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Roma
Ambulatori per gli ultimi, ecco la verità sulle chiusure di Medicina Solidale

Regione e Policlinico di Tor Vergata scaricano Medicina Solidale. L'associazione costretta alla chiusura getta la spugna: “Chiude l'ambulatorio di Tor Bella Monaca”. A rischio cure e visite mediche mediche gratuite per oltre 15mila persone.

 

di Massimiliano Martinelli

 

Quattordici anni di attività, sei ambulatori ed un'assistenza sanitaria gratuita per poveri e svantaggiati. È la realtà autofinanziata di Medicina Solidale, associazione nata nel 2004 grazie ad una convenzione del Policlinico di Tor Vergata. Lo stesso che, insieme alla Regione, prima ha chiuso i “rubinetti” ed ora punta alla cessazione definitiva dell'associazione. Una vicenda apparentemente poco chiara e trasparente, sulla quale ci aiuta a fare luce il dottor Franco Russo. Il vicepresidente di Medicina Solidale ci illustra infatti la situazione, spiegandoci anche i termini più delicati: “Il 20 giugno 2017 l'ateneo e la Regione hanno pubblicato un nuovo protocollo d'intesa, che precede e regola i rapporti utili ad emanare un atto aziendale. L'atto aziendale è uno strumento privatistico di governo delle Asl, prossimo al rinnovo, dal quale siamo stati esclusi. Eppure dal 2012, in maniera totalmente unilaterale, il Policlinico aveva già deciso di sospendere il proprio supporto, tagliandoci personale e materiale per circa 300mila euro l'anno. Ora verrebbe meno anche quell'ultimo supporto istituzionale verso un'associazione come la nostra, che si autofinanzia da tempo e svolge un ruolo cruciale tra le periferie di Roma”.

L'ultima delegittimazione in ordine di tempo di un lavoro importante e gratuito, che garantisce cure mediche e visite specialistiche per tantissime persone che, altrimenti, non potrebbero permettersele. Un fulmine a ciel sereno giustificato da un vizio di forma, che da Medicina Solidale smentiscono fortemente: “Secondo loro i nostri locali non sono stati autorizzati all'esercizio dalla sanità. Noi però siamo in regola – assicura il dottor Russo - perché per quanto ci riguarda non c'è la necessità di un decreto regionale ma solo di una comunicazione, già effettuata, e del famoso silenzio assenso. Noi operiamo nella periferia di Roma est, dove ci sono molti giovani e molti immigrati. Dove c'è il più alto tasso di natalità di Roma, ma invece di darci una mano ci scaricano. Ci dicono che siamo fuorilegge, ma noi siamo dentro la legge. È un problema sostanziale,  non di forma”. Una situazione difficile, sulla quale la Regione non sembra intenzionata a indietreggiare. E se da una parte si spera ad un ripensamento, dall'altra una sola conclusione sembra possibile: “Abbiamo deciso di gettare la spugna – annuncia il dottor Russo - verso la fine di luglio chiuderemo il centro di Tor Bella Monaca. Non sono cose che si fanno da un giorno all'altro, ma approfitteremo dell'estate per chiudere. Così facendo inevitabilmente anche le altre sedi si esauriranno”.

Sembra così giungere al termine una delle realtà più positive della città, autentico fiore all'occhiello di Roma Est. Una realtà che offre un servizio gratuito, da sempre snobbato dalle istituzioni e sorretto invece dai volontari. Secondo il dottor Russo però nessuna spy story o complotto politico all'orizzonte, solo una volontà tristemente chiara: “C'è una scelta precisa di abbandonare le periferie, lasciarle sole. La gente sarà costretta a rivolgersi al pronto soccorso del Policlinico, ma i servizi socio sanitari sono insufficienti. È una situazione kafkiana, surreale e con poche spiegazioni logiche. Dicono una cosa e ne fanno un'altra diversa, ora attendiamo i fatti.  Noi abbiamo la coscienza a posto, la palla è in mano alle istituzioni: tocca a loro mettersi la mano sul cuore”.

 

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