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Roma
Addio Garcia, via da Roma con disonore. Quella rivoluzione francese mai attuata

di Francesco Ciccolella


Ricostruire dalle macerie, arrivare ad un passo dal paradiso e tornare nel caos polveroso delle buche romane. Può riassumersi così l'avventura di Rudi Garcia sulla panchina della Roma. Il tecnico francese sta per essere esonerato dal presidente Pallotta, stanco della mancanza di gioco e risultati della squadra, da mesi prigioniera di un qualcosa che resta di difficile comprensione ai più. A quanto pare anche ai dirigenti però, visto che la decisione che tutta la parte romanista della città sembra attendere con trepidazione è più faticosa di un parto. Conference call, riunioni, dichiarazioni che dicono tutto e il contrario di tutto hanno fatto da cornice a settimane di travaglio, nelle quali il caos la fa da padrone, il tutto a discapito dell'unica cosa che conta per la gente: i risultati. La Roma ormai sembra un collettivo di giocatori senza un senso compiuto, capace di svuotare l'Olimpico ed allontanare i tifosi dalle cose di campo, più propensi ad inventarsi commercialisti, dirigenti o questori piuttosto che calorosi appassionati di pallone.
Realtà o illusione?  Eppure l'avventura nella Capitale di Garcia era iniziata con risultati decisamente positivi. Dopo la finale di Coppa Italia persa nel famigerato 26 maggio contro la Lazio, il tecnico approda a Trigoria nell'estate 2013, pronto a ricostruire un ambiente lacerato tanto all'interno quanto all'esterno. Infila subito 10 vittorie nelle prime 10 giornate (record in Serie A) con l'apice del riscatto nella stracittadina, con la famosa frase “Abbiamo rimesso la chiesa al centro del villaggio” che manda in brodo di giuggiole il popolo romanista. A fine anno conclude il campionato al secondo posto, riportando la Roma in Champions League dopo anni di assenza dal più prestigioso palcoscenico continentale. Già a fine stagione, però, qualcuno all'epoca considerato avventato, pessimista o in malafede nutriva dei dubbi per il fatto che la squadra avesse mollato, perdendo le ultime tre gare a qualificazione oramai ottenuta.
L'inizio della fine. Nella stagione successiva la squadra si rinforza, vendendo si un pezzo pregiato come Benatia ma mettendo in piedi una squadra nel complesso più competitiva. Le prime partite sono confortanti, i giallorossi giocano un grande calcio e in meno di 20 minuti più o meno tutte le avversarie sono belle e sistemate. Dopo lo scippo del 5 ottobre allo Juventus Stadium il tecnico in conferenza stampa afferma convinto: “Quest'anno lo scudetto sarà nostro”. Bene. Peccato che arrivi il 21 ottobre, con la prestigiosa sfida al Bayern Monaco. 7 gol presi in casa, ma la Curva Sud non fa una piega ed anzi, come spesso accade, incita la squadra a vincere in campionato. Ma è l'inizio della fine. Di li in poi la squadra, tranne qualche eccezione, infila una serie di figuracce che però, nonostante tutto, la portano a finire nuovamente seconda, con il prologo del derby vinto proprio nella sfida che valeva l'ingresso diretto in Champions. Settimana di euforia, dopo tempi di amarezze, spenta dal francese che preannuncia, forse nel tentativo di farsi mandar via, che la prossima stagione (questa iniziata da qualche mese) sarà di grande sofferenza. “Cacciatelo via, ora!” “No, ci ha guidati due volte in Europa, va tenuto e rinforzata la rosa”. Tifo spaccato a metà.
Altro che dulcis in fundo. L'inizio del 2015/2016 porta ancora un'altalena di gioco e risultati. Si ottiene la qualificazione agli ottavi di Champions mancata lo scorso anno, ma il poco pubblico dell'Olimpico fischia lo scialbo 0-0. Poi il capolavoro al contrario. Persa la vetta del torneo nazionale, Roma-Spezia sembra un pomeriggio di ordinaria amministrazione di Coppa Italia. Sembra, perchè ai rigori arriva l'eliminazione contro l'undicesima in classifica di Serie B. Il presidente Pallotta tuona: “Bisogna cambiare”, ma i dirigenti lo consigliano altrimenti. Roma-Genoa manda tutti alle vacanze di Natale con 3 punti ma con tanti dubbi. Che puntualmente si concretizzano nei pareggi senza gioco di Verona ed in casa col Milan. Proprio in queste ore la cacciata del tecnico pare imminente, con la stragrande maggioranza dei tifosi che ritiene proprio il tecnico il primo, anche se non unico, colpevole, tra voci di gossip sempre attive in città, con accuse di essersi rimbambito a causa della sua storia d'amore con una conduttrice della tv ufficiale della società e chi imputa semplicemente al tecnico ex campione di Francia l'incapacità tecnica. Insomma, quella che doveva essere l'ennesima rivoluzione culturale della proprietà americana, sta per naufragare sullo scoglio Roma.

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