Roma

AltaRoma in alto mare. Dai fasti del passato al rischio moda pret a porter

C'era una volta l'alta moda: Giada Curti sceglie una location sua. La diaspora dei big continua

di Tiziana Galli


AltaRoma più che fare moda sogna di fare moda e rischia di scivolare nel pret a porter. A sette giorni dall'evento e con il calendario ancora in alto mare. Altaroma conferma che l’edizione invernale sarà celebrata presso il Guido Reni District, un’ex caserma riqualificata dal sapore post industriale. Che piaccia o no, il post industriale fa tendenza.

 


Sicuramente il Guido Reni District offre la possibilità di ospitare più eventi contemporaneamente, è facilmente raggiungibile e, ciliegina sulla torta, consente una buona possibilità di parcheggio, ma da una società che per il 7,27% appartiene a “città metropolitana Roma Capitale” e per il 18,64%  a “Risorse per Roma spa” ci si aspettava qualcosa di più.

AltaRoma, come recita il sito, è una “nuova piattaforma di lancio per i designer emergenti e centro propulsore dell’alta moda italiana” e consente attraverso tre macro aree organizzative di promuovere il Made in Italy e di valorizzare la città attraverso quei canali speciali che solo la moda riesce ad aprire.
Per usare dei numeri si potrebbe dire che a Firenze la novantunesima edizione di Pitti Uomo si è appena conclusa con un attivo di 36.000 visitatori provenienti da Giappone, Uk, Francia, Olanda, Spagna, Cina e Stati Uniti (tanto per dirne qualcuno) ed una stima di circa 8.800 buyer: un’occasione imperdibile per una città che vuol crescere ottimizzando le proprie risorse puntando sulla propria immagine. Un’occasione imperdibile anche per le case partecipanti che investono in una fucina creativa ad alto potere economico e mediatico.
Questo il sogno che Roma, dopo la diaspora dei colossi dell’alta moda, si aspetta di riconquistare, questo il potenziale, ma a fare la differenza sono i mezzi. “I nomi sono consequenziali alle cose che indicano” recita un detto latino (nomina sunt consequentia rerum) ci si chiede perché, allora, “AltaRoma alta moda” sia diventata una crogiolo di prêt-à-porter; la contraddizione è nei termini e genera confusione. E questa confusione non fa che abbassare la qualità  e il potenziale di un prodotto esclusivo che deve per definizione rispondere a certe caratteristiche specifiche che molto spesso si fa finta di dimenticare.

Non le dimenticano, però, i “grandi” che continuano a calcare la passerella romana sentendosi sempre più soli e nel posto sbagliato. "Mi sento come il capitano di una nave che deve salvare un intero equipaggio - lamentava Renato Balestra la scorsa stagione - io che amo molto la concorrenza e che sono sempre stato molto combattivo, sono rimasto solo. Questa manifestazione che si chiama "settimana dell'alta moda", si suppone che debba portare i giovani verso l'alta moda, invece, ormai, è diventata una fucina del prêt à porter". Ma sono in molti a pensarla così, indipendentemente dalle loro scelte stilistiche o commerciali.

Il sogno di Camaiani
“Mi piacerebbe molto potermi svegliare un giorno, in luglio o a gennaio, vedendo sfilare una serie di dieci o dodici nomi di stilisti che costruiscono capi con i criteri dell’alta moda. Che trionfi l’alta moda in una passerella che si vende come tale!”, questo il punto di vista di Vittorio Camaiani sarto e stilista che ama il proprio lavoro e lo affronta con la serietà e il riguardo di un vero professionista che sa dare il giusto nome alle cose.

Le aspettative degli stilisti
Ma quali sono le aspettative di quegli stilisti che decidono di puntare sul discorso romano affrontando investimenti importanti per solcarne le passerelle? “Da AltaRoma nello specifico non mi aspetto nulla”. Rivela Giada Curti, che sfilerà nel calendario della manifestazione al Grand Hotel St. Regis non usufruendo delle location del Guido Reni District, “Io conto su me stessa: sono io a creare il mio evento e lo creo come piace a me. Investo personalmente: porto venti buyer prestigiosi, e li ospito a mie spese. A Parigi non sarebbe necessario, arrivano autonomamente perché è differente l’indotto, ma ritengo impensabile l’ipotesi di tagliare Roma dal panorama dell’alta moda. Roma va potenziata”.
Raffaele Squillace, noto make up artist che parteciperà ad AltaRoma insieme alla designer Gaia Caramazza per una performance dedicata alla cosmetica luxury e alla gioielleria, sostiene che Roma sia stata la culla dell’ haute couture e sia, ancora oggi, “una città ricca di ispirazione e gli artisti devono dare il loro contributo per farla rinascere”.