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Trifone Gargano, Dante e l'ecologia ad Acquaviva delle Fonti
Un evento/lezione di Trifone Gargano ad Acquaviva delle Fonti con Dante e la Divina Commedia in prospettiva "Ecologica".Il prossimo 9 settembre.
Anche Affaritaliani.it - Puglia ha deciso di celebrare i 700anni dalla morte di Dante Alighieri, dedicando ogni week-end questo spazio per la pubblicazione di lavori ad opera di dantisti pugliesi o di autori, i cui articoli sono ispirati all’influenza del Somma Poeta sulla realtà pugliese in particolare o quella italiana in generale.
Esordio in accoppiata con Mina, poi riflettori accesi su Netflix con la fiction di successo con Sabrina, e incursioni ne "La casa di Jack" di Lars von Trier; quindi l'incontro con Harry Potter nella saga di Joaanne K. Rowling; l'avventura tra i twitter fulminanti delle terzine di dantesca memoria e l'esplorazione dell'influenza del Sommo Poeta nella prosa contemporanea.
E dopo l'incursione dantesca nel mondo del giallo e l'approdo in Sicilia negli intrighi di Nino Motta, il viaggio si è dipanato tra le pagine dei libri di Eraldo Affinati e Giulio Ferroni, con la successiva polemica letteraria accesa da Arno Widmann. Per toccare poi la funzione di "Bussola" de La Divina Commedia per un romanzo di Marco Balzano, l'esame su Nick Tosches e "La mano di Dante"; continuando tra le pagine di "Inferno" il successo editoriale di Dan Brown; fino ad intruflarsi tra coloro che fecero violenza a se stessi (suicidi). Per poi addentrarsi nel labirinto suggestivo della matematica, del fronte didattico-scientifico e sul versante riflessivo con il libro di Marco Santagata; o nella ricerca con la "Luce de la gran Costanza": la sposa normanna di Carla Maria Russo. Fino a coinvolgere la creatività musicale di Vinicio Capossela, a incrociare la figura storica di Manente degli Uberti - 'Farinata' o a confrontarsi con la doppia scommessa di Laura Pariani, con il romanzo di formazione di Chiara Ingrao o col risvolto anomalo dei "selfie" danteschi. E ancora a continuare con "Charun demonio e l’immaginario mitologico dantesco", presso il MANU - Museo Archeologico Nazionale dell’Umbria - a Perugia, e con la figura, il sito e la grandezza dell’Inferno di Dante secondo Galileo Galilei. E ancora con il carisma del Santo di Mira (Anatolia), per tutti San Nicola di Bari.
La rassegna di Trifone Gargano (Pugliese, Docente Didattica Lingua Italiane e Informatica per la Letteratura, nonché dantista e divulgatore letterario) continua con l'evento/lezione ad Acquaviva delle Fonti (Ba) con Dante e la Divina Commedia in prospettiva "Ecologica". (ag)
di Trifone Gargano
Nell’ambito delle manifestazioni "Spazi in fiore", organizzate ad Acquaviva delle Fonti dall’associazione di promozione sociale "Amici dell’ambiente", l’edizione del 2021 non poteva non cogliere l’occasione per celebrare Dante Alighieri, nel settecentenario della sua morte (1321). Pertanto, il giorno 9 settembre, alle ore 18.30, presso Palazzo De Mari, Salone delle Feste, terrò una lezione spettacolo dal titolo «Un paese guasto» (ripresa del verso 94 dal canto XIV dell’Inferno dantesco).
Certo, la coscienza ecologica è una acquisizione contemporanea, innanzitutto perché, molto banalmente, mi limito a far notare che è tutto nostro, cioè tutto contemporaneo, post-moderno, il disastro ambientale. Disastro ambientale provocato dall’uomo stesso, sia ben inteso, da noi stessi, e che nulla (o quasi) ha a che vedere con le problematiche ambientali che la terra ha vissuto nel corso della sua lunga e precedente storia, dovute, quelle altre, a moti e movimento, come dire, naturali (alludo a glaciazioni, terremoti, siccità, e quant’altro). Il punto di vista di chi scrive, dunque, non è eco-catastrofista. Nient’affatto. Ma, nel contempo, non va taciuto il dettaglio che la specifica cifra del disastro ambientale nel quale ci troviamo, oggi, e per il quale urge, già da ieri (oserei scrivere), una autentica rivoluzione verde, è tutto “merito” dell’uomo. Ricorrendo all’ironia (tutta toscana) di Dante Alighieri, lo citerei parafrasandolo (dall’incipit del canto XXVI dell’Inferno):
Godi, umanità, poi che se’ sì grande,
che per mare e per terra batti l’ali,
e per lo inferno tuo nome si spande!
Riconoscendo, in tal modo, nel disastro ambientale odierno una delle urgenze del nostro tempo (e, quindi, nella logica dantesca, una delle colpe infernali, da inserire, in una sorta di aggiornamento post-moderno dell’aldilà dantesco).
Dunque, con questo mio intervento, non commetto l’ingenuo errore scientifico e storico di attribuire a Dante, e al pensiero medievale, una coscienza e una consapevolezza sulla drammaticità della situazione ambientale, che sono, e che restano, purtroppo, acquisizioni nostre, del XXI secolo. La visione dantesca della Natura è totalmente diversa dalla nostra, inserita com’è all’interno di una concezione cristiana del mondo creato. Anche a voler rintracciare un antecedente poetico ecologico, citando il Cantico delle creature di Francesco d’Assisi, noto anche come Laudato si’, esempio fulgido di una visione dell’uomo e della natura nient’affatto più cupi (come era accaduto per il cristianesimo dell’alto Medioevo), ma solari e gioiosi, si tratta, pur sempre, di poesia tutta inscritta nella visione religiosa dell’autore. Cantico, cioè, della perfezione del mondo creato da Dio.
Nel testo della Divina Commedia, sono rintracciabili espressioni e versi interi che rinviano, specie per la cantica infernale, a una visione nera, oscura e terrificante della natura. Già nel primo canto, nei versi incipitari del poema, tutti ricordiamo la «selva oscura». Per poi passare, nel canto XIII, sempre dell’Inferno, all’ancor più terribile selva dei suicidi (il canto di Pier delle Vigne, tanto per intenderci):
Non fronda verde, ma di color fosco (If XIV, 4)
Solo nel Purgatorio, anche le rappresentazioni della natura, nell’aldilà dantesco, mutano radicalmente, rispetto all’Inferno, e assumono, in coerenza con la prospettiva salvifica di questo secondo regno, toni più solari e gioiosi.
Fornisco, adesso, una breve (e non esaustiva) antologia dei versi danteschi di rappresentazione della natura:
Inferno
mi ritrovai per una selva oscura [If, I, 2]
esta selva selvaggia e aspra e forte [If, I, 5]
Ma poi ch’i’ fui al piè d’un colle giunto [If, I, 13]
si volge a l’acqua perigliosa e guata [If, I, 24]
Mentre ch’i’ rovinava in basso loco [If, I, 61]
vegno del loco ove tornar disio [If, II, 71]
intrai per lo cammino alto e silvestro [If, II, 142]
Per me si va ne la città dolente [If, III, 1]
de la valle d’abisso dolorosa [If, IV, 8]
Or discendiam qua giù nel cieco mondo [If, IV, 13]
Venimmo al piè d’un nobile castello [If, IV, 106]
etterna, maladetta, fredda e greve [If, VI, 8]
Grandine grossa, acqua tinta e neve [If, VI, 10]
L’acqua era buia assai più che persa [If, VII, 103]
Questa palude che ’l gran puzzo spira [If, IX, 31]
O Tosco che per la città del foco [If, X, 22]
quando noi ci mettemmo per un bosco [If, XIII, 2]
Non fronda verde, ma di color fosco [If, XIII, 4]
non rami schietti, ma nodosi e ’nvolti [If, XIII, 5]
non pomi v’eran, ma stecchi con tòsco [If, XIII, 6]
che tu verrai ne l’orribil sabbione [If, XIII, 19]
Uomini fummo, e or siam fatti sterpi [If, XIII, 37]
La dolorosa selva l’è ghirlanda [If, XIV, 10]
Lo spazzo era una rena arida e spessa [If, XIV, 13]
Lo fondo suo e ambo le pendici [If, XIV, 82]
In mezzo mar siede un paese guasto [If, XIV, 94]
Luogo è in inferno detto Malebolge [If, XVIII, 1]
Purgatorio
la divina foresta spessa e viva [Pg, XXVIII, 2]
Un’aura dolce, sanza mutamento [Pg, XXVIII, 7]
tal qual di ramo in ramo si raccoglie si raccoglie [Pg, XXVIII, 19]
tutte l’acque che son di qua più monde [Pg, XXVIII, 28]
e cantando e scegliendo fior da fiore [Pg, XXVIII, 41]
qui primavera sempre e ogne frutto [Pg, XXVIII, 143]
Cantando come donna innamorata [Pg, XXIX, 1]
per le selvatiche ombre, disïando [Pg, XXIX, 5]
Mentr’io m’andava tra tante primizie [Pg, XXIX, 31]
e la faccia del sol nascere ombrata [Pg, XXX, 25]
Per correr miglior acque alza le vele [Pg, I, 1]
Lo bel pianeto che d’amar conforta [Pg, I, 19]
Venimmo poi in sul lito diserto [Pg, I, 130]
L’umile pianta, cotal si rinacque [Pg, I, 135]
Verdi come fogliette pur mo nate [Pg, VIII, 28]
vedi là il balzo che ‘l chiude dintorno [Pg, IX, 50]
Cenere, o terra che secca si cavi [Pg, IX, 115]
per cui ella esce de la terra acerba [Pg, XI, 117]
Menocci ove la roccia era tagliata [Pg, XII, 97]
Ahi quanto son diverse quelle foci [Pg, XII, 112]
li abitator de la misera valle [Pg, XIV, 41]
Buio d’inferno e di notte privata [Pg, XVI, 1]
Lo mondo è ben così tutto diserto [Pg, XVI, 58]
vedi l’erbette, i fiori e li arbuscelli [Pg, XXVII, 134]
Quando fui presso a la beata riva [Pg, XXXI, 97]
Sì passeggiando l’alta selva vòta [Pg, XXXII, 31] - [Ambrogio Lorenzetti, Cattivo governo, Siena]
Il catastrofismo creativo (sintomo di una urgenza per davvero non più rinviabile) è tutto contemporaneo. Dai romanzi, ai film, ai fumetti, alle canzoni, e a tanti altri codici espressivi odierni, compresi gli strumenti social (twitt, post).
Sfida tutta post-moderna, che vede impegnata, da anni, i ragazzi di tutto il pianeta, grazie all’attivismo e alla sensibilità di Greta Thumberg, che ha saputo porre all’ordine del giorno dei potenti della terra la questione ambientale, con ostinata intelligenza:
Tra i grandi della terra, segnalo in papa Francesco una voce decisamente fuori dal coro, perché capace, nelle sue encicliche, e nei suoi interventi sul clima e sulla situazione (drammatica) del pianeta terra, una visione integrale, cioè non solo di denuncia con l’indicazione di sterili buoni propositi, ovvero di parziali azioni di raccolta differenziata dei rifiuti, quanto piuttosto di approccio sistemico integrale, a cominciare dal sistema di produzione, che non dev’essere più centrato sul profitto, ma sull’uomo (e sulla felicità). Lezione che, un tempo, giungeva dal pensiero laico e marxista, che oggi appare, specie in Italia, distratto dall’inseguire il mercato, quasi a volersi accreditare nei salottini buoni dell’alta finanza.