Allarme morbillo: Roma e il Lazio nella black list Usa: è una zona a rischio
Le autorità sanitarie americane: in Italia focolai della malattia. Roma prima nella classifica della paura
di Luca Lotti
In Italia la regione del morbillo è il Lazio: dall’inizio dell’anno il virus ha colpito 430 persone su 1603 totali. Praticamente un quarto del totale e questo dato ha contribuito in modo pesante al nostro inserimento nella “black list” dei paesi a rischio, da parte delle autorità sanitarie degli Stati Uniti.
Una nota negli 'Avvisi ai viaggiatori' dei Centri per il controllo e la prevenzione delle malattie di Atlanta, ha infatti incluso per la prima volta l'Italia tra i Paesi nei quali usare precauzioni, a causa dell'aumento di focolai epidemici della malattia esantematica.
Il bollettino settimanale dell’Istituto superiore di sanità dello scorso 19 aprile racconta che solo il Piemonte presenta dati epidemici vicini al Lazio con 401 casi, seguono Lombardia e Toscana con piu di 200, e il Veneto con l’Abruzzo con oltre 90. Nel resto del Paese l’epidemia non c’è. Secondo i medici di medicina generale numeri così importanti nel Lazio segnalano due problemi: l’esistenza di una platea aggredibile dal virus più ampia delle altre regioni a causa della confusione indotta nei cittadini dalle polemiche del fronte antivaccini e la debolezza strutturale del sistema vaccinale regionale non in grado di arginare in modo adeguato la diffusione del virus. Nel Lazio infatti è possibile, da sempre, vaccinarsi contro morbillo e rosolia solo nei centri delle Asl e non negli studi dei medici di famiglia e dei pediatri, una strettoia organizzativa che insieme all’incertezza ha provocato una falla di grande nella diga delle prevenzione.
I casi in aumento vertiginoso
Dal 28 marzo, data del primo bollettino al 19 aprile quando è uscito il quarto, i casi nel Lazio sono aumentati di 160 unità passando da 270 a 430. Con una media di 40 nuovi casi a settimana. Un trend da epidemia vera e che non accenna a diminuire. Ad essere colpiti nel 57% dei casi giovani da 15 a 39 anni, il 27% invece riguarda bambini da 0 a 14 anni e il restante 16% è costituito della fascia di età tra i 40 a 64 anni.
Gli operatori sanitari colpiti sono stati 152. “E’ evidente - dice Pierluigi Bartoletti vice segretario nazionale della Fimmg , la maggiore organizzazione dei medici di medicina generale in Italia - che c’è un problema di accesso alle cure e questo produce un tasso di vaccinazione più basso che può spiegare questa recrudescenza così rilevante del morbillo. Penso che il sistema vaccinale regionale necessiti di un ripensamento nel segno della flessibilità a favore dei cittadini e cioè valutare il coinvolgimento dei medici di base e dei pediatri per potenziare la rete di prevenzione”.
Negli States il morbillo eliminato dal 2000
Forse l’ora di un ripensamento è giunta nel Lazio in Italia ma anche in Europa per debellare definitivamente il morbillo e rosolia. Negli Stati Uniti queste malattie infettive sono state cancellate nell'anno 2000, sconfitte in tutte le Americhe nel settembre 2016, eliminate dal continente americano dopo 22 anni di sforzi e battaglie per aumentare le vaccinazioni delle popolazioni interessate. E invece siamo qui nel 2017 insieme a Germania e Belgio alle prese “focolai attivi di infezione” quasi da meritare la quarantena.
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