Roma

A Roma il turismo vale 8,5 mld l'anno: da sola genera il 10% dell'economia del settore ma crea dipendenza

di Alberto Frau

"Commercianti e strutture abusive e tavolino selvaggio” segnano la Capitale che può riemergere, ma per farlo deve essere innanzitutto amministrata

È ampiamente accettato che il "turismo", inteso come fenomeno sociale che alimenta sia direttamente che indirettamente l'economia dell'ospitalità, e quindi le economie locali dove i turisti soggiornano (acquistando vari servizi durante le loro vacanze, non solo vitto, alloggio o biglietti per attrazioni), svolge un ruolo essenziale per il Paese e rappresenta un pilastro fondamentale per il benessere di molti comuni.

A ben vedere, nella contabilità nazionale non esiste un settore “turismo” propriamente detto, poiché le statistiche di settore scomputano solo la parte alberghi, ristorazione e quella relativa alle agenzie di viaggio.

I numeri del turismo si calcolano sui Comuni

Non è presente, dunque, un calcolo onnicomprensivo che dia conto della dimensione economica generale che il fenomeno induce oltre questi tre settori. E questo soprattutto nel contesto locale sebbene la dimensione comunale sia l’unica a descrivere la dinamica autentica della realtà dell’economia turistica del nostro Paese. Le altre dimensioni, nazionale e anche regionale, danno ovviamente conto del peso generale del turismo ma è nel dettaglio comunale che la “geografia del valore aggiunto” si evidenzia nella sua grande varietà.

Ecco caosa dice il rapporto Sociometrica sulla ricchezza turistica

A questo sopperisce l’annuale rapporto di Sociometrica “La ricchezza dei comuni turistici”. La società, specializzata tra l’altro in studi territoriali e guidata dall’ex Censis Antonio Preiti, ha presentato anche per quest’anno (su base 2023) i dati inerenti all’impatto del turismo sulle comunità locali. Dalla lettura del rapporto è così possibile scorgere quali sono i comuni che apportano il maggior contributo alla ricchezza nazionale nel turismo; quanto la presenza del turismo contribuisca a elevare il reddito sia complessivo che pro-capite nei singoli comuni e quanto sia molto più promettente, dal punto di vista economico generale, quando nella destinazione prevale la dimensione alberghiera piuttosto che quella delle case in affitto. Il rapporto valuta, come tra l’altro fatto dall’Istat, come turistici, ovvero che abbiano una qualche attività turistica, 3.625 comuni pari al 44,7%, di quelli totali (di fatto, perciò, quasi un comune su due in Italia è considerato oggettivamente come un comune presente sul mercato turistico). Il rapporto tiene conto solo delle presenze turistiche registrate ma no di quelle non registrate. Questa considerazione è importante perché il dato delle presenze non registrate (impossibile da certificare) potrebbe in alcuni casi modificare profondamente l’analisi.

Ciò nonostante, quali sono i comuni che contribuiscono maggiormente a creare ricchezza (in termini tecnici: valore aggiunto) nel nostro Paese sulla base delle presenze registrate?

Sebbene osservando il ranking sembri che nulla si muova, perché vengono sempre citate le stesse destinazioni, ad esempio, Roma, Venezia e Firenze come “capitali” fra le città d’arte, o le consuete “piccole capitali” del turismo balneare della tradizione italiana: Capri, Positano, Taormina, ecc. la graduatoria dei primi 500 comuni turistici d’Italia fa scoprire alcuni aspetti inattesi, oltre ad alcune conferme, come il primato di Roma.

Il primato di Roma: da sola vale il 10% di tutta Italia

La Capitale è al primo posto per creazione di ricchezza turistica e da sola genera circa 8,5 miliardi di ricchezza dal turismo. Più in particolare, da sola produce quasi il 10 % (esattamente il 9,8%) della ricchezza generata dai primi 500 comuni turistici italiani.

Milano a sorpresa è seconda

Al secondo posto non c’è nessuna delle due “superstar” del turismo culturale in senso stretto, come Venezia e Firenze, ma Milano, che genera nel turismo 3,6 miliardi di euro, seguita poi dalle due grandi città d’arte appena citate, Venezia con 3,3 miliardi e Firenze con 2,7 miliardi di euro. Napoli è al sesto posto, proprio dopo Rimini. Da notare anche il gruppo di comuni balneari del Veneto (Jesolo, Caorle, Cavallino-Treporti e San Michele al Tagliamento) che sommati porterebbero questa area al secondo posto della graduatoria, superando persino Milano.  Potrebbero essere aggregati anche i comuni di Rimini, Riccione, Cesenati e Cervia, che rappresentano la tradizionale riviera romagnola: anche loro sarebbero sopra Milano, ma leggermente. La classifica è però fatta su base comunale.

Firenze e Rimini sono in calo

Il rapporto compara altresì i dati del periodo 2014-2022. Si scopre così che è sempre Roma la destinazione che cresce di più, perché fa registrare un + 23,3% rispetto al 2014. Le altre crescono meno, addirittura due destinazioni turistiche importantissime come Firenze e Rimini fanno registrare una flessione rispetto al 2014.

Se l'economia si fonda solo sull'ospitalità

Il rapporto permette di vedere dove la ricchezza turistica viene effettivamente prodotta; permette di vedere quali comuni sono “turismo-dipendenti”, nel senso che la loro economia, anzi talvolta la loro stessa esistenza, dipenda solo o soprattutto dall’esistenza di un’economia fondata sull’ospitalità.

Roma è un caso unico al mondo

Quelle appena descritte sono le conclusioni più generali che si possono trarre dallo studio. La ricchezza dei comuni turistici, come Roma, ha un'importanza cruciale sia dal punto di vista economico che sociale e culturale. Roma, essendo una delle città più visitate al mondo, offre un caso di studio particolarmente interessante per comprendere l'impatto del turismo sulla ricchezza locale e sulla sostenibilità economica a lungo termine.

In tale prospettiva, la politica locale, e anche nazionale, ha l'obbligo di analizzare la situazione di degrado della Capitale, perché Roma è il biglietto da visita del Paese, come del resto tutte le capitali mondiali.

Trasporti, sicurezza, manutenzione: insomma una vera "amministrazione locale"


 

Una Capitale efficiente, organizzata, produttrice di ricchezza e benessere è prima di tutto una città dove la rete di trasporto è perfettamente funzionante; dove i punti di arrivo (leggasi aeroporti e stazioni) sono il biglietto da visita della destinazione e dove i turisti possono trovare un ambiente sicuro e in grado far ricevere loro una perfetta accoglienza; dove la manutenzione urbana deve essere inappuntabile; dove espressioni come "commercianti abusivi", "strutture ricettive abusive", "tavolino selvaggio" non possono far parte dell’immaginario collettivo; dove relativamente al tema alberghiero/extra alberghiero non dovrà esserci contrapposizione, ma rispetto delle medesime regole; dove ci sia un presidio del territorio efficiente.

Perché Roma ce la può fare

Roma può riemergere, ma per farlo deve essere innanzitutto amministrata, nel vero senso della parola. Una amministrazione efficace ed efficiente non crea benefici solo al turismo ma all'intera collettività. Non esistono “politiche a favore del turismo” “ma a favore della città” e di conseguenza per i suoi cittadini. Da queste politiche ne beneficerà senz'altro anche il turista, ma in primis il cittadino romano.

Alberto Frau è professore di Economia e gestione aziendale - Revisore legale e analista indipendente - Scrittore e saggista. Ricercatore universitario nell'Università di Roma "Foro Italico" è altresì professore a contratto in differenti master post laurea presso la Luiss Business School.

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