Roma
"A Roma non ci sarebbe posto per i feriti". La Uil: "Il dramma in caso di attentati"
Se a Roma accadesse ciò che è accaduto a Parigi "non ci sarebbe posto per i feriti". A lanciare l'allarme è stato Paolo Dominici, segretario Uil lazio con delega alla sanità che ha raccolto 2500 immagini di disservizi negli ospedali romani e del Lazio. "I feriti dovrebbero stazionare nei locali delle emergenze: non ci sono presidi nè posti ma solo bravissimi professionisti con una disorganizzazione totale", ha concluso.
E sempre dalla Uil è arrivata una fotografia drammatica dell'assistenza di primo livello negli ospedali romani. Tutto questo mentre il premier Renzi inaugurava il pronto soccorso dell'ospedale Santo Spirito. Sostiene la UIl, dati alla mano: "Tempi di permanenza che superano le 24 ore e di contro 200 mila accessi in meno dal 2006 a oggi. Oltre 3.600 posti letto persi e 3.700 operatori sanitari in meno negli ultimi cinque anni. Una drastica riduzione dei codici bianchi a fronte di un incremento dei codici gialli e rossi".
Sempre nella relazione si legge che "nel 2014 i pronto soccorso del Lazio hanno registrato complessivamente circa due milioni di accessi (1.959.339), pari a 5.368 al giorno e a 224 ogni ora. Con una riduzione rispetto al 2006 – l’ultimo anno prima dell’approvazione e dell’introduzione del Piano di Rientro dal debito – pari all’8,2%, ovvero 175 mila pazienti in meno. Pazienti che salgono a meno 237 mila nel confronto con il 2009.
“Incrementi dovuti all’aumento dei giorni di stazionamento, in attesa di ricovero, presso i locali del pronto soccorso che sono divenuti dei reparti di degenza - spiega il segretario regionale della Uil, con delega alla Sanità, Paolo Dominici -. Ciò comporta un aggravio di lavoro per il personale che deve alternarsi tra i nuovi arrivi e i pazienti in attesa. L’accorpamento dei reparti ospedalieri, il taglio dei posti letto, la riduzione del personale e della strumentazione disponibile – prosegue Dominici - allunga i tempi di permanenza in pronto soccorso, soprattutto dei pazienti in attesa di trasferimento in altra struttura o in ricovero in reparto, creando il sovraffollamento che è sotto gli occhi di tutti e che, come UIL, abbiamo documentato con immagini e video durante i nostri tour nella sanità laziale”.
Complessivamente, a livello regionale, si rileva che quasi 50 mila assistiti hanno stazionato in pronto soccorso per più di 24 ore, quasi 24 mila tra 24 e 36 ore e oltre 26 mila per più di 36 ore. Tra i soli pazienti ricoverati o trasferiti, infatti, la percentuale di permanenza superiore alle 24 ore sale al 9,3% (era il 2,5% per il totale degli accessi). Ciò indica che circa 32 mila pazienti sono rimasti in pronto soccorso più di un giorno – spesso in situazione di precarietà, in barella e nei corridoi - prima di essere indirizzati alle strutture di ricovero. E’ quella tra i 15 e i 44 anni la fascia d’età con il maggiore numero di accessi al pronto soccorso (751 mila nel 2014), seguita dagli over 64 che rappresentano quasi un quarto degli utenti totali (23,2%). Questi ultimi rappresentano anche le situazioni di maggiori criticità (44% codici gialli e 6% codici rossi), mentre la fascia 0-14 rappresenta quella con la più alta percentuale di codici bianchi.
In generale, dai dati relativi al codice di triage si evidenzia come i codici bianchi rappresentano il 4,9% del totale degli accessi (95.594 in valori assoluti); decisamente più rilevante l’incidenza dei codici verdi assegnati a ben il 68,3% dei pazienti (circa 1,3 milioni di accessi). Al contrario, le situazioni più critiche rappresentano il 26,6% del totale; di esse, il 24,4% (circa 475 mila accessi) è costituito dai codici gialli, mentre gli accessi in codice rosso rappresentano il 2,4% del totale (46.751 accessi). Nel corso degli anni è progressivamente cresciuto il livello di “gravità” e di “urgenza” nei pronto soccorso regionali: tra il 2009 e il 2014, infatti, i codici rossi aumentano del 64,7% passando dall’1,3 al 2,4% del totale (+18.363 accessi) e i codici gialli aumentano del 25,7%, passando dal 17,8 al 24,4% del totale (+97.141 accessi).
“Un aumento apparentemente non comprensibile se si considera che è diminuito il numero di incidenti urbani – commenta Civica – aumento sicuramente dovuto al progressivo invecchiamento della popolazione, ma soprattutto frutto della mancata prevenzione che abbiamo registrato in questi ultimissimi anni, a causa della crisi. Le spese per esami e visite di controllo sono tra quelle più sacrificate dalle famiglie per far quadrare il budget. Al contrario, la forte contrazione dei codici bianchi è determinata principalmente dall’introduzione del ticket pari a 25 euro, entrato in vigore nel 2007”.
Secondo le stime SIMEU, infatti, in Italia almeno un quarto degli utenti (6 milioni in valori assoluti) si reca in pronto soccorso per patologie non gravi. Rapportando questo al contesto regionale e ipotizzando che, oltre ai codici bianchi, anche una quota di codici verdi sia “inappropriata” (almeno il 10% secondo le stime SIMEU), nel Lazio le “false urgenze” nel 2014 sarebbero state circa 230 mila.