Roma, 16 giugno 2015
INTERROGAZIONE
A RISPOSTA IN COMMISSIONE
Al Ministro dell’Ambiente tutela del territorio e del mare, al Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti, per sapere
– premesso che:
- secondo quanto risulta dagli articoli pubblicati da numerosi organi d’informazione locale, il Governo di recente ha autorizzato la società anglosassone Northern Petroleum, all’avvio dell’attività esplorativa prevista a breve, per l’esplorazione nella costa adriatica pugliese e più specificatamente da Mola di Bari, Polignano a mare, Monopoli fino a Fasano, per la ricerca di idrocarburi nelle acque prospicienti le coste;
- tale decisione, che segue il decreto ministeriale del 25 marzo 2015 del Ministero interrogato, di attuazione dell’articolo 38 del decreto – legge 12 settembre 2014, n°133 convertito con modificazioni dalla legge 11 novembre 2014, n°164, cosiddetto “sblocca – Italia”, attraverso le suindicate disposizioni, ha di fatto eliminato agli enti locali, il potere di veto sulla ricerca di petrolio e trivellazioni, trasferendo la competenza delle valutazioni di impatto ambientale su attività di prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi e di stoccaggio sotterraneo di gas naturale dalle regioni, allo Stato;
- l’interrogante evidenzia a tal fine, che la tecnica maggiormente impiegata per la ricerca degli idrocarburi è l'"air gun", ovvero:"bombe d'aria" che emettono vibrazioni a bassissima frequenza, non udibili dall'uomo, ma che provocano sulla popolazione animale marina un'ampia gamma di effetti nocivi, tra cui l'allontanamento dalla sorgente di disturbo violento, l'interruzione dell'attività di alimentazione dei piccoli, la diminuzione di deposizione delle uova, la morìa delle larve;
- risulta a tal fine paradossale, a parere dell’interrogante, che questa tecnica sia impiegata quando la disciplina normativa vigente disponga il corretto divieto dell'uso degli esplosivi per la normale attività di pesca;
- al riguardo, l’interrogante rileva altresì, come la decisione del Governo di autorizzare la suesposta società petrolifera inglese, all’esecuzione di trivellazioni al largo della costa adriatica barese, ancorché meramente esplorativa, rischia di determinare gravissime ripercussioni ambientali e marine, oltre che pesantissime ripercussioni turistiche ed economiche, in considerazione che tale autorizzazione intaccherebbe infatti l'integrità dei siti, marini e terrestri del basso adriatico e l'immagine ad alto valore naturalistico della Puglia che sempre più si sta imponendo all'attenzione del turismo internazionale;
- risulta inoltre di particolare criticità a parere dell’interrogante, che l'applicazione del suindicato articolo 38 del decreto n°133/2014, determini una chiara elusione della normativa europea in materia di tutela ambientale, con specifico riguardo al recepimento della direttiva 2013/30/UE, sul rafforzamento delle condizioni di sicurezza ambientale delle operazioni in mare nel settore degli idrocarburi;
- dalle suesposte considerazioni, a parere dell’interrogante derivapertanto l'assoluta inopportunità da parte dei Ministeri interrogati nel proseguire o autorizzare nuove trivellazioni nella zona pugliese, nella consapevolezza che, nel mare adriatico un'eventuale incidente rischia di determinare una crisi irreversibile dell’economia non solo della regione interessata, ma dell’intero Mezzogiorno e del Mediterraneo in senso generale;
quali orientamenti nell’ambito delle rispettive competenze intendano esprimere con riferimento a quanto in precedenza esposto;
se in considerazione del rischio di elusione della direttiva comunitarie esposta nella premessa, non ritengano urgente e necessario, sospendere, le procedure di autorizzazione in corso, riguardanti le attività di ricerca,prospezione e coltivazione di idrocarburi nei confronti della società Northern Petroleum, che in prossimità della costa del sud barese si appresta ad interventi di trivellazioni finalizzati alla scoperta di giacimenti petroliferi che comportano per loro natura operazioni invasive dei fondali e degli ambienti marini;
se non convengano infine, in considerazione delle articolate criticità in precedenza richiamate, derivanti dalle concessioni di estrazioni marittime, indicate dal decreto-legge n. 133 del 2014, peraltro sotto il limite delle 12 miglia dalla costa, prevedere in tempi rapidi interventi legislativi volti adabrogare le disposizioni contenute all’interno del suindicato decreto – legge, in considerazione fra l’altro che appaiono in netta controtendenza con il contenuto della direttiva sulla sicurezza delle operazioni in mare, la direttiva quadro sulla strategia per l'ambiente marino e, ai sensi del protocollo offshore, la convenzione per la protezione del Mare Mediterraneo dall'inquinamento.
Nicola Ciracì