Al Polo Sud per salvarci dall'apocalisse. Croce Verde, le coordinate per il futuro
Verso quale futuro va incontro il nostro Pianeta? Quali sconvolgimenti climatici ci aspettano nei prossimi 20 anni? Temperature glaciali o ondate di calore tropicale? Trovare risposte a questi interrogativi è uno dei compiti più appassionanti per i ricercatori italiani impegnati nelle spedizioni al Polo Sud, che martedì 26 gennaio saranno protagonisti, insieme agli studenti, dell’incontro “Che tempo che farà”, organizzato da Green Cross ed Enea al Museo dei Bambini di Roma Explora (appuntamento gratuito, per prenotare tel. 06/20398878).
Dai cambiamenti climatici alle indagini sul buco dell’ozono, dallo studio dei ghiacci all’ecologia marina, dai processi di adattamento agli ambienti estremi alla scoperte sui laghi sepolti al di sotto della calotta glaciale: a svelare agli studenti delle scuole di Roma e provincia tutti i segreti dell’Antartide saranno il biologo Paolo Nicolai, dell’Unità Tecnica Antartide (Enea), e i ricercatori impegnati nella XXXI campagna antartica. In collegamento Skype dalla sala operativa della base scientifica italiana “Mario Zucchelli” nel continente bianco e dalla nave oceanografica Italica, che viaggia verso i ghiacci del Polo Sud, gli scienziati risponderanno alle domande dei giovanissimi, che potranno così conoscere a che punto è la ricerca italiana e che cosa è possibile fare per invertire la rotta e tutelare l’ambiente.
Con i ricercatori imbarcati sull’Italica quest’anno è possibile interagire anche via web, grazie al diario di bordo sul portale www.greencross.it, a cura del coordinatore scientifico della campagna Giorgio Budillon.
"Lo studio dei mari antartici e dell’Oceano Meridionale - spiega Budillon - è fondamentale per capire la circolazione oceanica globale che regola, insieme all’atmosfera, il clima terrestre. Tra le varie attività, nel corso di questa missione procederemo al campionamento del krill (organismi simili a piccoli gamberetti), dei sedimenti marini e della CO2, e riporteremo a bordo i “mooring”, strumenti ancorati in fondo all’oceano che per due anni hanno incamerato dati e informazioni in grado di raccontarci la storia del nostro Pianeta".