Andreotti e Sgarbi uniti dalla stessa follia. Libri, quando il collezionismo diventa pathos - Affaritaliani.it

Roma

Andreotti e Sgarbi uniti dalla stessa follia. Libri, quando il collezionismo diventa pathos

di Patrizio J. Macci


Un repertorio di collezionisti e bibliofili pazzi per i libri, tra i quali spiccano il senatore e ministro Giulio Andreotti (i libri sono l'unica cosa che ha collezionato in maniera superiore alle cariche politiche), un collezionista scatenato per la fantascienza che risponde al nome di Bruno Baronchelli. E poi Vittorio Sgarbi e i suoi libri sparsi tra l'abitazione romana di Palazzo Massimo e la casa dei genitori ai quali non riesce più ad accedere; volumi che oramai vivono esclusivamente nella sua memoria perché sono presidiati dalle tele, le statue e gli oggetti di antiquariato che li occultano alla vista. Difficilmente i soggetti in questione possiedono una quantità di volumi inferiore alla decina di migliaia.
È il mondo fantasmagorico e pericolosissimo raccontato da Luigi Mascheroni nel suo "Scegliere i libri è un'arte, collezionarli una follia" pubblicato da Biblohaus editore. Oliviero Diliberto e la sua collezione della Biblioteca Universale Rizzoli completata con una ricerca che è durata una vita intera, se la batte con il "cacciatore di libri" Simone Berni del quale non si conosce esattamente quali libri possieda e di quale valore: l'intellettuale Giampiero Mughini e la sua casa romana di Monteverde nella quale oramai c'è posto solo per i libri dedicati al Futurismo e un letto.
Un universo di soggetti umani nel quale gettarsi con curiosità e con il rischio di farsi contagiare. Mascheroni ("uomo di lettere" e posseduto dal demone dei libri anche lui) ne ha snidati venticinque che racconta con piglio ironico e rassegnato. Hanno interessi differenti e un approccio completamente differente uno dall'altro: c'è il collezionista che dedica una vita intera al tentativo di completare una collezione, e quello che procede in maniera randomica accatastando libri che neanche ha il tempo di aprire. Sono i peggiori bibliofili d'Italia, o almeno una buona rappresentanza della categoria. Spesso in combutta tra di loro, corrono con occhi disperati tra bancarelle dove giacciono accatastati alla rinfusa "libracci" impolverati senza valore tra i quali sperano di trovare il libro che manca alla loro collezione oppure l'incunabolo mai censito su nessun catalogo e che potrebbe dare il senso alla ricerca durata un'esistenza.
Tutti quanti hanno in comune tre cose: una moglie paziente, parecchi soldi da spendere e almeno un'abitazione interamente dedicata al ricovero dei libri ordinati con un metodo che spesso solo il titolare è in grado di comprendere. Perché, in ultima analisi, come ha scritto Giuseppe Pontiggia che voleva istituire un circolo dove l'ingresso fosse vietata a chi possedeva meno di ventimila volumi rari o introvabili, "non vi è nulla di più folle della furia di accatastare libri, se non la follia di non possederne affatto".