Affair Raggi-Marra, il sindaco a processo ribadisce: "Sulla nomina decisi io"
Il sindaco in aula nel processo che la vede imputata per falso ribadisce la sua versione
Affair Marra-Raggi, il sindaco M5S in aula, nel processo che la vede imputata per falso documentale, ribadisce la propria versione: "Nella nomina di Renato Marra alla Direzione Turismo, il fratello Raffaele non ha avuto alcun potere discrezionale".
Secondo la Raggi, ascoltata dal giudice monocratico Roberto Ranazzi, Raffaele Marra "Si è limitato ad eseguire una mia direttiva nell'ambito della procedura di interpello per i nuovi dirigenti. Il suo fu un ruolo meramente compilativo. Quello del conflitto di interessi sollevato all'epoca da Anac per me era un falso problema".
"Raffaele Marra non aveva potere discrezionale - ha ribadito Raggi - Lui si è limitato solo a firmare un atto". Una spiegazione, quella della sindaca, in linea a quanto già scrisse nella lettera all'allora responsabile Anticorruzione del Campidoglio Mariarosa Turchi, cui disse che Marra aveva eseguito in modo pedissequo quanto da lei deciso. "In quella nomina secondo me non c'erano anomalie - ha aggiunto Raggi - tanto che dopo i rilievi Anac non ritenni di fare accertamenti ulteriori. Mica faccio il pubblico ministero".
Il sindaco ha aggiunto che "anche oggi riscriverebbe la stessa cosa all'Anticorruzione" anche se ha ammesso "di avere saputo solo dopo, nel febbraio 2017 quando sono stata sentita dai pm, della riunione fra l'assessore Adriano Meloni, il responsabile del personale Antonio De Santis e Raffaele Marra in cui venne fatto il nome di Renato. Devo dire pero' che Meloni si prese subito la paternita' della scelta di Renato Marra e la difese anche dopo che il caso fini' all'attenzione della stampa. Meloni ci aveva gia' lavorato assieme, lo stimava e lo riteneva capace".
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