Roma
A tavola con Fellini e la Cardinale: al Pigneto la mostra fotografica dei divi
Necci dal 1924 presenta “Andava tutto bene”: le barriere anti covid si trasformano per omaggiare i divi dello spettacolo
L'idea di gustare una colazione o un pranzo accanto ad una foto d'epoca di Claudia Cardinale stampata in grande formato, per dare l’idea di avere accanto l’attrice come commensale, al posto di un pannello di plexiglass, parte dal cuore del Pigneto a Roma. Succede al Necci dal 1924, in Via Fanfulla da Lodi, strada cara a Pier Paolo Pasolini, anch'egli omaggiato sugli originali Separé Fotografici.
È questa l’ultima trovata di Agathe Jaubourg e Massimo Innocenti, i due imprenditori che danno vita alla mostra fotografica dal titolo "Andava Tutto Bene", dedicata alla socialità intesa come valore assoluto. La mostra realizzata in collaborazione con Archivio DUFOTO, sarà allestita nel bar ristorante a partire da lunedì 7 dicembre 2020.
Agathe e Massimo, tra i fautori della rivoluzione culturale e gastronomica del quartiere romano, ancora una volta indossano i panni di creativi, oggi curatori di un’esposizione che porta in tavola la cultura, in modo semplice ma efficace, come solo le immagini dal forte potere evocativo sanno fare. Sedici volti noti ritratti da scatti iconici, tra cui si riconoscono: Federico Fellini, Silvana Mangano, Marcello Mastroianni, Ugo Tognazzi, Catherine Spaak, Giorgio Gaber, Sergio Endrigo e molti altri protagonisti della vita (dolce), immortalata al "tempo dei locali". Momenti di una socialità che ha fatto epoca, che rappresentano luoghi e situazioni di straordinaria vivacità, oggi riportati in luce dalle foto stampate su supporti autoportanti (misure 140x70), destinati a rimanere in pianta stabile nel locale fino al termine dell’emergenza. Spetta così a divi del cinema, della musica e intellettuali del tempo, svolgere l'importante funzione di sostituire con i loro volti, le fredde barriere anti covid, questo almeno “fino a che il Covid ci separerà”, afferma Agathe, rifiutandosi di optare per dei semplici separatori in plastica, che “amplificano di più quel senso di separazione che questo virus porta con sé”.
“Il covid ha attaccato la cultura e ora la cultura risponde al covid”, dichiara Innocenti, sottolineando quanto fosse importante la parola "contaminazione", in un'epoca in cui il mondo non era ostaggio di un virus sconosciuto, la cui prerogativa è proprio l'alto tasso di contagio e, prosegue dicendo, “A questi pannelli è destinata una funzione importante, di compagnia, di estetica e di diffusione di una bellezza che dura e durerà per sempre. E in un momento buio come quello che stiamo attraversando, un concetto come la bellezza, porta in sé un potere salvifico inestimabile”, conclude l'imprenditore.
“Andava tutto bene”, la mostra
Una mostra che ha una funzione. Una “esposizione alla carta, servita su barriere anti contagio. Una dedica alla vita (dolce) al tempo dei locali” e all’importanza della socialità e dei luoghi ad essa deputati. Il titolo - ironico - è “Andava tutto bene”, una selezione di sedici fotografie inedite attinte dal vasto archivio Dufoto. Scatti che ritraggono attori, cantanti e intellettuali nel corso degli anni ‘60 a Roma e in altre città. Foto scattate in caffè e ristoranti, luoghi di straordinaria vivacità, veri fulcri di una stagione che segnò un’autentica rinascita sociale e culturale. Abbiamo scelto di stampare con tali dimensioni per dare il più possibile l’impressione di condividere il tavolo con icone della cultura. Questa esposizione non vuole essere solo un modo alternativo di pensare le barriere anti contagio, ma un’occasione per riflettere sul valore della socialità e sui suoi luoghi, un invito a ricordare (per un futuro prossimo) l’importanza primaria dell’incontro corpi, come il contesto ottimale per dare vita a quello delle idee.
In passato i ritrovi pubblici (le taverne) sono stati descritti come luoghi di puro svago ed evasione (a volte eccessiva), ma si tende a dimenticare che sono stati anche e soprattutto un baluardo della libera espressione e un’arteria vitale per la circolazione delle idee. Nel medioevo e nel rinascimento le taverne erano luoghi sempre sorvegliati, il potere diffidava infatti di tali spazi perché da sempre in grado di intercettare e propagare il dissenso. Ma l’idea di libertà è difficile da fermare e più tardi, sarà proprio in un caffè italiano a Parigi, che i filosofi illuministi delineeranno le idee rivoluzionarie che daranno forma alle società libere in cui viviamo oggi. Negli ultimi anni bar e ristoranti vengono spesso e indistintamente definiti “Movida”, sinonimo di vita notturna sfrenata e talvolta molesta. Qualcuno potrebbe chiedersi se un giorno, magari in un futuro non troppo lontano, la nostra società non finirà per accettare l’idea che la “degenerazione” stia nei luoghi di incontro delle “persone reali” e che l’”integrità” stia in una vita vissuta tutta in assenza, fatta di teste chinate, di chat e di acquisti online.
Questa esposizione non vuole dare una risposta ma piuttosto porre delle domande, soprattutto una: c’è ancora vita al di qua degli schermi? La soluzione chissà, forse sta proprio nel dizionario, alla voce Movida: “un complesso processo di rinascita culturale dopo quarant’anni di fascismo, caratterizzata da grande vivacità culturale, economica, sociale e da una frizzante ripresa della vita mondana”.