“Almirante, Gino Paoli e i tarocchi”. Carlo il cartomante dei vip si racconta
di Patrizio J. Macci
Voce storica di Roma e cartomante dal 1977, Carlo il mago dei vip si racconta e svela le sue carte.
Giorgio Almirante, Francesca Dellera, Gino Paoli, Amanda Sandrelli sono stati suoi clienti. La cantante Sade si premurava di telefonare da Londra per accertarsi della sua presenza prima di sbarcare a Roma.
Apre la sua attività dalle sette del mattino alle diciannove ogni giorno dal 1977. Il suo luogo di lavoro è nel cuore di Roma, davanti alla Galleria Colonna. Due seggioline da picnic, un tavolo volante con un panno rosso sul quale poggia un mazzo di tarocchi. Carlo “Il Mago” (ma se lo chiamano così scuote la testa) presidia il colonnato dove un tempo c’era la pasticceria Berardo. Dal 1977 si offre di leggere il futuro dei passanti e dare consigli con un mazzo di carte o leggendo la mano. Questa volta però è stato lui raccontare il suo passato.
La chiamano “Carlo il Mago”, è il suo vero nome e come è arrivato qui?
“Non scherziamo per cortesia. Silvan è un mago. Io sono Carlo e sto qui da quarant'anni. Ci sono arrivato nel 1977 casualmente, studiavo psicologia all'università poi è arrivata l’Illuminazione. Sono il primo Cartomante di Roma. Presente tutti i giorni dalle sette del mattino alle diciannove. Ho ricevuto milioni di lire senza chiedere nulla da personaggi insospettabili, gli stessi che nel privato si dichiarano completamente scettici”.
Mi permetta di essere un po’ perplesso. Nomi di personaggi che si sono avvalsi delle sue facoltà divinatorie?”
“Quanti ne vuole e tutti dimostrabili. Giorgio Almirante, Francesca Dellera, la cantante inglese Sade, Amanda Sandrelli, Gino Paoli. Decine di alti ufficiali dell’Esercito, personaggi dell’Intelligence. Per Almirante venivano in avanscoperta alcune persone del suo seguito, andavamo insieme in un locale che si chiamava La Cabala e lì mi chiedeva consulti su alcune domande specifiche. La cantante Sade mi telefonava da Londra e arrivava con il taxi direttamente dall’aeroporto. Andavamo a pranzo o a cena e poi ripartiva. Gli artisti soprattutto d’estate mi braccavano per sottoporre al responso delle carte i loro crucci amorosi o familiari”.
La sua posizione è un punto di vista privilegiato, da lì deve aver visto eventi storici. Ricorda cosa accadde il sedici marzo del 1978 il giorno del sequestro Moro?
“Lo rammento benissimo. Però quel giorno ero sulla scalinata di piazza di Spagna. Passò Ursula Andress con la quale chiacchierai, poi a metà mattinata arrivarono gli strilloni del Messagero con la notizia del sequestro. Vidi Andreotti con la sua scorta che si infilava in un salone di bellezza in una viuzza laterale. Aveva il volto cereo. Da questo sgabello ho visto Gorbaciov, Gheddafi. Mai avuto problemi con nessuno. Solo quando arriva qualche personaggio made in Usa c’è una sorta di trattativa con le autorità per la bonifica preventiva”.
Mentre risponde a questa domanda un signore azzimato impeccabilmente all’inglese gli fa un cenno. Lui si avvicina, parlottano per tre minuti poi gli mostra tre carte dal mazzo che ha in mano. Forse deve decidere se vendere o no un pacchetto di azioni e ha chiesto un parere volante.
Come è cambiata Roma da quando ha cominciato la sua attività?
“All’inizio ero da solo. Ora siamo cinque operatori in meno di cinquecento metri quadri. È tutto controllato, tutto deciso dall’alto. La notte la città diventava terra di nessuno dopo la chiusura del Palazzo. Spadroneggiavano i criminali della Banda della Magliana. Anche loro mi chiedevano consigli”.
Mi vuole dire che c’è qualcuno che controlla la vostra disposizione e i vostri incassi?
“Beh ci sarà un motivo se io ricevo offerte per mettiamo un euro e c’è chi invece ne fa mille oppure duemila. La sperequazione è mostruosa, c’è qualcuno che ordina, gestisce e pianifica tutto. Pensi che li ho portati tutti io qui perché sono generoso. Mi chiamavano all’interno della gelateria Berardo per parlare con le persone che non volevano mostrarsi. Mi dedicavo ai grandi clienti. Non pensavo minimamente al futuro”.
L’ultima domanda: mi predica qualcosa di personale. Cosa vede?
“Sta terminando un lavoro al quale non metteva mano da un paio di lustri”
Non le sembra scontata come predizione per una persona che scrive? Deve mettere a fuoco, è in grado di darmi qualche altro elemento più preciso?
“Certo, è un’opera alla quale sta lavorando interamente a mano, senza altri strumenti.
Scritta esclusivamente con una penna bic. Le basta?”