Roma
Allarme a Roma, non si trova più un grammo di coca. Spacciatori nell'angolo
San Basilio e Tor Bella Monaca occupati dalle forze dell'ordine: le piazze di spaccio principali della città rimangono a secco di droga
di Claudio Roma
E' l'effetto dell'omicidio di Luca Sacchi: per arrivare in tempo record all'arresto di Valerio del Grosso e Paolo Pirino, Polizia e Carabinieri hanno messo sotto assedio le principali piazza di spaccio di Roma: il girone infernale di San Basilio e il fortino di Tor Bella Monaca. E da sabato scorso a Roma è sparita la droga, in particolare la cocaina.
Ad accorgersi che il flusso che imbianca la città si è esaurito sono stati per primi gli abitanti di Tor Bella Monca, quelli abituati a vedere la fila ad orario in via dell'Archeologia con il solito via vai da via Anderloni per guadagnare l'uscita verso via Aspertini, luoghi preferiti dalle vedette per tenere sotto controllo la zona. A parte le operazioni mirate, dal fine settimana passato non c'è ora un giorno che una pattuglia in borghese o quelle ufficiali di Carabinieri e Polizia stazionano davanti l'ingressi dei palazzoni, nei cortili dei quali avveniva sotto gli occhi di tutti lo scambio denaro/droga. La sola presenza delle forze dell'ordine ha di fatto paralizzato gli spacciatori e ha generato persino qualche fila. E chi vive a Tor Bella Monaca sa ben distinguere una Panda “civetta” da una “normale”. Basta guardare le maniglie delle portiere: quelle in tinta sono macchine normali, quelle bicolore sono delle forze dell'ordine, perché si dice “che costano di meno”.
Più complessa la situazione a San Basilio. Nel quartiere famoso per la qualità degli stupefacenti e la possibilità di far “rifornimento” dalle 14 sino a quasi all'alba, è la paralisi. Dopo che il quartiere è stato messo sottosopra per “togliere la protezione” ai due imputati del delitto Sacchi, la tecnica adottata è sempre la stessa: basta la presenza, per dissuadere acquirenti e “venditori”, tant'è che è sparita persino l'auto civetta dei pusher dal cavalcavia del Raccordo, garanzia di apertura della piazza di spaccio e di piena efficienza del “sistema”.
Identico scenario in Trastevere, dove però lo smercio della droga è affidato a pusher spesso non italiani. Qui la “cura antidroga” è iniziata da mesi e coincisa con l'omicidio del Carabiniere Mario Cerciello Rega, ancora avvolto da qualche mistero. Una volta assodato che a Trastevere acquistare droga era facile come mangiare una pizza, alla retata iniziale è seguita una presenza sempre più costante. E ora chi “trova una canna, trova un tesoro”.
E i consumatori? Secondo gli “esperti del settore”, la grande abbuffata di controlli non potrà durare in eterno. “Le piazze ricche le servimo a domicilio – racconta uno dei ragazzi di SanBa – gli altri s'attacccheno al tram”.
E così dopo due delitti maturati negli ambienti della droga, Roma scopre il proibizionismo. Il vero problema è capire cosa succederà negli ambienti criminali, quando a furia di non vendere si magazzini dei pusher saranno stracolmi e le casse di Mala Roma vuote. Per ora chi ci guadagna è solo la salute dei compratori.