed un’altra della sua storia sembra sempre dover ricominciare tutto daccapo. Negli anni 90 del secolo scorso è avvenuta una di queste cesure, non ancora del tutto compresa e lì che bisogna ricominciare a scavare.