Roma

Acqua pubblica, il pasticcio della Regione. Dietrofront sulla legge, vince Renzi

di Donato Robilotta

Sulla vicenda della gestione del servizio idrico nella regione Lazio sta andando in onda una vera e propria commedia degli equivoci che sta provocando un brutto pasticcio. Da tempo la Regione avrebbe dovuto legiferare in materia idrica, come nel campo dei rifiuti, per dar vita agli ambiti territoriali e alla loro governance.
Finalmente dopo tanto nel gennaio del 2014 la giunta approva delle linee guida in materia basate essenzialmente sul carattere economico del servizio idrico, sull’ambito territoriale unico e sull’unitarietà della gestione. Pochi mesi dopo nell’Aprile del 2014 il Consiglio Regionale, con parere favorevole dell’assessore competente, approva una proposta di legge, presentata dal comitato acqua pubblica tramite un gruppo di comuni, attraverso lo strumento del  referendum propositivo, denominata tutela, governo e gestione dell’acqua pubblica che va esattamente nella direzione opposta.
La legge n. 5 del 2014 non solo invade competenze dello Stato ma va contro i principi della concorrenza, stabilisce in maniera anomala il pareggio di bilancio ex legge, prevede una serie di ambiti di gestione e non l’Ato unico e assegna all’autorità di ambito di bacino idrografico la determinazione della tariffa, quando invece il dl 70/2011, quindi antecedente alla normativa regionale, prescrive che questo compito è in capo all’Autorità per l’energia elettrica, il Gas e il Sistema idrico. Il Governo Renzi nella seduta del 6 Giugno 2014 impugna quasi completamente la legge e il Presidente della Regione annuncia pubblicamente che affronterà il ricorso e difenderà la norma regionale davanti alla Consulta perché il Lazio è una delle poche Regioni che ha legiferato a difesa dell’acqua pubblica.
Quasi un anno dopo la giunta regionale fa marcia indietro e approva una proposta di modifica, la 276 del 7 Luglio 2015, che accoglie tutte le richieste del Governo, a partire dal rispetto delle regole della concorrenza e dalla determinazione della tariffa, sconfessa il Consiglio ma anche il suo Presidente. Il testo viene approvato dalla competente commissione ambiente, con la unanimità dei presenti, prima delle ferie estive ed ora la palla passa al Consiglio che esaminerà, nella prossima seduta di venerdì 18, le modifiche apportate e vedremo i comitati come reagiranno. Insomma prima la Regione ha fatto dell’acqua pubblica un suo manifesto ideologico, approvando un testo illegittimo per fare tante promesse e mantenere buoni i comitati, poi, evidentemente davanti alla possibilità concreta di bocciatura delle norme da parte della Consulta, fa marcia indietro e sconfessa il suo operato come se nulla fosse.