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'Velleità' di Pierluca Cetera tra oro bizantino e velluto contemporaneo
Pierluca Cetera

di Fabiana Agnello

Dal cangiante oro dell’iconografia bizantina al cangiante velluto contemporaneo: questa la sfida di Pierluca Cetera, pittore tarantino, che ha presentato in anteprima a Tenuta Moreno la serie di dipinti “Velleità”. Non la classica tela, dunque, ma il velluto come sfondo neutro da toccare che permette allo spettatore di completare l’opera.

ospiti (dir. Perrino)Mostra CeteraGuarda la gallery

L’evento è stato organizzato dall’associazione La Valigia Blu che propone Art Aperitif e Art Brunch nelle masserie più lussuose del brindisino in cui gli ospiti oltre ad ammirare le opere, degustano calici di vino e assaporano prelibatezze del territorio. Nella serata dedicata all’esposizione di Pierluca Cetera, sono stati degustati i vini di Cantine Risveglio di Brindisi.

“Velleità fa riferimento ai sogni, la velleità artistica, in questo caso il velluto, rimanda al teatro e quindi a un gesto, a un modo di muovere le mani e gli occhi che richiama a una conoscenza del corpo. In particolare, ho pensato anche all’idea che il velluto come sfondo neutro possa essere cangiante nel colore esattamente come l’oro nell’icona bizantina, ovviamente come valore simbolico molto diverso” ha detto l’artista Pierluca Cetera.

“Però è interessante l’aspetto legato alla spiritualità nella rappresentazione. Perché l’atto del dipingere per me è qualcosa di sacro, di spirituale e questa spiritualità è un tema che ho affrontato molte volte nei lavori, ma con il cruccio di rappresentarla in maniera corporale. In questi dipinti mi sono concentrato nel movimento delle mani di un corpo che può rimandare agli studi di Gurdjieff”.

con Presidente Provincia di BrindisiPresidente Provincia di BrindisiGuarda la gallery

George Ivanovic Gurdjieff, uno tra i maestri spirituali più originali e, forse, estroversi, suggeriva che una persona deve compiere dei movimenti particolari, strani per trovare un’armonia interna e avere anche una consapevolezza del proprio corpo.

“Ecco perché nei dipinti sono sottolineati questi gesti delle mani e queste espressioni che rimandano a qualcosa che sta per avvenire”. I “velluti” di Cetera hanno incuriosito e affascinato gli spettatori che toccando i dipinti hanno potuto provare una nuova esperienza sensoriale e lasciare la propria traccia su di essi.

La tecnica di “Velleità”

“Da un punto di vista tecnico, ho lasciato in tutti uno specie di alone come una luce che esce fuori dal dipinto e si integra con le figure. Dipingendo sul velluto ho creato degli effetti pittorici materici semplicemente andando contro pelo, per esempio. Infatti, la pittura è molto tirata e secca però l’effetto materico è dato proprio dal verso con cui ho dato la pennellata ulteriore impatto alla gestualità che per me è importante” ha detto il professore del liceo scientifico “R. Canudo” di Gioia del Colle, che la notte si lascia trasportare dalla più varie ispirazioni.

“È importante che quando dipingo è come se fosse sempre la mia prima volta, un impatto emotivo mio sempre diretto. Molto spesso nascono da come sto colorando, sono volti che sono nella mia testa e possono fare riferimento ad altri dipinti. Ma deve essere visibile la traccia di quel momento.

Ma come nascono i dipinti? “Intanto dall’idea e dalla sfida di dipingere su un tessuto che non è congeniale alla pittura, e poi attingendo al mio immaginario, ho scelto delle posizioni, poi i colori (ognuno ha il suo). Anche le dimensioni della tela sono ben studiate, ognuno ha il suo spazio. La pittura, poi, è molto veloce, due passaggi. È decisivo il fatto di aver creato questi elementi materici con il contropelo che hanno definito alcune zone del dipinto e poi c’è questa specie di luce che emerge dallo sfondo.”

Velleità (5)Velleità (5)Guarda la gallery

L’idea di dipingere sul velluto: l’incarico di una mostra a Shenyang, in Cina

“Mi avevano proposto di fare una grande mostra in Cina, a Shenyang, in circa 500 metri quadri di salone. E allora ho dipinto su dei frammenti di tela e loro mi hanno preparato metri di velluto su cui li ho attaccati e incorniciati. Quella serie si chiamava “Le comparse”, ho fatto riferimento al teatro, al Seicento, a Caravaggio perché i cinesi non conoscono bene l’arte occidentale e ho creato una sorta di collegamento.

Poi sono tornato in Italia e ho pensato “e se dipingessi direttamente sul velluto?” In quel caso le figure delle tele uscivano fuori, “Le comparse” per questo. Qui, invece, cambia il lavoro. Lo spettatore non è più a distanza e toccandolo può lasciare dei segni completando il lavoro. E, dunque, volevo andare oltre il dipinto e questo approccio rende le opere cariche di energie e io sono convinto che ci sia questa energia.”

Quindi, se vi dovesse capitare di ammirare “Velleità” non lasciatevi sfuggire l’occasione di lasciare la vostra traccia sul velluto e farvi avvolgere dalla sua energia.

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