Affari d'oro con le "manine cinesi". Tradite dagli annunci, cinque in manette - Affaritaliani.it

Roma

Affari d'oro con le "manine cinesi". Tradite dagli annunci, cinque in manette

Attivissime sui siti on line "specializzati", e forse anche un po' sfacciati a tal punto da confessare al prio interlocutore telefonico che oltre ai massaggi tradizionali, si potevano richiedere anche quelli "speciali". E gli affari del Centro Massaggi di Cecchina, due passi dal Gra, sulla via Nettunense, andavano a gonfie vele.
Così o Carabinieri della Compagnia di Castel Gandolfo (RM) hanno dato esecuzione a un’ordinanza di custodia cautelare, emessa dal GIP presso il Tribunale di Velletri (RM) - su richiesta della locale Procura della Repubblica, diretta dal Dott. Francesco Prete - nei confronti di 5 persone (4 cinesi in carcere e 1 italiana ai domiciliari) ritenute responsabili a vario titolo del reato di induzione e sfruttamento della prostituzione.
Le indagini - coordinate dai Sostituti Procuratori Dott. Luigi Paoletti e Dott.ssa Giuseppina Corinaldesi e condotte dai Carabinieri della Stazione di Cecchina (RM) - sono state avviate nel settembre 2014 quando i militari, tramite notizie carpite da siti di annunci on-line, sono venuti a conoscenza che all’interno di un Centro Massaggi sito a Cecchina di Albano Laziale (RM) veniva effettuata attività di meretricio.
I successivi servizi di osservazione e pedinamento unitamente alle attività di carattere tecnico hanno permesso di fare piena luce e conseguentemente disarticolare l’organizzazione dedita allo sfruttamento della prostituzione.
In particolare le attività d’indagine, che sono andate avanti per circa 9 mesi, hanno consentito di accertare che le massaggiatrici, tutte orientali di età compresa fra 20 e 35 anni, a richiesta, erano solite concludere il massaggio con prestazioni di carattere sessuale per cui i clienti dovevano pagare un compenso aggiuntivo al prezzo del massaggio che variava dai 50 ai 100 euro. L’attività illecita all’interno del centro massaggi, che è stato sottoposto a sequestro, era gestita da una famiglia di cinesi e da una 36 enne romana che, con la qualifica di estetista, serviva quale “prestanome”.
Il collaudato sistema di sfruttamento della prostituzione scoperto dai Carabinieri vedeva quali vittime giovani donne cinesi e quali clienti numerosi uomini del posto, di qualunque età.