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Roma
Allarme morbillo, il Lazio vaccina medici e infermieri. Un freno all'epidemia

di Luca Lotti


Arrivati al numero 14 del bollettino nazionale sulla diffusione del morbillo in Italia, la Regione Lazio, in prima fila da mesi come numero di casi, siamo a 1023 rispetto ai 3232 registrati in tutte le regioni dall’Istituto superiore di sanità dall’inizio dell’anno, corre ai ripari e annuncia l'avvio di una campagna di vaccinazione attiva, cioè quasi obbligatoria, per medici infermieri tecnici.

 


Cosi si spera di frenare una allarme che si trascina da mesi. In questo semestre del 2017, racconta il bollettino, “quasi tutte le Regioni (18/21) hanno segnalato casi, ma il 90% proviene da sette: Piemonte, Lazio, Lombardia, Toscana, Abruzzo, Veneto e Sicilia; l'88% dei casi era non vaccinato e il 7% ha ricevuto solo una dose di vaccino; l’età mediana dei casi pari a 27 anni. La maggior parte dei casi (73%) è stata segnalata in persone di età maggiore o uguale a 15 anni; 192 casi avevano meno di un anno di età e gli operatori colpiti dal virus in tutta Italia sono stati 246”, di cui, presumibilmente 80 negli ospedali laziali visto che i casi sono un terzo del totale.

Nel Lazio record di casi
La vicenda del morbillo nel territorio laziale, per altro, è molto simile ad un paradosso visto che il livello di copertura nella regione è superiore alla media nazionale: “Lel Lazio – scrive la Regione - la copertura vaccinale risulta essere superiore alla media nazionale per 13 antigeni su 16 : polio, difterite, tetano, pertosse, epatite b, hib, morbillo, parotite, rosolia, menigococco c, pneumococco coniugato, menigococco b, meningococco ACYW coniugato”.

L'obbligo di vaccini per le scuole
Dunque si tratta di eccezione che però non si riesce ancora a bloccare. In compenso al Regione ha già predisposto, in largo anticipo, con l’Ufficio scolastico regionale, “il piano finalizzato alla semplificazione degli atti derivanti dall’adozione del Dl sull’obbligo di vaccinazione per la popolazione da 0 a 16 anni. L’accordo si pone l’obiettivo di evitare e prevenire disagi alle famiglie per un possibile eccesso simultaneo di richieste ai servizi vaccinali. In base a quanto previsto dal documento le Scuole, nel pieno rispetto delle normative sulla privacy, invieranno gli elenchi degli iscritti alle Azienda sanitaria di competenza. La Asl da parte sua valuterà la regolarità della situazione vaccinale di ognuno, attiverà tutte le procedure previste per eventuale recupero del gap vaccinale e invierà i certificati direttamente alla scuole”. Se funziona i genitori non avranno problemi.

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