Roma
Saldi al via col freno a mano. I commercianti: "Meglio così che niente"
Un flop. Così il Codacons vede i saldi invernali partiti a Roma, che non hanno raccolto il favore dei consumatori della capitale.
“Gli sconti di fine stagione sono partiti in sordina a Roma – dice il presidente Carlo Rienzi – Abbiamo registrato negozi pressoché deserti e pochi cittadini per le strade dello shopping, con le periferie addirittura deserte e acquisti ridotti al lumicino. Il fallimento dei saldi, tuttavia, non è da attribuire unicamente al Covid: gli sconti di fine stagione non rappresentano più un appuntamento atteso dei romani, che hanno profondamente modificato le proprie abitudini di acquisto ricorrendo sempre più spesso al web per le proprie compere, anche grazie alla possibilità di acquistare tutto l’anno a prezzi scontati”.
“Il flop dei saldi a Roma conferma l’esigenza di liberalizzare gli sconti, lasciando ai commercianti la facoltà di scegliere in quale periodo dell’anno scontare la propria merce, sulla base di fattori soggettivi che cambiano in base alla tipologia di esercizio, all’ubicazione, alle strategie commerciali, ecc.” – conclude Rienzi. Ma le preoccupazioni non sono solo del Codacons. "I saldi rimangono un evento simbolico che consumatori ed esercenti aspettano", precisa Romolo Guasco, direttore di Confcommercio Roma, "ma quelli di quest'anno, per via della libertà di vendita promozionale che li ha preceduti, sono connotati da una minore tensione". Ma che questi saldi inizino con sconti maggiori rispetto al passato lo fa notare Valter Gianmaria, presidente di Confesercenti, aggiungendo che l'emergenza sanitaria ha già causato la chiusura di 11imila esercizi in tutto il Lazio : "Normalmente i saldi cominciano con un ribassi del 20/30 per cento - osserva - ma visto che stiamo facendo sconti quasi da un anno con le varie vendite promozionali, è normale abbassare l'asticella. Gli esercenti hanno bisogno di incassare". Piuttosto che niente, meglio piuttosto.
Ma per il mondo del commercio si apre intanto un altro fronte. “Il governo sta per darci una nuova mazzata”, attacca Claudio Pica, presidente di Fiepet-Confesercenti di Roma e Lazio, dicendosi totalmente contrario al divieto della vendita da asporto per i bar dopo le 18 che dovrebbe essere varata nel prossimo Dpcm: “In questo modo ai bar si vieta di vendere dopo le 18, anche gelati e pasticceria varia - continua - mentre l’obiettivo di frenare la vendita di alcolici e i relativi assembramenti viene vanificato dal fatto che i minimarket etnici aperti fino alle 22 restano liberi”. Pica porta ad esempio l’esperienza di un associato Fiepet Confesercenti il cui bar, in zona Eur-Montagnola, racconta, è circondato da tre minimarket che vendono alcolici a ragazzi che vanno poi a consumarlo nel vicino parchetto, e per arginare gli assembramenti lancia invece l'idea di un divieto di asporto “limitato ai soli alcolici, ma esteso a tutti gli esercizi, negozi di alimentari e minimarket etnici compresi”. Pensa anche a un inasprimento delle sanzioni per esercenti e clienti che contravvengano ma rimarca anche che oggi, per quando riguarda le restrizioni anti-Covid nelle attività commerciali, l’attenzione si concentra quasi essenzialmente sui pubblici esercizi.