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Trionfo del jazz al Forma
con Dee Dee Bridgewater

di Denny Pellegrino

Dee Dee Bridgewater ipnotizza il pubblico del Forma. Quando la regina del jazz decide di esibirsi, la risposta è il sold out. Così Dee Dee Bridgewater ha riempito il Teatro Forma di Bari, per ben due set consecutivi, alle 20 e alle 22 della stessa domenica d'aprile. 

DEE DEE BRIDGEWATER bari
 

Testa rasata a zero, ancora molto sexy,  la sessantacinquenne statunitense, considerata una delle poche eredi delle grandi voci femminili del jazz, ha letteralmente incantato il pubblico barese per la potenza della sua voce e gli scambi perfettamente armonici con la Forma Jazz Orchestra, diretta dal maestro Gaetano Partipilo. 

Il suo è stato un tributo alle artiste più famose al mondo: Ella Fitzgerald e Billie Holiday. La prima cosa che colpisce è la sua duttile, sensuale voce, utilizzata magistralmente tanto da diventare a tratti strumento. I suoi virtuosismi ricchi di pathos, narrazione della propria intimità. Sublime vocazione.

Dee Dee Bridgewater
 

E’ in  ‘Undecided’ di Ella Fitzgerald, secondo brano in scaletta, che la Bridgewater regala uno spettacolo unico di tecnicismi e abilità di solista, facendo della sua voce ciò che vuole, toccando note altissime e bassissime in pochi secondi. Un meraviglioso gioco di virtuosismi vocali con i fiati della Forma Jazz Orchestra.

E poi l’omaggio all’indimenticabile Billie Holiday, (Fine and Mellow, Goodmorning Heartache, Lady Sings the Blues) e alla sua musica malinconica, fatta di  “sussulti, crepature, pieghe e trasalimenti timbrici sospesi tra lirismo e tono colloquiale”  (Luciano Federighi). Ipnotica sul palco con il suo swing pigro, sexy e ciondolante a tratti felino e pieno d’elegantissime invenzioni ritmiche ha meritato l’incondizionato amore del pubblico barese, concludendo il suo concerto con All Blues  di Miles  Davis.

Serata unica, in un piccolo teatro cittadino, col jazz protagonista indiscusso con le sue suggestioni,  vibrazioni e improvvisazioni. Perché come dicevano André Coeuroy et André Schaeffner: “Invano chiuderai le orecchie al jazz. Il jazz è vita. E’ arte. E’ ebbrezza di suoni e rumori. E’ gioia animale di movimenti elastici. E’ melanconia di passioni. E’ noi oggi”.