Roma

Utero in affitto, assolti dal Tribunale. "I figli appartengono a chi li ha voluti"

Sono stati assolti "perché il fatto non sussiste" i due genitori accusati di aver alterato lo stato civile dei loro due bambini nati all'estero da una maternità surrogata. La sentenza è stata emessa dai giudici della prima sezione penale del tribunale di Roma. La coppia era finita a processo perché, nel 2012, dopo essere riusciti ad avere due gemelli grazie a una donna che si è prestata ad affrontare la gestazione e il parto per loro conto, in Ucraina, avevano dichiarato all'ambasciata italiana di Kiev di essere i genitori naturali dei due piccoli.

I coniugi avrebbero poi chiesto che i documenti venissero trasmessi al comune di Roma, affinché venissero trascritti nei registri di stato civile, anche se la mamma non era di fatto la persona che aveva messo al mondo i gemelli. Una serie di attestazioni considerate inizialmente false ma per le quali, alla fine, i giudici di primo grado hanno assolto padre e madre.

La sentenza segue una giurisprudenza già applicata nel recente passato in casi simili, e che apre una nuova strada più favorevole alle coppie sterili e che tranquillizza le centinaia di "genitori" che ogni anno intraprendono viaggi della speranza in paesi che proprio come l'Ucraina consentono questa pratica.

Fino al pochi anni fa nei tribunali diverse cause erano finite con sentenze di condanne per un reato che può comportare una pena fino a 15 anni ma che, come in questo caso, veniva derubricato in false dichiarazioni a pubblico ufficiale, per una condizionale sicura e senza mai sottrarre i figli. Una virata in seno alla Corte Europea dei diritti dell’Uomo che ha affermato che comunque i figli siano nati, hanno diritto ad essere trascritti all’anagrafe di residenza come figli dei genitori che li hanno voluti. In altre parole: gli Stati possono continuare a vietare la fecondazione surrogata ma poi devono accogliere il diritto naturale dei bambini ad avere una famiglia.