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Tunisia, la stabilità del Mediterraneo
e il coraggio necessario dell'Europa

Antonio V. Gelormini

La Tunisia è una democrazia giovane e la "Primavera" che da poco l'ha attraversata è come quella che travolge ogni adolescenza. Un periodo non facile: quando i giovani si sentono soli e sembra che gli altri non capiscano i loro sogni, i loro obiettivi, i loro desideri. Quando agli sguardi smarriti e talvolta imparuiti non resta che cercare, nel buio della volta celeste, il conforto ri-generante della speranza nel chiarore rassicurante della luna e nell'intermittenza brillante della stella che l'accompagna.

La paura che oggi lacera il Medio Oriente e l'intero Mediterraneo è un concetrato di emozioni da controllare e regolare. Un sistema d'allarme per evitare che l'irrazionale prenda il sopravvento. E' qui che l'Europa deve far sentire tutta la sua vicinanaza, abbracciando un problema che riguarda tutti e non certo i soli Paesi frontalieri sul Mare più antico della nostra civiltà.

Dove c'è paura c'è coraggio, e viceversa naturalmente. Ce lo ricorda la testimonianza "forte" di uno dei turisti feriti durante i pochi secondi di follia terroristica che hanno sconvolto la spiaggia di Port El Kantaoui a Sousse. Un turista tedesco, che ha voluto ribadire di voler restare in Tunisia, per terminare comunque la sua vacanza e rimanere vicino a un Paese che ha imparato ad amare e nel quale conta di tornare negli anni a venire. Balsamo sulle ferite tunisine e miele per le gole infiammate come quella di Abdel Behiri, Responsabile per il Centro e Sud Italia dell'Ente del Turismo della Tunisia.

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Il coraggio di affrontare le proprie paure senza scappare. Coraggio fisico, coraggio morale e coraggio di affrontare il dolore: il coraggio più nobile, che dà forza alla resistenza soggettiva, per dare linfa e sostegno a quella collettiva di un'intera comunità. Il coraggio che l'Europa, anche nel suo interesse, deve ritrovare nel labirinto evanescente delle sue fobie, quello smarrito tra gli scranni affollati dei suoi Parlamenti, quello consuntosi tra le strade nebbiose di una cecità culturale intrisa di approssimazione e avido egoismo.

 “Chi è deserto non vuole che qualcosa fiorisca in te..” recitano i versi di una canzone di Max Pezzali/883 "Ci sono anch'io". E' quello che il terrore dell'Isis prova a fare in Tunisia come altrove, ed è a quello che l'Europa deve trovare il coraggio di reagire, facendo sentire "non solo nelle dichiarazioni dei Capi di Stato o lungo le marce di solidarietà" la concreta e operativa vicinanza progettuale in un futuro che riguarda alla stessa maniera. (2 - continua)

(gelormini@affaritaliani.it)

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Pubblicato in precedenza: Tunisia, lo spot prezioso per l’Italia Nel gioco di sponda con l’Europa