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Xylella, l'avanzata procede lenta e costante Casili-M5S: 'Urge riforestazione'
Ulivi infetti a milioni per la xylella che avanza. Il via all'impianto di nuove colture resistenti e l'appello di Coldiretti e Casili-M5S per la riforestazione.
La conta degli ulivi infetti con il monitoraggio partito a maggio 2021 registra altre 7 piante malate a Fasano, portando a 43 gli ulivi colpiti dalla malattia tra le province di Bari e Brindisi, per cui è necessario intervenire con urgenza per estinguere i focolai attivi e salvare la Piana degli Ulivi Monumentali.
E’ quanto riferisce Coldiretti Puglia, in riferimento ai risultati diffusi da #infoxylella e dal sito Emergenza Xylella, secondo cui dei sette olivi infetti a Fasano, il più a nord dista circa 200 metri dalla zona cuscinetto e dall’agro del comune di Monopoli, proprio nel cuore della Piana degli Ulivi Monumentali.
“Secondo lo studio e il monitoraggio dell’andamento della malattia del CNR di Bari - sostiene il presidente di Coldiretti Puglia, Savino Muraglia - la diffusione della malattia è passata dagli 8mila ettari del 2013 ad oltre 8mila chilometri quadrati dell’attuale area demarcata, numeri che spaventano la Puglia, ma anche il resto d’Italia. La numerosità delle infezioni riscontrate a Fasano, come già avvenuto a Carovigno, disegnano uno scenario oscuro già visto a Oria e Francavilla. Intervenire tempestivamente è un richiamo che abbiamo ripetuto quasi ossessivamente in questi anni per non mandare in fumo l’enorme patrimonio olivicolo, economico, turistico e paesaggistico della Puglia”.
"La Xylella è certamente la peggior fitopatia che l'Italia potesse conoscere - denuncia Coldiretti Puglia - che ‘cammina’ ad una velocità impressionante, considerato che in 8 anni il danno del patrimonio olivetato ha superato 1,6 miliardi di euro".
"La stessa Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) - precisa la Coldiretti regionale - ha lanciato l’allarme sulla diffusione della Xylella che minaccia la maggior parte del territorio Ue dove tra l’altro sono stati individuati altri casi di malattia, dalla Francia alla Spagna, dalla Germania al Portogallo con il contagio che avanza inarrestabile verso nord".
"Dall’autunno 2013, data in cui è stata accertata su un appezzamento di olivo a Gallipoli, la malattia – continua Coldiretti Puglia – si è estesa senza che venisse applicata una strategia efficace per fermare il contagio che, dopo aver fatto seccare gli ulivi leccesi, ha intaccato il patrimonio olivicolo di Brindisi e Taranto, fino ad arrivare in provincia di Bari".
Monitoraggi, campionamenti ed espianti in caso di ulivi infetti, considerato che non esiste ancora una cura per la batteriosi, restano – aggiunge Coldiretti Puglia - l'unica soluzione per ridurre la velocità di avanzamento della infezione. L'efficacia e sistematicità – conclude Coldiretti Puglia - sono garanzia per le aree indenni della Puglia e delle regioni limitrofe.
Anche per questo, una determina dell’assessorato all’Agricoltura della Regione Puglia autorizza l’impianto di piante ‘specificate’ in zona infetta, vietato fino al 3 agosto scorso nel 40% del territorio regionale pugliese. Sancendo, pertanto, il via libera definitivo all’impianto in zona infetta di mandorlo e ciliegio, di tutti i citrus e prunus, per iniziare a programmare la diversificazione colturale in Salento, dopo il disastro causato dalla Xylella Fastidiosa, che ha colpito 21 milioni di ulivi. E’ quanto afferma Coldiretti Puglia, in relazione alla
“E’ possibile l’impianto delle piante specificate che si sono dimostrate resistenti o immuni all’organismo nocivo nelle zone infette in cui si opera l’eradicazione, e ciò riguarda agrumi, il pesco, l’albicocco, il susino, il mandorlo”, esulta Savino Muraglia.
In uno scenario lunare fatto di migliaia di ulivi secchi ancora da eradicare, si stagliano rigogliosi i mandorli, ma anche gli albicocchi, esempi di ‘resilienza’ alla Xylella fastidiosa in area infetta, testimoni che la diversificazione colturale è possibile e opportuna, per non condannare le province di Lecce, Brindisi e Taranto a una monocoltura, con il rischio che un organismo alieno azzeri il patrimonio produttivo del territorio, come già avvenuto con la Xylella che ha compromesso il 40% del patrimonio olivicolo della regione Puglia.
Le indagini diagnostiche sulle piante delle varietà di ciliegio dolce e mandorlo selezionate per esempio, a seguito dell’esposizione sia all’inoculo artificiale sia ad adulti di sputacchina con elevata incidenza di infezioni di Xylella fastidiosa, hanno dimostrato - rileva Coldiretti Puglia sulla scorta dello studio scientifico dell’IPSP del CNR di Bari – che la presenza del batterio risulta in media inferiore all’11% su mandorli e ciliegi. Questo dato confrontato con quanto ottenuto nelle tesi con piante di olivo, con la media di piante infette del 74,43%, indica una percentuale significativamente più bassa di infezione di mandorlo e ciliegio.
“Vitale aprire all’impianto anche di altre specie arboree per poter utilizzare al meglio i 25 milioni di euro messi a disposizione verso altre colture - insiste il presidente Muraglia - dal Piano anti Xylella dei 300 milioni di euro e dare una iniezione di risorse alla ricerca con i 20 milioni di euro da destinare agli studi scientifici e alla sperimentazione per ricostruire al meglio il patrimonio produttivo e paesaggistico della Puglia”.
Il mandorlo è da tempo considerato resistente e tollerante - riferisce Coldiretti Puglia - in una misura almeno uguale, se non superiore, alle varietà di olivo resistenti, per le quali è autorizzato l’impianto, secondo gli studi del CNR di Bari, mentre gli agrumi, il pesco, l’albicocco ed il susino sono risultate immuni alla Xylella fastidiosa sottospecie pauca da prove scientifiche del CNR di Bari, già ampiamente validate nel 2016 e quindi anche prima dei due anni richiesti dal regolamento. E’ indispensabile liberalizzare i reimpianti - ribadisce Coldiretti Puglia - con l'adeguata diversificazione colturale per una ricostruzione efficace dal punto di vista economico e paesaggistico, perché la ricerca ha dimostrato che altre varietà hanno caratteri di resistenza non dissimili da quelle delle varietà di olivo resistenti.
“E’ indispensabile liberalizzare i reimpianti - sottoliea Muraglia - con un intervento risolutivo del Ministero dei Beni Culturali, in collaborazione con la Regione Puglia, per le necessarie deroghe ai vincoli paesaggistici per l’espianto di ulivi ed il reimpianto di culture arboree diverse dai soli ulivi resistenti”.
Nel Salento gli agricoltori sono senza reddito da 7 anni, si contano milioni di ulivi secchi, i frantoi sono stati svenduti a pezzi in Grecia, Marocco e Tunisia, sono andati persi 5mila posti di lavoro nella filiera dell’olio extravergine di oliva, con un trend che rischia di diventare irreversibile - riferisce Coldiretti Puglia - se non si interviene con strumenti adeguati per affrontare dopo anni di tempo perduto inutilmente il ‘disastro colposo’ nel Salento.
"Tutto ciò - aggiunge la Coldiretti Puglia – è utile a permettere il ripristino e la nuova creazione di riforestazione al servizio degli operatori e dell’indotto turistico sull’area infetta da Xylella che in Puglia ha colpito 8mila chilometri quadrati di territorio. In questo modo sarà possibile mettere in atto una gestione forestale sostenibile e certificata di area vasta, i cui attori potranno essere - conclude Coldiretti Puglia - se opportunamente incentivati, i consorzi forestali capaci di organizzare e coordinare le proprietà private, pubbliche nonché demaniali".
E di riforestazione ha parlato anche il vicepresidente del Consiglio regionale della Puglia, Cristian Casili, nella sua denuncia sul tema: "Nella sola provincia di Lecce mancano all’appello oltre 10 milioni di alberi. Parliamo di un dato sottostimato, se consideriamo che la provincia di Lecce aveva una superficie olivetata pari a 98mila ettari, il minor indice boschivo rispetto alle altre province italiane, e la mancanza di colture arboree specializzate".
"In sostanza - precisa Casili - tra abbandono della campagna e il crollo del comparto olivicolo è praticamente cancellata l’agricoltura della nostra provincia, che un tempo contava su circa 160mila ettari di superficie coltivata. A ciò si aggiungono gli incendi dei boschi e della macchia mediterranea dei nostri litorali negli ultimi anni, che hanno peggiorato un quadro già fortemente compromesso nel post xylella".
"Questo scenario è apocalittico e surreale ed il problema non è solo di natura produttiva, agricola e paesaggistica - prosegue il pentastellato - ma soprattutto ambientale. La carenza di copertura arborea espone questo territorio a seri rischi idrogeomorfologici, è quindi evidente che la politica debba capire come oggi l'infrastruttura più importante per il Salento sia quella vegetale, agricola e forestale, senza la quale non c’è presente e futuro".
"Si stanno bruciando le risorse del PNRR quando si dovrebbe compiere il più grande piano di riforestazione degli ultimi 100 anni. Per questo - conclude Critian Casili - chiedo importanti investimenti, soprattutto al Governo centrale, in combinato disposto con le risorse regionali, per evitare interventi spot che non apporterebbero alcun beneficio. Serve intervenire e serve farlo ora".
(gelormini@gmail.com)