Roma
A Roma il "califfato" non fa paura. "Rischio basso", la città non cambia
di Fabio Carosi
Chi conosce bene Roma e i romani e la "sindrome dell'Impero" non rimarrà stupito. Abituati a vedere tutto grande, a partire dal Colosseo, e avvezzi a barbari, invasori, Papi e monarchi; persino sopravvissuti in aeternum alla prima e alla seconda Repubblica, non conoscono la paura. O meglio: dura il tempo necessario per parlarne al bar prima di rituffarsi tra buche stradali, bus che non passano, metrò che si guastano e l'inevitabile e quantomai "sacro" appuntamento con il pallone. Se poi "a Roma" e "a Lazie" vivono un campionato disgraziato, non c'è paura terrorismo che tenga. A destra e a sinistra del Tevere la vita prosegue con il suo "ordinato disordine".
E il sondaggio realizzato da Affaritaliani.it in collaborazione con la super emittente radiotv RadioRadio e gestito on line dalla piattaforma di Termometropolitico, lo conferma: i romani non hanno paura del terrorismo internazionale. La "foto della paura" di Termometropolitico è stata realizzata nelle due settimane successive all'attentato di Parigi, in piena sindrome da "rinvio del Giubileo" e su un campione di persone che hanno risposto quattro quesiti mirati.
Si chiedeva se "Roma e l'Italia sono più a rischio di altri Paesi" e la riposta è stata chiara: il 65 per cento ha detto no, il 27 per cento sente il brivido mentre c'è un 8 per cento che non sa rispondere.
Secondo quesito: "Modificherà le sue abitudini, rinunciando a uscire la sera o a frequentare luoghi pubblici"? La risposta anche in questo caso è stata netta: il 70 per cento ha detto no, il 24 per cento ha cambiato più o meno stile di vita e il 6 per cento del campione ha assunto la posizione neutra.
La terza domanda chiedeva di scegliere tra una serie di luoghi "a rischio". In testa col 38 per cento la metropolitana e i mezzi pubblici in generale, seguiti dai monumenti col 21 per cento. Concerti, cinema, ristoranti e stadi sono secondo il campione romano luoghi marginali, anche se a Parigi gli obiettivi sono stati proprio quelli.
L'ultimo quesito posto al campione è sull'efficacia dell'azione di Governo in risposta all'emergenza. La risposta non è così netta come per le altre domande ma il 41 per cento approva il lavoro del presidente del Consiglio, Matteo Renzi, mentre il 37 per cento la boccia. Altro il numero di coloro che non prendono posizione che raggiunge il 23 per cento, quasi un quarto degli intervistati.
Spiega Gianluca Borrelli, direttore di Termometropolitico: "A dispetto della dieta mediatica alla quale sono stati sottoposti gli italiani e i romani dopo la strage di Parigi, il nostro campione ha una percezione completamente diversa dell'incubo terrorismo. Sembra paradossalmente che i romani, pur scossi da quanto accaduto, mantengano una specie di aplomb di fronte alla paura, figlia forse più delle narrazioni giornalistiche che percepita nel quotidiano. La riprova è nella risposta pressoché uniforme ai due quesiti principali, quello sul "rischio" e quello sulle "abitudini". Non solo la paura non abita a Roma ma i romani non hanno nessuna intenzione di cambiare le proprie abitudini. Semmai saranno prudenti ma non rinunceranno a vivere la città. Incoscienza? Non penso, secondo me siamo di fronte a una città che ne ha viste talmente tante da essere sicura che passerà pure l'ondata di terrore del Califfato. Infine un considerazione sul calo delle presenze nei ristoranti e negli hotel. Si tratta di un fenomeno normale, legato all'emotività: chi ha programmato un viaggio e può evitare di andare incontro ad un eventuale pericolo, se può evita. E gli stranieri lo fanno spesso e volentieri: sono analisti attentissimi e quindi Roma paga quel prezzo".