"Patto segreto Dc-Brigate Rosse". Aldo Moro, l'Arma sapeva del covo - Affaritaliani.it

Roma

"Patto segreto Dc-Brigate Rosse". Aldo Moro, l'Arma sapeva del covo

di Patrizio J. Macci

A trentasette anni dal ritrovamento del corpo del leader democristiano Aldo Moro senza vita nel bagagliaio di un'automobile in via Michelangelo Caetani, una strada al centro della ragnatela romana di luoghi fisici della Politica nella quale il 9 maggio fu rinvenuta la Renault 4 con il cadavere dello Statista, Stefania Limiti e Sandro Provvisionato hanno provato a disinnescare le incongruenze e i fuochi fatui dei cinquantacinque giorni più lunghi della storia italiana.
Il volume "Complici - Il patto segreto tra Dc e Br" (Chiarelettere editore) arriva sulle ali di uno scoop "a scoppio posticipato", perché uno dei protagonisti di quegli anni ampliamente citato nel libro, il Generale Nicolò Bozzo braccio destro di Carlo Alberto Dalla Chiesa all'epoca dei fatti con il grado di colonnello, quando il libro era definitivamente chiuso e pronto per la stampa ha ricontattato gli autori per rilasciare una dichiarazione clamorosa: "Io e Dalla Chiesa conoscevamo il covo Br di Via Montalcini tre mesi prima del sequestro. Lo comunicammo ai vertici dell'Arma ma ci fecero il vuoto attorno".
Una confessione con un peso specifico enorme, che appare genuina proprio perché formulata in un atto d'amore per la verità pensato a freddo e maturato con il tempo e non uno specchietto per le allodole a meri fini commerciali. Il Generale infatti nel volume si era limitato a fornire lumi e ricostruzioni su fatti noti e contenuti nei documenti dell'epoca, ma questa rivelazione è un jolly inaspettato. I due giornalisti hanno ripreso in mano carte e documenti dell'epoca procendendo con metodo "teologico", facendo cozzare tra di loro le diverse versioni dei fatti, prendendo il toro per le corna e iniziando proprio dal giorno del sequestro, il 16 Marzo 1978. Di questo avvenimento non esiste ancora una ricostruzione filologicamente attendibile, ci sono lati oscuri e inconoscibili sui quali gli autori hanno cercato di fare luce, bruciando i dubbi, scartabellando documenti, incrociando i dati. La conclusione è che i conti non tornano in questo come in altri episodi del sequestro: la gestione del sequestrato, il luogo stesso dove Moro è stato detenuto e poi ucciso non può essere solo quello del covo di via Montalcini, fino alla lunga lotta per il possesso della "Carte di Moro".
Le ricostruzioni che sono state mostrate nel tempo dalle diverse Commissioni, hanno cercato di far combaciare i pezzi rotti del vaso senza riuscirvi. La politica e i terroristi delle Brigate Rosse, nel corso degli anni, sono addivenuti a una versione dei fatti condivisa che non procura fastidi a nessuno dei due ma che se sottoposta a un lavoro di indagine serio e scrupoloso mostra tutti i suoi limiti: il puzzle rimontato lascia fuori alcuni pezzi, oppure le tessere non combaciano esattamente.
Il testo ha un accurato indice dei nomi, prezioso in un'opera simile per ritrovare anche i protagonisti minori degli eventi, ed è sopratutto un esempio rigoroso di come si conduce un'inchiesta giornalistica. Gli autori cuciono insieme le trame di documenti eterogenei sparsi, rifuggono sempre alla tentazione di accettare una versione dei fatti servita in tavola e facilitata dal tempo che passa vero nemico della verità perché cancella i testimoni. Forse, parafrasando Moro, un po' di luce è stata fatta.