Roma
Amianto killer, i parenti: "Giustizia". Marina, Tirrenia, Enel: mese di processi
di Valentina Renzopaoli
Quindici giorni di fuoco per centinaia di vittime dell'eternit e per il loro familiari che aspettano giustizia: arrivano nelle aule giudiziarie almeno quattro dei più importanti procedimenti giudiziari intentati per decessi causati da esposizione all'amianto sui luoghi di lavoro. Dalle industrie di Casale Monferrato alle navi della Marina Militare, passando per le imbarcazioni della Tirrenia e gli stabilimenti dell'Enel.
Prima tappa lunedì 11 maggio: a Napoli si decide la richiesta di rinvio a giudizio per Franco Pecorini, amministratore delegato della compagnia di navigazione Tirrenia dal 1984 al 2010. Il manager, già sottoposto ad un altra inchiesta per lo stesso tipo di reato, è accusato della morte di un lavoratore marittimo. In particolare Pecorini avrebbe omesso di informare sui rischi cui erano sottoposti i dipendenti che lavoravano su navi della compagnia, all'interno delle quali è stata confermata la presenza di amianto. Inoltre non avrebbe adottato le misure di prevenzione e protezione che avrebbero evitato l'insorgere di malattie asbesto correlate e tumori.
Il giorno successivo, martedì 12, occhi puntati sulla prima udienza preliminare del processo Eternit Bis. A distanza di sei mesi dalla sentenza della Corte di Cassazione che aveva dichiarato prescritto l'intero maxi-processo Eternit annientando le speranze dei familiari delle migliaia di vittime coinvolte, tutto riparte da zero. Con un nuovo capo di imputazione per il magnate svizzero Stephan Schmidheiny: omicidio doloso per 258 morti avvenute tra Casale Monferrato e Cavagno è il reato ipotizzato dal pm Raffaele Guariniello che ci riprova dopo il doloroso “ko” subito. Processo che procederà a tappe forzate, con sedici udienze già fissate fino al prossimo 14 luglio.
L'Osservatorio Nazionale Amianto ha già fatto sapere che si costituirà parte civile e che chiederà alla Procura di Torino di “sottoporre a processo anche tutti i collaboratori del magnate che hanno permesso le condotte omicide dell'imputato”. Il riconoscimento definitivo della colpevolezza di chi non ha rispettato la salute dei lavoratori “sarebbe un deterrente per coloro ancora oggi avvelenano la nostra acqua, la nostra terra e la nostra aria e consegnano alle future generazioni un pianeta devastato” spiega Ezio Bonanni, legale di parte civile e presidente dell'Ona. Ma l'obiettivo è molto lontano e il percorso sarà lungo.
La settimana successiva, mercoledì 20 maggio in calendario è fissata la prima udienza del dibattimento presso il Tribunale di Pisa del processo a carico di Anselmo Giovannoni, Guido Palmerini Civis, Franco Luccioni, Bernardino Billi e Carlo Menichelli. I cinque ex dirigenti Enel, oggi quasi tutti ultra ottantenni, sono accusati di omicidio colposo per la morte di tre ex dipendenti del campo geotermico di Larderello, uccisi dal mesotelioma pleurico il primo nel 2002, gli altri nel 2006 e 2008, in seguito ad una lunga esposizione all’amianto.
Solo cinque giorni dopo si torna in aula anche a Padova: questa volta sul banco degli imputati finisce addirittura la Marina Militare. Tredici tra comandanti di navi e direttori in servizio tra il 1984 e il 2001, accusati di aver causato la morte e l'insorgere di malattie incurabili in centinaia di marinai costretti a vivere e lavorare accanto all'amianto, dovranno rispondere di omicidio colposo multiplo e lesioni colpose. Il rinvio a giudizio per una delle cause più importanti legate all'amianto era stato deciso il 16 dicembre dello scorso anno dal giudice dell'udienza preliminare del Tribunale di Padova, accogliendo la richiesta del pm Sergio Dini.