Roma
Abuso d'ufficio e falso: Raggi verso il processo per nomine Marra e Romeo
La Procura di Roma notificherà al sindaco la richiesta di rinvio a giudizio
Nomine Marra e Romeo, chiudono le indagini. La Raggi rischia il processo per falso e abuso d'ufficio.
Rischiano di costare caro alla sindaca Virginia Raggi la nomina (poi revocata) di Renato Marra, da vicecapo della polizia municipale alla Direzione Turismo del Campidoglio, e quella di Salvatore Romeo come responsabile della sua segreteria politica. Il tutto con un aumento di stipendio da 39mila a 110mila euro, poi ridotti a 93mila a seguito dei rilievi Anac. La Procura di Roma ha infatti chiuso le indagini sul caso, passo che anticipa la richiesta di rinvio a giudizio, contestando alla sindaca il reato di falso (documentale) per la vicenda Marra e quello di abuso d'ufficio per il caso Romeo. Il reato di falso, secondo quanto ricostruito dai magistrati di piazzale Clodio, si sostanzia nella nota n.38506 del 6 dicembre 2016 che Virginia Raggi indirizzò alla Responsabile della Prevenzione della Corruzione e della Trasparenza di Roma Capitale (Mariarosa Turchi) affermando, contrariamente al vero, che il ruolo di Raffaele Marra (all'epoca capo del Personale), in relazione alla procedura per la nomina del fratello Renato, era stato di “mera pedissequa esecuzione delle determinazioni da lei assunte senza alcuna partecipazione alle fasi istruttorie, di valutazioni e decisionali e con compiti di mero carattere compilativo".
Nei confronti della Raggi, però, la Procura ha chiesto di archiviare l'accusa di abuso d'ufficio (per insussistenza del reato) che invece resta attribuito a Raffaele Marra. L'ex braccio destro del sindaco è attualmente sotto processo per corruzione in concorso con l'imprenditore Sergio Scarpellini e ormai fuori dall'amministrazione comunale. Trattandosi della pratica che riguardava il fratello, Raffaele - secondo gli inquirenti - si sarebbe dovuto astenere e invece si attivò procurando al suo congiunto "un ingiusto vantaggio patrimoniale" costituito sia dalla "illegittimità della nomina e sia dall'attribuzione di una fascia retributiva superiore a quella posseduta". Quanto alla nomina di Romeo, ritenuta dalla Procura palesemente illegittima, l'abuso d'ufficio è stato contestato, oltre che alla sindaca, 'rea' di non aver tenuto in considerazione gli autorevoli pareri contrari a questa nomina, e al diretto interessato. La stipula di una serie di polizze, nelle quali Romeo aveva indicato la sindaca quale beneficiaria in caso di morte del titolare, non è stata valutata come elemento di reato ma chi indaga ritiene che la scelta di Romeo come capo della segreteria politica della sindaca, si spiegasse anche con l'esistenza di un rapporto di amicizia e di vicinanza politica che legava i due militanti dei Cinque Stelle della prima ora.