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Allergia, si salverà solo uno su due: riparte la stagione. Colpa dello smog

Torna la primavera tornano le allergie. Secondo l'Accademia europea per le allergie e l’immunologia clinica (EAACI) fra meno di 15 anni oltre il 50% dei cittadini del Vecchio continente ne soffrirà di qualche tipo. Clima ed inquinamento infatti potenziano  l’effetto allergenico dei pollini. Lo rivela uno studio condotto dall’Istituto superiore di Sanità recentemente pubblicato su “Annals of, Allergy, Asthma & Immunology”.

 


Il team di ricercatori ha infatti elaborato il concetto di potenziale allergenico dei pollini (PAP) attribuendo un punteggio basato su alcuni parametri immunologici influenzati dalla presenza del polline durante l’esecuzione dei test in vitro o su topi. Per la prima volta sono stati raccolti dati che hanno evidenziato come alcuni inquinanti (ozono, ossido nitrico, anidride carbonica particolati derivati dal traffico veicolare) e stress climatici (brusche variazioni di temperatura e pressione atmosferica, disidratazione ) agiscano su pollini e piante.
“L’analisi dei dati - afferma Claudia Afferni, ricercatrice del Dipartimento di Malattie infettive, Parassitarie ed Immuno-mediate dell’Iss - ha messo in luce che molti inquinanti sono effettivamente in grado di indurre l’aumento delle proteine allergeniche o di sostanze dotate di attività immunomodulatoria nei pollini”.

Il PAP potrebbe quindi essere utilizzato come un ulteriore indicatore ambientale di rischio per la salute respiratoria individuando nuove soglie di inquinanti rischiosi per la popolazione pediatrica geneticamente predisposta (bambini atopici).
Il ruolo dei cambiamenti climatici sul rilascio rapido degli allergeni pollinici è inoltre confermato da un fenomeno accaduto recentemente in Australia dove, in soli due giorni, circa 8.500 persone si sono rivolte ai Pronto soccorso di Melbourne in preda a gravi sintomi di asma allergica. Sei di questi pazienti sono deceduti.
Gennaro D’Amato, il maggior esperto mondiale del settore intervistato in occasione dell’episodio dal The Guardian, ha spiegato il fenomeno dell’asma "da tempesta” con la liberazione massiccia di particelle submicroniche provviste di allergeni derivanti dai pollini. Questi ultimi vengono trascinati dalle forti correnti ascensionali delle tempeste fino alla base delle nuvole dove l’alto tasso di umidità causa la rottura del granulo e la fuoriuscita delle particelle. Queste ultime, in seguito, vengono velocemente spinte al suolo dalle correnti discensionali e, a causa del loro piccolo diametro, penetrano più profondamente nei polmoni che non il polline intero provocando così più facilmente attacchi d’asma negli allergici.

Attualmente, in Europa si stima la presenza di 30 milioni di individui sotto i 40 anni affetti da asma con una prevalenza nei vari Paesi che varia dall’1% al 18% della popolazione.

Non solo pollini, c'è anche chi è allergico alla scrivania e agli shorts

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