Roma

Anche gli avvocati piangono. Ordine di Roma: l'esercito di 25 mila al voto

L'Ordine degli avvocati di Roma al voto per rinnovare la presidenza. Parla il leader dell'aggregazione più numerosa, Antonino Galletti

di Fabio Carosi

Avvocati alle urne per eleggere il nuovo consiglio dell'Ordine di Roma: un esercito di 25704 iscritti che è chiamato alle urne per archiviare la stagione della presidenza di Mauro Vaglio, candidato poi non eletto col Movimento Cinque Stelle.

Da mercoledì 16 a sabato 19, urne aperte con un meccanismo farraginoso che prevede qualcosa come 83 candidati uniti in aggregazioni per un totale di 25 posti. Insomma, basteranno 16 eletti per decidere le sorti del più grande Ordine professionali d'Italia e d'Europa.

Affaritaliani.it ha chiesto al tesoriere uscente e candidato ala presidenza, Antonino Galletti, perché queste elezioni sono così importanti da mobilitare un'intera categoria.

Avvocato, partiamo dal meccanismo elettorale: gli aventi diritto sono 25mila e più, con la bellezza di 83 candidati per 25 posti e con l'elezione del presidente a maggioranza e con il voto elettronico. Sarà pure moderno ma il sistema è complesso, o no?
“Complesso? Direi farraginoso. Chi ci guadagna sono le società di software che si sono industriate per gestire le nostre elezioni”.

Perché è così importante l'Ordine di Roma?
“Perché amministra e gestisce l'albo e le iscrizioni e la vita amministrativa di oltre 25 mila persone. Vale come un piccolo Comune. Ed è il più grande d'Italia e d'Europa. Ci supera solo Buenos Aires. Di solito vota un terzo degli aventi diritti, circa 8-9 mila persone”.

Perché il presidente uscente Vaglio non si è ricandidato?
“L'attuale Presidente non si è ricandidato perché ha provato al Senato col 5 Stelle poi ha optato per la cassa Forense. Anche io sono stato eletto nella Cassa ma poi ho optato per l'Ordine”.

Ma quanti sono i candidati?
“Originariamente 87, poi 4 hanno rinunciato per una sentenza che vieta il doppio mandato elettorale e poi l'attuale segretario è stato eliminato per doppio mandato, successivamente riammesso grazie ad un decreto del Consiglio Forense. Quindi si è passati da 87 a 83 candidati. Per 25 posti che è un'altra stranezza per il nostro Ordine che ha perso anche competenze disciplinari e invece di ridurci siamo aumentati. Proprio da questi numeri deriva un po' di ingovernabilità.

Si sente l'uomo giusto per mettere "ordine nell'Ordine"?
“Facciamolo dire agli avvocati ma aspettiamo la prova del fuoco. Io sono consigliere dal 2012 e dal 2013 faccio il tesoriere e la mia non è un candidatura improvvisata”.

Cinque punti per cambiare le cose.... a parte la crisi economica che riduce il lavoro anche per i legali...
“Una cosa che dobbiamo riaffermare a Roma è l'autonomia e l'indipendenza dell'avvocato anche alla luce dell'esperienza dell'ultimo presidente che si è messo a disposizione di una forza politica. Questo crea malcontento”.

Poi?
“Una battaglia per allargare e far applicare la normativa in materia di equo compenso per venire incontro alle esigenze di colleghi in crisi”.

Ce ne sono tanti?
“Beh, oltre la metà ha redditi inferiori ai 30 mila euro. Il dato da zero a 25 mila euro è drammatico, poi c'è un'altra parte da 50 in su che diventa bassissima.”

Eppure a Roma i processi si fanno e sono anche costosi...
“Sì ma è cambiato il modo di approcciare alla clientela. Oggi banche o società impongono oneri da fame. Non è più un contenzioso ricco. La stessa infortunistica stradale è molto ridotta. Oggi le pratiche la fanno i carrozzieri. Poi c'è il clima generale di sfiducia del quale risentono anche gli avvocati. Oggi si rinuncia a fare causa”.

E' finito il mito dell'avvocato che guadagna tanto?
“Guardi che io rinuncio a recuperare i compensi.. E' finita la pacchia per tutti i professionisti. Anche i notai si associano per ripartire le spese. Girano meno soldi, c'è più concorrenza e si è ridotto il margine di guadagno. E poi abbiamo un sistema di accesso alla giustizia che è costosissimo: tra contributo unificato e spese di notifica, un terzo di ciò che paga un cittadino se ne va per spese vive”.

Lei è civilista, penalista, oppure?
“Amministrativista e civilista, sposato con due figli, ha iniziato nel 1996 e iscritto all'albo l'anno dopo”.

Se dovesse dare un consiglio a un giovane?
“Ci vuole passione perché è un lavoro diverso dagli altri e si ha a che fare con la carne viva delle persone; poi per chi inizia oggi è opportuno non limitare la ricerca e lo studio ai settori classici. Oggi i settori classici sono in crisi, trovare settori di specializzazione offerti da nuove tecnologie dal diritto all'oblio alle responsabilità per i social, sino al diritto alimentare”. 

Avvocato, chi vince alle elezioni?
“Per scaramanzia dico che non lo so. Il presidente non è il più votato, ma viene eletto dai consiglieri e per questo è importante che siano votarti tutti i candidati della mia squadra”.