Aldo Moro, il testimone mai ascoltato svela nuovi dettagli sull'omicidio
Il film “Mario Mori un’Italia a testa alta” a 40 anni dalla morte di Aldo Moro
di Patrizio J. Macci
Ugo Pecchioli “ministro degli interni” dell’allora Pci insieme a Francesco Cossiga gestì l’apertura della Renault 4 nel quale fu ritrovato il corpo di Aldo Moro la mattina del 9 maggio 1978.
Lo racconta per la prima volta in una lunga intervista il Generale dei Carabinieri Mario Mori. La dinamica degli eventi che seguì al ritrovamento del corpo di Aldo Moro, leader della Democrazia Cristiana ucciso dalle Brigate Rosse, in via Michelangelo Caetani nel cuore del centro storico romano a poche centinaia di metri dalle sedi della Dc e del Pci è dunque ancora incerta e tutta da scrivere. I fatti. Mori il 16 marzo del 1978, il giorno del sequestro di Aldo Moro, venne nominato comandante della Sezione Anticrimine del Reparto Operativo di Roma, cominciando un lungo periodo che lo vedrà protagonista nella lotta al Terrorismo. Con queste testuali parole ricostruisce per la prima volta quei momenti:
“Cossiga era vestito di grigio, Pecchioli mantenne un atteggiamento freddo, fu lui a gestire operativamente l’apertura della portiera e la vicenda connessa alla Renault 4. Pecchioli (“ministro dell’interno del PCI”) era lì insieme a Cossiga, poi quando Cossiga capì che quel cadavere era quello di Aldo Moro si allontanò. Fece qualche passo, andò a finire sugli scalini di Palazzo Antici. Si appoggiò al muro e cominciò a piangere. Pecchioli rimase freddo, impassibile, assunse la direzione delle operazioni da uomo delle istituzioni come ritengo e ritenevo che fosse”.
Nell’intervista rilasciata a Giovanni Negri non vi è nessuna indicazione precisa che possa mettere in discussione la scansione temporale di quella mattinata “infernale”: l’ora esatta in cui accadono gli eventi raccontati dal Generale rimane indefinita.
Mori non è mai stato ascoltato dalle commissioni istituite nel corso degli anni per cercare di sbrogliare la matassa del Caso Moro. Perché questa amnesia?
Frugando tra le migliaia di pagine del Caso prodotte dalle varie commissioni negli anni, non c’è traccia di questa ricostruzione dei fatti. Cossiga divenuto poi presidente della Repubblica (dopo i cinquantacinque giorni che fecero tremare la Repubblica si mostrò al pubblico con i capelli improvvisamente divenuti bianchi) è morto, così come il senatore Pecchioli scomparso all’inizio degli Anni Novanta. Ma una commissione d’inchiesta è ancora attiva e sta alacremente svolgendo un lavoro d’indagine sotto la guida del Senatore Beppe Fioroni, democristiano come lo è stato Aldo Moro, e terminerà i suoi lavori con questa legislatura. Mori è dunque uno degli ultimi testimoni viventi del Caso, uno dei pochi che potrebbe gettare una nuova luce sul puzzle di un delitto del quale ancora troppe sono le tessere mancanti. Il film “Generale Mori. Un’Italia a testa alta” del regista Ambrogio Crespi Prodotto dalla Index Production dedicato alla ricostruzione della vita di Mori che nel film viene definito uno degli “uomini più potenti d’Italia”, nel quale è contenuta la rivelazione, è stato presentato nella Biblioteca della Camera dei Deputati e uscirà nelle sale a gennaio.
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