PugliaItalia
Trifone Gargano, Dante
in Cattedrale a Troia (Fg)
Trifone Gargano e Dante in Cattedrale nel ciclo di incontri tenutisi a Troia (Fg) a cura di Antonio V. Gelormini, "Parole di Pietra e Versi di Luce",
Anche Affaritaliani.it - Puglia ha deciso di celebrare i 700anni dalla morte di Dante Alighieri, dedicando ogni week-end questo spazio per la pubblicazione di lavori ad opera di dantisti pugliesi o di autori, i cui articoli sono ispirati all’influenza del Somma Poeta sulla realtà pugliese in particolare o quella italiana in generale.
Esordio in accoppiata con Mina, poi riflettori accesi su Netflix con la fiction di successo con Sabrina, e incursioni ne "La casa di Jack" di Lars von Trier; quindi l'incontro con Harry Potter nella saga di Joaanne K. Rowling; l'avventura tra i twitter fulminanti delle terzine di dantesca memoria e l'esplorazione dell'influenza del Sommo Poeta nella prosa contemporanea.
E dopo l'incursione dantesca nel mondo del giallo e l'approdo in Sicilia negli intrighi di Nino Motta, il viaggio si è dipanato tra le pagine dei libri di Eraldo Affinati e Giulio Ferroni, con la successiva polemica letteraria accesa da Arno Widmann. Per toccare poi la funzione di "Bussola" de La Divina Commedia per un romanzo di Marco Balzano, l'esame su Nick Tosches e "La mano di Dante"; continuando tra le pagine di "Inferno" il successo editoriale di Dan Brown; fino ad intruflarsi tra coloro che fecero violenza a se stessi (suicidi). Per poi addentrarsi nel labirinto suggestivo della matematica, del fronte didattico-scientifico e sul versante riflessivo con il libro di Marco Santagata; o nella ricerca con la "Luce de la gran Costanza": la sposa normanna di Carla Maria Russo.
Fino a coinvolgere la creatività musicale di Vinicio Capossela, a incrociare la figura storica di Manente degli Uberti - 'Farinata' o a confrontarsi con la doppia scommessa di Laura Pariani, con il romanzo di formazione di Chiara Ingrao o col risvolto anomalo dei "selfie" danteschi. E ancora a continuare con "Charun demonio e l’immaginario mitologico dantesco", presso il MANU - Museo Archeologico Nazionale dell’Umbria - a Perugia, e con la figura, il sito e la grandezza dell’Inferno di Dante secondo Galileo Galilei. E ancora con il carisma del Santo di Mira (Anatolia), per tutti San Nicola di Bari, e l'evento/lezione ad Acquaviva delle Fonti (Ba) con Dante e la Divina Commedia in prospettiva "Ecologica"; oltre l'annuncio del seminariouniversitario (aperto a tutti), intitolato "Dante ...di corsa".
La rassegna di Trifone Gargano (Pugliese, Docente Didattica Lingua Italiane e Informatica per la Letteratura, nonché dantista e divulgatore letterario) continua con l'appuntamento uno e trino con Antonio V, Gelormini e Franco Leone delle tre serate dantesche a Troia (Fg) "Parole di Pietra e Versi di Luce" (ag)
di Trifone Gargano
Già il titolo del ciclo di incontri tenutisi a Troia (Fg) a cura di Antonio V. Gelormini, "Parole di Pietra e Versi di Luce", rinvia a Dante, con il doppio ossimoro sul quale è costruito, tra il materiale della pietra e l’immateriale della luce, che si fanno parola, richiamando l’idea dantesca della poesia capace di colpire con la ruvidezza di una pietra, ma anche di affascinare con l’impalpabile leggerezza della luce.
Le parole della poesia della Commedia di Dante incontrano la luce della pietra ricamata della cattedrale di Troia, e, in modo particolare, del suo rosone. La sfida di questa nostra idea è tutta qui: parole e pietre che tessono un’unica trama poetica.
Nel rispetto della numerologia dantesca (e cristiana), gli incontri sono stati 3, rispettivamente dedicati all’Inferno, al Purgatorio e al Paradiso. Dunque, l’1 e il 3, cioè l’unità e la collettività dell’esperienza del viaggio di Dante compie, come si evince chiaramente dall’incipit del poema:
Nel mezzo del cammin di nostra vita
mi ritrovai per una selva oscura,
ché la diritta via era smarrita.
Nell’aggettivo «nostra» è infatti racchiusa la percezione 'collettiva' dell’esistenza umana (il numero 3); subito dopo, nell’espressione «mi ritrovai», contenuta al secondo verso della prima terzina, è invece presente la singolarità di quell’esperienza (il numero 1). Due numeri, dunque, 1 e 3, sui quali è costruito l’intero poema dantesco (3 le cantiche, 1 il poema; 3 le guide di Dante, 1 il viandante; 33 i canti di ciascuna cantica, 1 il canto introduttivo dell’Inferno, affinché, cioè, tutto giunga a 100, e quindi si torni dalla molteplicità all’Unità...). Fin troppo facile rinviare, per analogia numerologica, al profondo mistero cattolico dell’unità e della trinità del Divino (l’1 e il 3 di quel Dio che è, sì, Uno, ma che è anche Trino). La numerologia attraversa l’intera Commedia di Dante, come se si trattasse di una immensa cattedrale.
Il rosone che fa bella mostra di sé sulla facciata della cattedrale di Troia presenta 11 raggi, di cui uno doppio. Esattamente come l’endecasillabo dantesco, formato da 11 sillabe, a comporre le singole terzine del poema. L’endecasillabo, in quanto verso dispari, suggerisce lo stesso Dante nel De vulgari eloquentia, è il frutto di una somma di due altri versi dispari: un quinario e un settenario, liberamente disposti nella forma 5 + 7, oppure 7 + 5. Come i raggi del rosone della cattedrale di Troia non sono, dunque, 12, ma 11; alla stessa maniera, la somma tra un quinario e un settenario non produce 12 sillabe, bensì 11 (come si può facilmente verificare nei versi della terzina incipitaria riportata sopra). La struttura metrico-sillabica dei versi della prima terzina della Divina Commedia è la seguente:
7 + 5
5 + 7
7 + 5
Ciascun verso, però, è di 11 sillabe, con gli accenti principali, rispettivamente, in sesta e in decima sede, nel primo verso; in quarta e in decima sede nel secondo verso; in sesta e in decima sede nel terzo verso. Il tutto a comporre quella che io definisco la terzina fulminante della Divina Commedia, con la perfetta coincidenza tra metro e sintassi, in appena 102 (o 105) caratteri (spazi inclusi). Un tweet prima di Twitter.
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* Le foto della serata davanti alla Cattedrale sono a cura di Rocco Lamparelli