Roma
Alfredo Romeo, l'impero romano costruito su buche e maxi appalti


Ministeri, uffici comunali, persino il Quirinale: gli appalti di Romeo nella capitale. IL PERSONAGGIO
Il nome di Alfredo Romeo esce dall'oscurità e diventa di dominio pubblico a Roma quando nel 2006 la cordata guidata dalla capogruppo Romeo Gestioni spa insieme a Vianini-Caltagirone e al Consorzio Strade sicure, si aggiudica il maxi appalto milionario per la manutenzione di 800 chilometri di strade urbane, che avrebbe dovuto risolvere l'emergenza buche.
Un'intricata vicenda iniziata nel 2005 con la pubblicazione del bando sotto l'amministrazione Veltroni e andata avanti per anni tra ricorsi e contro ricorsi. In realtà, l'imprenditore campano, all'epoca aveva già issato le sue bandierine su decine di appalti pubblici nella capitale: la Romeo Gestioni e le numerose aziende della costellazione per anni hanno gestito, e gestiscono tuttora, il patrimonio di proprietà immobiliari del Comune di Roma, ma anche di quasi tutti i Ministeri, come quello dell'Economia, della Difesa e dell'Interno; e poi strutture dell'Inps, dell'Inpdai e persino del Quirinale.
Nel 2006 la Romeo Gestioni spa vince l'appalto da 720milioni di euro ma il bando viene impugnato e nel 2007 è oggetto di ben tre pronunciamenti, fra Tar e Consiglio di Stato, che in ultima istanza hanno dato ragione proprio a Romeo.
La parola fine alla vicenda la mette la giunta Alemanno che nel 2008 annuncia la revoca dell'appalto e la disdetta del contratto in realtà mai firmato dalla giunta Veltroni causa dimissioni anticipate. Il maxi appalto viene spacchettato da Alemanno in otto lotti: con il senno del poi, si può tranquillamente constatare che nemmeno questa soluzione ha risolto i problemi delle voragini romane.
Nel frattempo Alfredo Romeo era finito nella bufera giudiziaria per l'affaire Global Service che ha inguaiato mezza giunta partenopea. L'inchiesta riguardava la società mai costituita per Palazzo San Giacomo: Romeo si fece oltre 75 giorni di carcerazione preventiva a Poggioreale, per ben 12 capi d’imputazione, dall’associazione a delinquere alla corruzione, dai quali, dopo sei anni, è stato completamente assolto perché il fatto non sussisteva.