Roma
Altro che Covid, il pericolo è la politica: Bartoletti: “Solo emergenze"
Pierluigi Bartoletti, leader dei medici di base mette in guardia sull'autunno Covid: “Spaventa di più la sottovalutazione del primo effetto: la polmonite"
Non solo l'attenzione al Covid che diminuisce, “c'è il pericolo della polmonite”, quello “della politica che si occupa prevalentemente di emergenze, “il vaiolo delle scimmie” e “l'ondata di medici pronti ad andare in pensione”. 72 anni, storico medico di base che non manca un giorno nello studio di Torpignattara, Pierluigi Bartoletti, vice segretario nazionale della potentissima Fimmg, la Federazione dei medici di famiglia, guarda al prossimo autunno con scetticismo.
Bartoletti, mettiamo ordine nel tabellini di marcia della stagione che ci aspetta. Partiamo dal Covid: che si prevede?
“Intanto diciamo che questo è un virus che con le sue mutazioni ha stravolto tutte le previsioni. Poi che quest'anno c' un rischio potenziale con la riapertura delle scuole senza rigidi protocolli ma è pur vero che siamo uno dei pochi Paesi a mantenere una singolarità di protezione”.
E quindi?
“C'è un rischio potenziale perché senza misure di distanziamento le infezioni virali autunnali riprenderanno vigore ma è altrettanto vero che ci stiamo preparando per la campagna di vaccinazione che partirà in autunno. Quest'anno sarà importante ma lo affrontiamo in condizioni diverse dell'anno scorso. Avremo vaccinazioni Covid, vaccinazioni antinfluenzali e pneumococciche. La polmonite c'è sempre stata ed è stata sempre sta è una patologia che è difficile da gestire. É una vaccinazione molto importante, occhio agli anziani. Sul fronte operativo abbiamo uno scudo protettivo come l'Uscar che è una forza di contenimento”.
Quindi nel Lazio siamo attrezzati?
“Rispetto ad altre regioni siamo attrezzati bene, abbiamo fatto le cose che dovevamo fare”.
Sinceramente, c'è da aver paura?
“Paura no, bisogna avere paura di sottovalutare il Covid perché dopo 3 anni questa è una malattia che parte soft e al settimo giorno peggiora e c'è il rischio della polmonite con relative sequele a distanza. Mi ha lasciato stupefatto. E' una banalizzazione il vero pericolo perché per l'Oms la pandemia esiste. Abbiamo le cure servono comportamenti realisti e attenti”.
Bartoletti, parla di realismo come in Calabria dove si corre ai ripari con i medici cubani?
“Quello che è accaduto in questo anni è che se fossero stati una guerra avremmo fatto di tutto per demoralizzare le truppe e così molto medici se ne sono andati in pensione. Noi stiamo facendo i conti con un'emorragia di medici che è andata in pensione a 63 anni. La carenza non è un fatto eccezione e non prevedibile, da tempo diciamo che così si apre la porta ai medici non italiani. Se aggiungiamo il numero chiuso, si apre la porta all'estero e non si brilla per efficienza. Abbiamo problemi di programmazione, per medici, università. Abbiamo pensato che i medici sono come le mascherine che si comprano in Cina, invece bisogna formarli e poi sono sottopagati. Molti che stanno in ospedali e 250 euro al mese e turni infernali, se ne vanno e fanno i contrattisti. E poi il sistema non va perché Regione che vai servizi che trovi, la medicina generale non è tutto oro quello che luccica, non può dipendere dal medico: il servizio deve essere uguale per tutti”.
Ma la politica che fa? O, che ha fatto?
“Se parla del ministro Speranza è un uomo solo circondato da gente che odiava i camici. Ha navigato e ha portato al barca in porto, senza albero col mare in tempesta ed è l'ultimo dei responsabili”.
Ma ci sono i soldi per mantenere il sistema?
“I soldi che hanno speso durante la Pandemia non c'erano, eppure sono usciti fuori. Ma vanno spesi meglio di come sono stati spesi. La prevenzione non la fa nessuno perché ha risultato di medio e lungo termine, La politica guarda a 3 mesi, il nodo della politica è centrale e i colleghi cubani sono una toppa.
Il vaiolo delle scimmie è preoccupante?
“Come tute le malattie che non si conoscono. Un medico di 50 anni il vaiolo non l'ha mai visto. Qui ci inventiamo un'emergenza al giorno ecco perché tra i medici c'è voglia di andare in pensione. Hanno dato un'immagine sociale della nostra categoria, drammatica e non capiscono che sparano sulla prima linea”.