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Xylella, Giovanni Melcarne: 'Diversificare le cultivar'
Xylella: metodologie e ricerca per combatterla. L'intervista a Giovanni Melcarne, Agronomo esperto e imprenditore olivicolo.
Come unica manifestazione in Italia al servizio di olivicoltori e frantoiani, oltre che punto di riferimento principale del cCentro-Sud rivolto a viticoltori e produttori di vino, l'Enoliexpo in Fiera del Levante a Bari riparte dalle eccellenze Made in Italy.
In uno scenario in chiaro scuro, ferito da due anni di pandemia e piegato dalle tensioni internazionali, la voglia di ricominciare è tanta.
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Abbiamo sentito per Affaritaliani.it - Puglia Giovanni Melcarne, Agronomo esperto e imprenditore olivicolo, punto di riferimento che ispira in tanti quella capacità di fare impresa senza spezzarsi. Nella Puglia olivicola, il banco di prova della resilienza continua a chiamarsi Xylella. Tra luci ed ombre, il racconto di Melcarne parla di speranza e progresso.
Il miglioramento genetico è realtà per chi ha perso tutto o quasi in seguito alla Xylella. Come esperto agronomo e imprenditore, non ha trovato il terreno spianato. Tuttavia, ha reso possibile il passaggio della ricerca e della sperimentazione dal laboratorio al pieno campo. Ad oggi, è possibile fare il punto della situazione delineando i prossimi passi che consentiranno al mondo produttivo pugliese di ritornare ai livelli precrisi?
Il miglioramento genetico sull'olivo, per me, rappresenta la strada maestra, un must, per ritornare ad essere competitivi nel comparto olivicolo salentino dopo la Xylella, ma anche per il resto d’Italia. Trovare nuove cultivar significa aumentare la biodiversità, che in futuro consentirà di difendersi da altri patogeni e da Xylella, consentirà una agricoltura moderna e più sostenibile dal punto di vista paesaggistico. Costituire nuove cultivar italiane, significa anche dare la possibilità agli imprenditori di offrire oli diversi per componenti aromatiche e di gusto, unicità sempre più ricercate dai consumatori più attenti alla qualità.
L’Italia non potrà mai competere, per questioni oggettive, con le produzioni dei colossi dell’olio come la Spagna o di altri paesi emergenti. In più, negli ultimi anni stiamo assistendo all’aumento delle superfici olivetate con cultivar spagnole. Questo porterà nel medio periodo ad una omologazione del gusto, che indipendentemente dalla origine dell’olio di queste cultivar, il risultato sarà quello di marchiarlo Spagna. Un olio evo di Arbequina, anche se da piante coltivate in Italia, sarà di fatto sempre un olio che si trascina dietro il paese di origine della cultivar, in questo caso la Spagna.
Ottenere nuove cultivar da miglioramento genetico, ci vuole tempo, è un percorso lungo che però darà risultati importanti, ne sono certo. Per questo tre anni fa ho messo a dimora circa 2500 incroci, alcuni dei quali oggi sono in produzione e già avviati alla valutazione agronomica e ai test di resistenza a Xylella. Ovviamente, ci tengo a sottolineare, tutto questo è stato possibile grazie al CNR di Donato Boscia e grazie al lavoro impagabile della dottoressa Maria Saponari sempre del CNR. Non esistono assoli per progetti lunghi e ambiziosi come questo. La Puglia per prima si potrà avvantaggiare dei risultati di questo lavoro, ma non creiamo illusioni, ci vorrà tempo.
Alla luce delle sfide imposte dai fitopatogeni emergenti, alcuni anche in seguito ai cambiamenti climatici, e di alcune normative europee relativamente nuove, la professione dell'imprenditore olivicolo sembra diventare una corsa ad ostacoli. Quali i punti di forza e di debolezza per chi dovesse scegliere di investire o restare in Puglia?
I cambiamenti climatici metteranno sempre più a dura prova le aziende agricole, ma per questo bisogna investire sul miglioramento genetico, sul genoma editing e su tutte le nuove tecnologie volte a contrastare gli effetti dei cambiamenti climatici.
Consiglio a tutti di investire in Puglia, perché è una bellissima regione con tante potenzialità che molti territori non hanno. Bisogna solo mettersi a lavorare e credere in un futuro migliore. Bisogna investire sulla cultura e sui giovani. Un paese che non fa questo è destinato all’oblio.
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L'Enoliexpo in Fiera del Levante a Bari cosa rappresenta per Forestaforte?
Enoliexpo rappresenta un momento di incontro, di scambio di idee tra addetti al comparto provenienti da tutto il mondo. Per noi imprenditori che stiamo cercando di ripartire dopo Xylella, è anche un punto di inizio.