Roma
A Roma non c'è spazio per i nuovi poveri. Mense affollate e pochi dormitori
Caritas: "Indigenza in aumento del 155%". Sant'Egidio: "Tre su dieci sono italiani, serve reddito di dignità"
Sono 7500 i poveri che ogni giorno peregrinano da una struttura di volontariato all’altra, in cerca di cibo e assistenza per ogni bisogno primario.
Li incontriamo sui marciapiedi delle stazioni avvolti da cartoni e coperte, li incrociamo mentre, con la mano tesa, vanno tra i turisti in cerca di qualche moneta. Li troviamo rannicchiati sui sedili rigidi dei tram e dei bus che spesso, in piena notte, scelgono per dormire e ripararsi dal freddo. Con l’arrivo delle temperature invernali, solo 2500 di loro riescono ad ottenere un posto nei luoghi di accoglienza. Altri 2 mila si rifugiano in edifici dismessi, capannoni abbandonati e baracche di periferia. Per i restanti 3 mila, invece, non restano altre carte da giocare: la scelta obbligata è il bivacco nei pressi di stazioni e parchi pubblici, da Termini a Tiburtina, passando anche per Colle Oppio, che ci sia il sole d’agosto o una grandinata di gennaio.
Lo riferisce Augusto D’Angelo, responsabile dei senza fissa dimora per la Comunità di Sant’Egidio, che fa notare anche come il numero di italiani che richiede sostegno alla più importante associazione romana di assistenza agli indigenti sia sostanzialmente triplicato.“Prima della crisi economica del 2008, solo un assistito su 10 al nostro servizio mensa era italiano. A nemmeno dieci anni di distanza, sono diventati 3 su 10 e tra questi, sono le presenze degli ultra 65enni, tutti pensionati, ad essere aumentate notevolmente”. Un vero paradosso quello degli anziani in stato di indigenza che, “nonostante la povertà e le pensioni minime bloccate a 400 euro, continuano ad accogliere figli e nipoti, rappresentando ancora una volta l’ultimo baluardo di salvezza per i 40enni e 50enni che hanno perso il lavoro”.
Oltre i numeri, però, ci sono le storie. Quelle di chi nasconde la sofferenza dietro le espressioni crucciate, il capo chino e lo sguardo vuoto. Come la signora Pina, 85 anni, che almeno due volte a settimana sale sul bus che la porta da Largo La Loggia a Piazza Mastai per prendere un caffè alla colazione offerta da un’altra associazione di volontariato trasteverina, “La Ronda della Solidarietà”. Pina ha 85 anni, a Roma ci è arrivata appena adolescente insieme a suo marito. Quando lui è morto, tre anni fa, l’ha lasciata sola. Senza figli, ma anche senza nessuno che si preoccupasse di come, con una pensione minima, senza reversibilità, potesse fare fronte a imposte e bollette. Non c’è imbarazzo, però, sul suo volto, quando tende la mano ai volontari per ricevere un cornetto caldo. “La signora è una nostra affezionata ‘cliente’”, racconta il presidente Domenico Fumato, “una che non si arrende nemmeno quando, a causa dell’età avanzata, cade per salire sul tram e raggiungere un pasto offerto”.
La mattina presto, in Piazza Mastai, ordinati in fila insieme a Pina “ci sono altre 150 persone, di cui l’80 percento italiane”, spiega Fumato. C’è anche Fabrizio, 50 anni, che alla Balduina aveva una piccola azienda di grafica con 12 dipendenti e tante amicizie nel mondo dello spettacolo e della tv. Lentamente, la crisi economica si è portata via la sua quotidianità, costringendolo due mesi fa ad accamparsi in strada, dopo che anche la moglie lo aveva abbandonato. Dietro di lui, in attesa di un caffè e latte, c’è anche Mario, 40enne ex odontotecnico della Casilina, uno dei tanti piccoli imprenditori schiacciati dalla crisi, che deve far fronte alle esigenze di una madre malata. I pochi soldi che riesce a racimolare con dei piccoli lavoretti saltuari sono destinati all’anziana e così, Mario preferisce dormire sul marciapiede a Roma e ogni tanto, si concede di andare a trovarla a Latina, con le medicine di cui ha bisogno.
“Bisogna ricordare, però, che la povertà deve essere solo una parentesi nella vita di coloro che ci precipitano”, sottolinea D’Angelo. “A San’Egidio, durante l’inverno, periodo più critico per i senza fissa dimora, lavoriamo soprattutto al reinserimento nella società, oltre che all’assistenza. Abbiamo così riscontrato che, se accompagnati nella ricerca di un lavoro, i cosiddetti ‘nuovi poveri’ riescono a trovare una sistemazione autonoma nell’80 percento dei casi”. Proprio come i quattro clochard improvvisati, tutti italiani che hanno perso il lavoro, che dopo essersi incontrati presso la Comunità, hanno partecipato al programma di reinserimento e oggi condividono insieme un appartamentino, nonostante le differenze di origini ed esperienza di vita. Tra loro, insieme a due ex muratori e d un artigiano, anche un aquilano, che dopo aver perso tutto nel terremoto del 2009, si era ritrovato a vagare per Roma senza alcun sostegno.
C’è un tema sul quale tutte le associazioni di volontariato convengono, ovvero l’esigenza di introdurre un reddito minimo, quello che la presidente della Camera Laura Boldrini ha definito “reddito di dignità”. “Mi auguro che nella parte finale della legislatura governo e Parlamento sappiano trovare la strada di una risposta – ha detto Boldrini - tenendo a mente, come ci ricorda l'articolo 3 della Costituzione, che è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale'". “Un provvedimento – sottolinea il Sant’Egidio – che sarebbe in linea con la tendenza europea di attribuzione di sostegno minimo, che vada oltre il convenzionale assegno di disoccupazione che, troppo spesso, non viene riconosciuto anche a causa di forme contrattuali inadeguate, e che sarebbe di vitale importanza soprattutto per coloro che perdono il lavoro in età avanzata e hanno maggiori difficoltà a reinserirsi sul mercato”.