Roma

Appalti col trucco all'Ispettorato del Lavoro: top manager ai domiciliari

Irregolarità nella gestione dell’appalto per la “reingegnerizzazione e digitalizzazione dei flussi” dell’INL. Coinvolta una multinazionale

Appalti all'Istituto Nazionale del lavoro, finiscono ai domiciliari il Direttore Centrale dell'It e un consulente. E nel mirino finisce anche una nota multinazionale del software.

GIP del Tribunale di Roma, su richiesta della Procura della Repubblica della Capitale, ha emesso due ordinanze di applicazione degli arresti domiciliari nei confronti di N.G. già Direttore Centrale per la Pianificazione strategica, organizzazione, tecnologie e innovazione dell’Ispettorato Nazionale del Lavoro (INL) e di M.P. consulente informatico, perché ritenuti responsabili, in concorso, dei reati di induzione indebita a dare o promettere utilità (art.319 quater c.p.) e, M.P. , in concorso con altri, del reato di subappalto illecito di cui all’art.21 l. 646/1982 (come modificato dall’art.105 c.7 D. Lgs. 50/2016, dal DL n.113/2018 conv. con Legge 132/2018).

Le misure cautelari sono state eseguite dai Carabinieri del Comando per la Tutela del Lavoro, unità specializzata dell’Arma che ha svolto le indagini, dalle quali sono emerse irregolarità nella gestione dell’appalto per la “reingegnerizzazione e digitalizzazione dei flussi” dell’INL.

Le attività, partite da una segnalazione interna all’Ispettorato, hanno consentito di accertare che l’iniziale impostazione dell’appalto veniva rimodulata illecitamente da N.G., subentrato nell’aprile 2019 nell’incarico di Direttore Centrale della citata Direzione, per favorire l’ingresso di M.P. attraverso indebite sollecitazioni nei confronti di una multinazionale, aggiudicataria dell’appalto. Nella circostanza, veniva documentata l’illeceità del subappalto, affidato da quest’ultima ad altre due società, i cui vertici sono indagati in stato di libertà, secondo procedure di ulteriore sub-appalto, finalizzate a dissimulare l’affidamento dell’incarico al consulente di fiducia di N.G..

Dalle indagini sono altresì emersi dettagli in ordine alla volontà di spartizione degli utili fra alcuni degli indagati.  I Carabinieri hanno sottoposto a sequestro la somma di circa 130.000 euro, ovvero parte di una tranche già versata a M.P. dei complessivi 400.000 euro pattuiti come compenso delle attività svolte dal medesimo consulente.