AltaRoma, Anton Giulio Grande vs Balestra. La sfida che salva la kermesse
“Roma si è lasciata scippare la sua centralità e la censura del Bello ne è stata l'immediata conseguenza”
Di Tiziana Galli
Altaroma, gennaio 2018. Anton Giulio Grande contro Balestra, la sfida dell'alta moda si consuma a colpi di piume e ricami.
Due stili diametralmente opposti e due personalità contrastanti ma che condividono un profondissimo rispetto per la cultura e il classicismo. Renato Balestra cavalca quest'ultimo costantemente, Anton Giulio Grande lo stravolge senza mai rinnegarlo. Una pacata meditazione l'opera stilistica di Balestra che, sempre fedele a se stesso, veste una femminilità aristocratica, composta ed estremamente misurata; un'ode dannunziana quella di Anton Giulio Grande che ama gli eccessi e la provocazione continua, riuscendo regolarmente a superare il limite del consentito senza mai apparire volgare.
Renato Balestra sfila nell'opulenza di palazzo Brancaccio con un pubblico di circa quattrocento persone ed una collezione fresca, contemplativa, di ispirazione bucolica, dove il colore dominante è il verde. La sua linea pulita è essenziale, movimentata da intarsi e fiorellini minuziosamente ricamati. "Bisogna saper apprezzare il Bello" ricorda il Maestro, "la vera Bellezza, negli ultimi tempi, è stata declassata perché ritenuta roba da vecchi, ma è da lì che si parte. Perché l'alta moda viva, va recuperato il gusto per il prezioso, la bellezza non va dimenticata, va studiata. Roma si è lasciata scippare la propria centralità nella moda e la censura del Bello ne è stata l'immediata conseguenza. Bisogna puntare sui giovani, ma prima di tutto bisogna istruirli".
È della stessa opinione Anton Giulio Grande che consiglia ai giovani creativi e ai blogger che ne parlano di comprare tante collezioni di libri, oltrepassando le seduzioni di Google, perché "l'alta moda è una cosa seria".
È all'Hotel Eden che Anton Giulio Grande presenta la sua ultima collezione, ricreando un'ambientazione suggestiva e completamente ispirata agli anni Venti. Musica dal vivo, abiti ricamatissimi, che lasciano ben poco all'immaginazione, grandi ventagli di piume di struzzo, copricapo quasi onirici e colore, tanto colore, riempiono gli occhi e appagano la fantasia. Il sogno, lo stile, la perizia tecnica: non manca nulla per confermare l'alta qualità dell'artigianalità italiana. Senza via di scampo: non si può non rimanere sedotti.
Uno stile più geometrico è quello di Sabrina Persechino che solca la passerella romana con "Elektron", una collezione completamente ispirata ai pepli dell'antica Grecia. Abiti da giorno e da sera con tessuti in rafia, in seta ed in metallo. Un gioco di equilibri continuamente ricercati attraverso tagli netti e proporzioni ben studiate. Con volo un pindarico si passa alla presentazione del prêt à porter di Miahatami che fa dell'etno-chic la sua cifra stilistica. Tanto colore, tanti accessori, spille che ricordano medaglie militari, ed una femminilità fresca e disinvolta. Non è da meno Anna Francesca Ceccon, alias "Moi Multiple" che attraverso il colore e gli accostamenti vivaci veste una donna allegra, solare, multipla è mai uguale a se stessa, con un potenziale seduttivo che nasce da un'elegante ed innata disinvoltura. Applausi.
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