Roma

Anna Frank per insultare i romanisti, la Lazio in Sinagoga a chiedere scusa

Lotito chiede scusa: “Mi dissocio, la maggioranza dei tifosi è contro il razzismo”

"Annuncio oggi ufficialmente che la Lazio organizzerà una iniziativa annuale per portare ogni anno 200 tifosi in visita ad Auschwitz".
 
Sono le parole del presidente biancoceleste Claudio Lotito, cin visita alla sinagoga di Roma per deporre una corona di fiori dopo lo scandalo delle foto di Anna Frank con la maglia giallorossa affisse in curva dagli ultra' laziali durante la partita Lazio-Cagliari. Insieme a lui i vertici del club e i calciatori Wallace e Felipe Anderson.

"La stragrande maggioranza della tifoseria laziale" è antirazzista e contro ogni forma di antisemitismo. Sono qui - ha scandito Lotito di fronte a una folta folla - per esprimere la nostra totale dissociazione nei confronti di ogni xenofobia, razzismo, antisemitismo. La società ha messo in atto tutte le iniziative per prevenire questi fenomeni", e la maggioranza dei tifosi "condivide la nostra posizione".

"In una comunità con 30 mila, 50 mila tifosi – ha continuato Lotito - può anche capitare che ci stia lo scemo di turno. Non possiamo mettere un carabiniere per ogni tifoso".

Assenti i rappresentanti della Comunità Ebraica per impegni pregressi.
La visita della Lazio nella Sinagoga di Roma era stata conferma in mattinata dal portavoce della Lazio, Arturo Diaconale, smentendo le indiscrezioni circolate circa un possibile annullamento dell'iniziativa.

In campo con la maglietta di Anna Frank

Non basta la visita alla Sinagoga per riparare il danno fatto dagli Ultras: mercoledì 25 ottobre i giocatori bianco celesti scenderanno in campo, prima del fischio di inizio, indossando una maglia che ritrae l'immagine di Anna Frank. Parola di Lotito, che tramite il responsabile della comunicazione del team Arturo Diaconale ha diffuso la notizia.

Gli irriducibili insistono: "Non c'è reato"

"Rimaniamo stupiti da questo clamore mediatico. Esistono altri 'casi' che meriterebbero le aperture dei Tg e ampie pagine di giornale. Non ci dissociamo da ciò che non abbiamo fatto. Ci meravigliamo che queste, che vengono considerate offese, insulti o chissà che altro, quando però arrivano nei nostri confronti non scandalizzano nessuno. Gli stessi adesivi ce li ritroviamo anche nella nostra curva ma non stiamo di certo a piagnucolare perché nessuno s'indigna per questo". Inizia così il lungo commento degli Irriducibili sulla pagina Facebook. "Noi siamo della Lazio e non si piange! Tutto deve rimanere nell'ambito del 'nulla', si tratta di scherno e sfottò da parte di qualche ragazzo forse, perché in questo ambito dovrebbe essere collocata questa cosa, anche in virtù del fatto che, come da sentenza di tribunale non è reato apostrofare un tifoso avversario accusandolo di appartenere ad altra religione. Ma evidentemente nemmeno la Figc se ne ricorda se è vero che hanno aperto un'inchiesta. Sono manovre per colpire la Lazio, che si sta affermando come una tra le migliori realtà di questo campionato e i suoi tifosi che invece tanto stanno provando a fare con molteplici iniziative di cui nessuno ne parla".

La Procura apre un fascicolo

Istigazione all'odio razziale: è l'ipotesi di reato formulata dalla Procura di Roma che indaga sull'affissione in curva sud di alcuni adesivi che raffigurano Anna Frank con la maglietta della Roma. Il procedimento e' coordinato dal procuratore aggiunto Francesco Caporale.


Renzi su Facebook

Sul profilo facebook Matteo Renzi commenta i fatti dell’Olimpico: “Se io fossi il presidente di una squadra di calcio, domani scenderei in campo con la Stella di David al posto dello sponsor e spiegherei ai ragazzi delle curve perché quando pronuncio il nome di Anna Frank mi vengono i brividi. Restiamo umani, amici”.


La denuncia di Mattarella

Sul sito del Quirinale interviene anche il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella: "Il volto e le pagine del diario di Anna Frank, la sua storia di sofferenza e di morte a opera della barbarie nazista, hanno commosso il mondo. Utilizzare la sua immagine come segno di insulto e di minaccia, oltre che disumano, è allarmante per il nostro Paese, contagiato, ottanta anni addietro, dall'ottusa crudeltà dell'antisemitismo."