Roma
25 aprile, comunità palestinese in piazza contro Israele. Stop del Campidoglio
La tensione tra palestinesi e israeliani si sposta a Roma. Campidoglio: "La Liberazione non va strumentalizzata"
Festa della Liberazione ad alta tensione a Roma. La Comunità Palestinese annuncia di voler manifestare con kefieh e bandiere “contro l'occupazione israeliana”, ma dal Campidoglio arriva lo stop.
A due giorni di distanza dai festeggiamenti nascono i primi attriti. Il corteo per la celebrazione della liberazione dal nazifascismo diventa uno spunto per i palestinesi romani per manifestare "a favore della democrazia e contro ogni forma di oppressione", come hanno dichiarato.
“È la Festa di tutti i liberi, i democratici italiani e di tutti i popoli che si battono contro l’occupazione, l’aggressione per la libertà e la giustizia nel mondo. Nel ribadire la nostra fraterna solidarietà all'Anpi e a tutti i partigiani, respingiamo, denunciamo e condanniamo la politica criminale dei governati israeliani, dell’assassinio e del ricatto, che viola e nega ogni diritto al popolo palestinese e rifiuta ogni soluzione pacifica, basata sulle risoluzioni dell’Onu e della legalità internazionale, del conflitto mediorientale", scrive su Facebook Yousef Salman, presidente della Comunità palestinese del Lazio.
Salman spiega poi di non voler arrivare a uno scontro, ma a una comunanza pacifica e rispettosa delle reciproche differenze: "La lotta di liberazione palestinese, non è mai stata una lotta religiosa. Gli ebrei sono sempre stati i nostri fratelli, con loro abbiamo vissuto per secoli e vogliamo continuare a viverci, oggi e domani, con uguali diritti e uguali doveri, nella sognata Palestina libera, laica e democratica. Sogno dei presidenti Yasser Arafat, Mahmoud Abbas e di tutti i palestinesi - si legge ancora - Rilanciamo l'appello a tutti i sinceri antimperialisti, antifascisti, antirazzisti, antisionisti, a tutte le resistenze internazionali alla partecipazione al corteo del 25 Aprile 2018, ore 9.00, con le sciarpe, le kefie e le bandiere palestinesi e di tutti i popoli che resistono, in Via G. Genocchi (parcheggio Regione Lazio). Ora e sempre resistenza fino alla vittoria. Palestina libera".
Un post che la comunità ebraica romana ha subito mostrato di non gradire, annunciando addirittura che se ai palestinesi verrà consentito di manifestare con kefieh e bandiere, rinuncerà al corteo. Il Campidoglio è corso ai ripari con una nota in cui ricorda che il 25 aprile è la Festa della Liberazione dell'Italia dal nazifascismo e che è la resistenza italiana ad essere alla base della Costituzione, non quella di altre nazioni: “Lo spirito unitario della resistenza italiana è alla base della nostra Costituzione. A questo, e non ad altro, è dedicata la manifestazione di mercoledì che auspichiamo veda sfilare finalmente insieme Anpi e Comunità ebraica a Roma". Per il Comune di Roma, continua la nota, ogni forma di strumentalizzazione va respinta.
Qualche settimana fa, il sindaco Virginia Raggi aveva annunciato con entusiasmo che la manifestazione di quest'anno sarebbe stata più che mai unitaria grazie all'accordo firmato da Campidoglio, Anpi e Comunità Ebraica.
Ma l'exploit della Comunità palestinese, che ricorda come l'Anpi abbia invitato tutti a partecipare al corteo di mercoledì, rischia di mettere a rischio l'unione che sembrava essersi creata.
Sul web, Anpi aveva pubblicato un appello a cui i palestinesi romani hanno mostrato di aver dato la propria interpretazione personale: “In vista del prossimo 25 aprile l'Anpi provinciale di Roma, rinnova l'invito alla partecipazione a tutte le cittadine e a tutti i cittadini. Sottolineiamo ancora una volta il pericolo di tentazioni autoritarie in Italia ed in Europa con una situazione senza precedenti dal dopoguerra ad oggi. Viviamo infatti un contesto pericoloso, insidioso, con venti di guerra senza precedenti”, si legge sul sito dell'Anpi.
Eppure anche l'Associazione nazionale partigiani d'Italia era stata chiara: “Richiamiamo le ragioni della manifestazione espresse nell'appello sottoscritto dalle associazioni della Resistenza e della Guerra di Liberazione, affermando con chiarezza che qualsiasi altra rivendicazione non fa parte quel giorno degli obiettivi della manifestazione e non ci rappresenta”.